Le porte si aprono e si chiudono alle tue spalle, una guardia ti accompagna per corridoi freddi e austeri di una fortezza che ne ha vista passare di gente. La porta della cucina si apre e trovi più freddo che in una cella frigorifero. Poi ti fanno corona tanti volti di ogni età che ti guardano, questa sarà la mia brigata di cucina per un giorno e una notte. Presentazioni di rito, illustrazione del menù, i fuochi si accendono e tutto si scalda.
Di cose da fare ce ne sono tante, tempo di soffermarsi in cucina non c’è. In breve chi è dentro chi è fuori non si sa più, siamo solo la brigata di cucina che deve preparare la cena.
Non so cosa sia un carcere o cosa dovrebbe essere: ho solo la mia esperienza di questi due giorni passati dentro la casa di reclusione di Volterra.
L’atmosfera è quella di una grande famiglia, mi ha ricordato le cambuse dei campi scout, la guardia che sta con te scherza con te e più che un controllore sembra un fratello maggiore. Certo si contano ossessivamente coltelli e mestoli di acciaio (del resto si è pur in carcere!) ma per il resto tutto scorre in modo naturale. Mi sento trattato in guanti bianchi: di lavare una pentola o pulire un banco neanche se ne parla, pensano a tutto loro che puliscono tutto in continuazione senza una attimo di sosta.
E poi esce fuori un caffè che schiuma e riscalda come quello del bar, con una crema densa e compatta: ma come fanno con una moka? E poi a tagliare cipolle con coltelli con cui non taglieresti nemmeno il burro, pentole dai mille usi, abilità e inventiva che non ti aspetti.
Arriva la cena e tutto è pronto, con calma aspettiamo i nostri ospiti, arriva la numerosa e impeccabile brigata di sala a prendere gli aperitivi
e tutto scorre liscio, in breve la cena è servita. Possiamo andare a prenderci il meritato applauso della sala. L’atmosfera e calda e festosa, i cameriere mi fanno da corona e la sala ringrazia rumorosamente per la cena, mi giro per ringraziare la brigata di cucina e sono solo.
Gli altri hanno preferito dormire qualche ora in più e farsi una doccia, domani si serve la colazione alle 6.30. Le cose più importanti sono quelle semplici.
Le porte per me si riaprono, è ora di tornare a casa mia.
Un vivo ringraziamento alla brigata di cucina, di sala, alle guardie carcerarie, all’amministrazione penitenziaria, ai numerosi ospiti e a tutti quanti rendono possibili queste cose.
E un grazie anche a Giulia che ha realizzato questo minifilm sulla serata:
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