Malgrado neanche un millisecondo sia stato nominato il web o internet la tavola rotonda di ieri quasi in conclusione del convegno ARSIA internazionale ad Alberese sul Vermentino ha messo in luce alcuni aspetti molto interessanti del prodotto Vermentino e del suo posizionamento ma anche molte considerazioni utili per il vino in genere. Ecco alcuni estratti dagli interventi del pomeriggio:Tavola Rotonda Aspetti di Marketing del Vermentino
Giancarlo Gariglio Slow food (ottimo e garbato) moderatore
Silvio Menghini Prof Università Firenze
In natura non vincono i più forti ma chi meglio sa adattarsi, non sempre si premia competizione quanto la capacità di collaborazione in simbiosi o equilibrio specifico.
Successo non viene solo da modo con cui si fa il vino e attenzione che si pone alla qualità ma anche e soprattutto a come ci si relazione con il pubblico.
Quindi domande su cosa desidera il cliente, quanto è disposto a pagare, riuscire a soddisfarlo e a farlo meglio di altri concorrenti.
Controllo prezzi ma non solo, occorre elevare prestazione del prodotto come soddisfazione. in tutto ciò la comunicazione (non cita internet ndr) assume un ruolo fondamentale perchè è un modo di educarlo e consapevolizzarlo su cosa un vino è capace di offrire non solo nel bicchiere ma tutto quanto c’è dietro dal territorio alla cultura fino all’italian style che ha soppiantato il made in italy. Eccellenza produttiva non garantisce mai da sola il successo. Capacità imprenditoriali quindi poi quelle commerciali e il concorrente globale che non conosciamo spesso finchè non è troppo tardi.
Rischio moda sempre in agguato, quindi, creano fragilità e attenzione alla gestione di fenomeni come supertuscans. Educare alle differenze affermando nostre specificità di tradizioni locali.
Fabio Fabbri per Assessorato allo Sviluppo Rurale Provincia di Grosseto
Ci abbiamo creduto dall’inizio nel Vermentino, passata moda vini rossi, frontiera interessante vinicola di tutta la regione. Ci stiamo puntando e ci crediamo tuttora faremo certo la nostra parte. Siamo preoccupati che prezzo rischia di diventare unico fattore di successo e una corsa al ribasso non ce la possiamo permettere probabilmente.
Brigitte Leloup Vice presidente Associazione Sommeliers d’Europe, Lussemburgo
Comunicare, esportazione, concorrenza, prezzo. Noi sommelier non siamo tecnici, per noi vino fa sognare e mette voglia di venderlo e abbinarlo con cibo. Per noi ci sono tanti vermentino. Due tipi di consumatori, quello che gira per aziende e lo compra e lo fa assaggiare e poi quello che lo beve nei ristoranti. Nei locali la comunicazione sta nel gustare un terroir prima che una bevanda, molto più importante di come viene fatto dal punto di vista tecnico. Eppoi il fatto di poter far sognare il consumatore mentre lo beve, chiude gli occhi e si ritrova in maremma o cmq nel mediterraneo
Mariano Murru Argiolas
Non sempre stati grandissimi, Vermentino è stato fondamentale in questo nel diventare così importanti (quasi un milione di bottiglie in più in 10 anni!).
Nel 2005 da IGT a VErmentino di Sardegna che ha raddoppiato ogni anno la sua vendita ma era buono anche prima! Territorio fondamentale, si vende più perchè è sardo che per il fatto che sia vermentino, chiunque venga a visitare l’isola se ne innamora e non lo lascia più. Occorre puntare su gamma più alta smettendo di correr dietro ai numeri, no a ribasso sui prezzi, non più. Semmai pensiamo ad allungargli la vita cercando di mostarne le potenzialità evolutive.
Diego Bosoni, cantine Bosoni (Colli di Luni)
Istituzioni possono aiutare produttori creando denominazioni che evidenzino meglio certe particolarità del territorio. Negli ultimi 5 anni abbiamo dovuto ricostruire rete commerciale ex-novo basandomi su quella di mio padre e il mercato era in una fase tumultuosa che non si è placata. Di certo contare sul legame con il territorio è sempre un appoggio fondamentale.
