Lo so il titolo del post è banale però vi assicuro che è l’unica parte banale della serata di ieri sera…Non sono io che posso scoprire per voi (molti mi hanno preceduto in questi 20 anni…) l’osteria FuoriPorta in San Niccolò a Firenze e soprattutto non sono il primo che parla della sua enciclopedica carta dei vini che mantiene intatto il suo fascino e soprattutto si lascia bere benissimo grazie alla scelta sempre intelligente dei vini al bicchiere. Ieri sera festeggiavamo il 39° compleanno di un amico Gherardo della Abraxas Records insieme a sommelier noti e meno noti (compreso Riccardo Margheri) e visto che pure lui è un grande appassionato e acculturato bevitore di vino (nonchè cliente affezionato delle serate enoiche da Burde…) quale posto migliore dell’Osteria di Andrea Conti??? Si mangia più che bene, si sta freschi, il personale è gentile (con punte di eccellenza, vedi l’ostessa Daniela) e ciò che è più importante per un sommelier, si possono assaggiare vini mai banali. Voglio dire, a parte i “soliti” (per me) Chianti e Morellini di livello, ieri per esempio c’era il Carmenero di Cà del Bosco, piuttosto che il Red Angel Pinot Nero di Jermann o un Fleur du Cap Passito del SudAfrica…
Insomma, ogni 3-4 mesi cerco sempre di liberarmi una serata per approfondire la conoscenza di vini e vitigni grazie ai camerieri cui chiedo sempre di portare a me e ai miei poveri commensali calici “anonimi” che poi cerchiamo di riconoscere a turno partendo da profumi e sapori che riusciamo a cogliere nei bicchieri.
Fra gli assaggi di ieri, vi segnalo un buonissimo Viogner (un mio “pallino” recente) di Calatrasi Accademia del Sole, dai profumi tipici di albicocca miele e pesca bianca, resi un pò più caldi dal sole siciliano ma sempre affascinanti. In bocca non elegantissimo ma sempre un gran bere. Tra i rossi siamo rimasti un pò perplessi dal Red Angel di Jermann (comunque da provare, ma ieri sembrava più un pinot nero toscano che friulano) mentre abbiamo avuto riprova della grande piacevolezza del Nero d’Avola Zisola dei Mazzei.
Ci è sembrato un pò troppo legnoso (ma sempre piacevole) il Teroldego di Foradori (la “base” del mitico Granato) in cui il frutto faticava un pò a farsi strada tra la cipria della barrique. .
Al naso era veramente buonissimo invece il Nebbiolo d’Alba di Sandrone, iper conosciuto per i suoi Barolo, primo fra tutti il Cannubi Boschis.
ieri nel bicchiere avevamo il Nebbiolo d’Alba Valmaggiore e al naso era veramente di uno spessore superiore con rosa, ciliegia sotto spirito e spezie varie. In bocca un pò poco ruvido con tannini forse un pò troppo leggeri (ma il 2003 è stato difficile) ma decisamente interessante.
Tornando al nome del post, ieri sera finito di mangiare cercavamo qualche bollicina per finire in bellezza. Devo dire che le bollicine sono forse la specialità più “negletta” nella carta del FuoriPorta…non che ne abbia bisogno visto che non fa aperitivo e non serve ostriche, pesce particolare e cibi simili il cui abbinamento modaiolo richiama sempre le bollicine, però ecco in chiusura di serata il sommelier un pò evoluto e snob cerca sempre di chiudere con la bolla (anche perchè le papille sono ormai piallate dai tannini e le narici anestetizzate dai mille profumi assaggiati nelle ore precedenti). Ecco che allora abbiamo chiesto a Daniela di consigliarci una bollicina senza spendere un capitale (altrimenti saremmo andati a bomba sulla mammina di Zanella, Annamaria Clementi) e è venuto fuori questo N.V. Champagne Francois Hemart Brut Rose della casa madre Henry Giraud da Ay. Raramente ho ricevuto una dritta migliore! E’ vero che lo Champagne rosè sta attraversando un momeno commercial a dir poco di grazia ma ciò che cerca il pubblico normalmente sono profumi fruttati stile brachetto, piacevolezza, bollicine fini e spuma bianchissima che si veda bene sul rosa…E invece raramente cercano ciò che avevamo ieri nel bicchiere…ovvero un liquido color RAME (riprova che dagli champagne accettiamo tutto ciò che riufiuteremmo in qualsiasi altro vino) acceso lucente con un perlage finissimo ma non abbondante. Nel bicchiere ci ha messo una trentina di secondi per aprirsi ma poi è stato un effluvio di note di frutta elegantissime (fragole, ribes rosso, ciliegia), di caramello, di vermouth carpano, metalliche e dolci allo stesso tempo. Corredo di tostatura e minerale (iodio, gesso) quasi da manuale. In bocca le stesse note si aprivano in sfumature più carnose e fruttate, ma sempre finissime con una piacevole sapidità residua che rendeva invitante un altro bicchiere. Ci siamo tutti ricordati le parole di Roberto Bellini sulla difficoltà di valutare con i parametri classici uno champagne, per di più rosè, e la prova era davvero lì nei nostri bicchieri!
Insomma, va bene che al FuoriPorta non ci sono 300 etichette di champagne ma se quelle che ci sono sono tutte così, chi se ne frega!!! Mi acconteterò di quelle che ci sono…
Però chiaccherando ieri sera ci è venuta una idea balsana…e se Andrea avesse voglia di aprire un posticino dedicato alle bollicine? magari con la sua benedizione e l’aiuto di qualche sommelier interessato potrebbe nascere un “Bollicine FuoriPorta” o un “Fuori Bolla” che potrebbe anche avere un certo successo visto che a Firenze SCANDALOSAMENTE manca ancora una Champagneria di livello???? Se ti piace l’idea, batti un colpo Andrea che ti seguiamo ovunque!!!
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