PierPaolo Lorieri Podere Scurtarola (Candia)
Perchè si dovrebbe comprare VErmentino? pensiamo al consumatore di domani piuttosto che quello di oggi. 20 anni fa era qualcosa di sconosciuto, oggi decine di DOC! Consumatore del futuro sono i giovani entry level che hanno bisogno di vino semplice, gradevole e quelli che cercano una esperienza emozionante e coinvolgente e che faccia sognare. Quindi renderlo riconoscibile a tutti ma connotiamolo con carattere di chi lo fa e del terreno. Chi se ne frega, oggi, dalla selezione del clone su cui ci siamo assatanati da tempo promovuiamo la differenza! Dobbiamo fare vini senza mal di testa, non che ci vogliano 2 ore per digerirlo, godereccio senza troppo cerebrosità eccessiva. Niente bianco carta ma neanche ossidazioni eccessive. Vino che sia veramente gradevole, interessante sul serio. Adattarsi al mercato? allora innovazione è già morta. Dobbiamo capire dove andrà il mercato, ci vorrò il buodiu.. toscano (fortuna) e un pò di intuito. In tempi di legno e chardonnay pompati, chi avrebbe pensato alla mineralità e freschezza attuali?
Mercato non si può seguire e allora si può guidare, capire quali sono gli interessi dei consumatori più che i loro gusti, parlare di filosofia per entrare nelle bocche delle persone. Consumatore innanzitutto vuole serietà e smettiamola di tagliarlo in tutti i modi possibili con viogner, sauvignon senza scriverlo, questi produttori danneggiano sè stessi e tutto il comparto. Se non lo prendiamo in giro il consumatore facciamo la fine del Marsala, dell’Amarone (forse) e di altri. Concordo con Murru su territorio e poi vitigno, sennò facciamo il gioco usa e australia.
Renzo Cotarella Direttore Antinori
Concordo con Lorieri su molti aspetti, per esempio la gradevolezza legato al bicchiere non alla comunicazione (biologico, biodinamico etc…) per un prodotto che deve dare piacere e non fa male se assunto in dosi normali. Da Antinori da 300 a 1750 ettari di vigneto, volontà di avere comunque approccio etico nella produzione.
Su moda mercato e produzione devo dire che nostro mestiere è plurigenerazionale e deve essere comunque orientato al futuro, basta pensare a vigneto che poi per 50 anni rimane quello…per questioni di costi e rispetto di ambiente e quindi non si può pensare a vigneto come un qualcosa che possiamo cambiare con il cambiare della moda.
Vermentino può dare risultato nel lungo periodo se e solo se ci sarà attenzione ai luoghi dove piantarlo e studiarlo. Oggi il mercato sono i consumatori e ha sensibilità verso il prodotto molto ma molto diversa. Emozionalità e capacità di appassionarsi sono diversi.
Condizione privilegiata esiste ovvero che il Vermentino è cresciuto tantissimo negli ultimi 4 anni ed è quello più costoso tra i monovarietali. Invidiabile ma possono arrivare vini che vogliono sfruttarne il successo e da piccola produzione si può esplodere da 4mila ettari fino al doppio in poco tempo, attenzione a crescere troppo. E nel frattempo, proviamo ad esplorare come invecchia…
Moda c’è e bisogna starci attenti a non bruciare tutto abbassando i prezzi per esempio.
Mantenere flessibilità stilistica riconosciuti, doc, zone e tipologie in grado di rispondere a diverse esigenze.
Silvio Menghini (replica)
Molte cose giuste Lorieri e volevo sottolineare che la passione è una bella cosa ma senza razionalità e capacità di stare sul mercato è inutile. Moda non demonizziamola! SuperTuscans saranno passati di moda, ma il Sangiovese adesso si vende benissimo, forse anche grazie alla moda dei SuperTuscan. Neuromarketing studia la reattività dal pdv biochimico delle persone e usa certi aromi per stimolare certi acquisti, importante è che il consumatore sia consapevole…nel caso del vino trasparenza e serietà e abbattere asimmetrie informative per rendere mercato più giusto ed equo.
Dal pubblico:
PierMario Meletti Cavallari
Tra i vitigni a disposizione c’era solo Vermentino e abbiamo usato quello, caso in cui il terreno ci dice cosa serve fare. GDO: male necessario, l’ho evitato per il Grattamacco perchè all’epoca era sconveniente,sarà futuro. Grande lo può fare, piccoli non lo potranno fare mai…o forse si?