Un classico della tavola piemontese per chi non sa rinunciare al nebbiolo da tutti i giorni e tutti i momenti. Naso che invoglia e allarga da note di rose e incenso a quelle di frutta rossa in confettura e fresca, spezie e pepatura ben dosata che preludono ad un sorso imponente che invece (per fortuna) si risolve in una bocca agile e squillante capace di ben abbinarsi a tanti cibi diversi senza mai sopraffare quello che si ha nel piatto.
piemonte
Barbera d’Asti Docg 2016 Damilano
La regina degli abbinamenti grassi in Piemonte è sempre e comunque la Barbera con il suo carico di frutta e freschezza che la proietta in un certo campo a giocare incontrastata in tavola. Sono pochi i vini oltre la Barbera d’Asti ad unire così bene ricchezza intensità di profumi di frutta di bosco e spezie ad un sorso piacevolmente acido e ficcante senza le complicazioni del tannino.
Tempo di bollito misto! Ecco le videoricette delle nostre salse
Autunno e inverno sono le stagioni migliori per gustare il bollito misto! A casa è certamente più faticoso e lungo da preparare rispetto al partecipare alle nostre serate in trattoria ma ciononostante pensiamo resti un bellissimo modo per passare delle ore ai fornelli magari in compagnia. E anche se non preparate tutti i 14 tagli di carne previsti potete comunque limitarvi a quelli più diffusi: in ogni caso avrete bisogno delle salse! Fondamentali per reintegrare i liquidi persi nella bollitura ma anche per arricchire il gioco di sapore e contrasti tra morbidezze dolcezze e piccantezza delle preparazioni.
Sabato 25 novembre a PRANZO Gran Bollito Piemontese e Barolo Damilano da Burde
Barolo Cannubi 2011 L’Astemia Pentita
Dalla collinetta più celebre di tutto il vino italiano un vino che sfida la storia a livello di bottiglia e di cantina ma che ci rimane inderogabilmente legato a livello di gusto e aromi. Ed è un vero piacere sentire nel bicchiere le rose, la frutta rossa di lampone e ribes, le note spezzate di cardamomo e bergamotto, i tocchi di incenso e quell’incedere solenne che solo Cannubi sa dare senza scadere in pesantezza.
Dinamico Vino rosso piemontese L’Astemia Pentita
Un vino che ha fatto discutere prima ancora che se ne fosse aperta una bottiglia vista la forma iconoclasta e provocatoria in una terra di rossi classicissimi. Anche il blend è considerata un’eresia in una terra di 100%… e invece ecco che Mauro Daniele mette a punto un vino molto piemontese con gli elementi del frutto inconfondibile del dolcetto che si sposano con la grande frutta rossa e nera della barbera e alimentando il suo tocco affumicato con alcune note di rosa e tabacco della componente di nebbiolo.
Barbera d’Alba DOC L’Astemia Pentita 2013
Vitigno amato e odiato ma infinita chimera del grande rosso piemontese, non poteva di certo mancare nella gamma de L’astemia pentita. Frutto e ricchezza di acidità sono giocate da Mauro (l’enologo) in maniera da essere giocate più in dolcezza che intensità acida e l’uso della barrique glielo permette con eleganza. Vino intenso e scuro con note di frutta di bosco e caramello più torrefazione cacao e caffè che completano un naso decisamente importante molto coerente con il palato dove acidità corpo e struttura sono in buon equilibrio.
Armonico Vino bianco piemontese L’Astemia Pentita
Un bianco particolare per il Piemonte frutto di un assemblaggio che mira all’essenza del gusto regionale e una dolcezza che sappia conquistare palati esigenti ma anche non spaventare i neofiti magari colpiti dalla bottiglia particolare ormai famosa. Naso ficcante diretto di limone sfusato di Amalfi e tanto floreale tiglio biancospino robinia poi mirabelle e arancio giallo dell’arneis, tocchi di erbe aromatiche dalla componente di sauvignon e bocca che acquista dolcezza grazie alla componente di chardonnay nel blend.
Il Dolcetto gioca in casa domani 17 Novembre da Eataly Torino con Clavesana al God Save the Wine
Al ritorno del nostro Scudetto del vino i piemontesi giocano in casa e quindi all’attacco! Ecco perchè la mezz’ala destra della formazione che scenderà in campo a Torino per il Piemonte sarà un ruolo fondamentale che solo il Dolcetto potrebbe ricoprire…
Ci sono pochi territori di così abbacinante bellezza come quello in cui nasce il Dogliani, uno dei territori di eccellenza del Dolcetto, di certo una delle uve con il potenziale meno sfruttato d’Italia. In lontananza la vista delle Alpi innevate tutto l’anno e l’inizio delle colline che poi diventeranno Langhe per un territorio che ha visto nascere tanti protagonisti della storia del nostro paese. In mezzo a questo la fatica e il lavoro della coltivazione di quest’uva che richiede all’anno il numero più alto di ore lavoro per i contadini e che dona vini beverini fruttati e piacevolissimi ma anche qualche idea ancora da esplorare di longevità complessità e struttura. Clavesana è una cantina cooperativa dove confluisce il lavoro di 350 famiglie di “coviticoltori” che mettono insieme la loro esperienza e passione a dare una gamma di prodotti molto ampia che coprono ogni sfumatura della viticoltura fortemente autoctona di questa parte di Piemonte che copre ben 10 comuni: Belvedere, Clavesana, Cigliè, Dogliani, Farigliano, Marsaglia, Monchiero, Murazzano, Piozzo, Rocca Cigliè.
Parliamo del ruolo in campo del Dolcetto con Anna Bracco, direttore.
1- E il Vostro Vino in che ruolo gioca? Raccontaci come giocherebbe un tuo vino sul campo da calcio dell’italia e a quale giocatore assomiglia...
Il Dolcetto (e quindi il vino che oggi ne deriva, il Dogliani docg) ha sempre svolto un ruolo fondamentale nella nazionale piemontese dell’enocalcio. Il Dolcetto non è un mediano, ruolo che casomai potrebbe spettare al Barbera, né un terzino fluidificante, posizione eventualmente adatta a vitigni come il Grignolino. Non è neppure un trequartista come il Barbaresco, né un’ala come certi Nebbioli del Nord.
Il Dolcetto è un 8, una mezz’ala destra, di quelle che Brera avrebbe chiamato “euclidea” per la sua capacità di tessere geometrie, di coagulare il gioco unendo tecnica e fosforo, visione e invenzione. Una mezz’ala che non vuole fare il 10, ma senza la quale il 10 non potrebbe giocare, né la squadra vincere. Un giocatore sapiente e affidabile, capace di fare gol ma anche di unire lo spogliatoio con il suo carisma sobrio e piacevole.
Il Dogliani ricorda Fabio Capello, piedi buoni e tempra d’acciaio, grinta, ottima visione di gioco e senso tattico. Quel Fabio Capello che con la maglia azzurra conquista un posto d’onore nella storia del calcio: il 14 novembre 1973 sigla il gol della prima storica vittoria dell’Italia a a Wembley contro l’Inghilterra. Ed è poi divenuto uno degli allenatori italiani più vincenti di sempre.
Avremo grandi ingredienti di stagione, funghi e tartufi, raccontaci il piatto con questi ingredienti dove il tuo vino ha dato il meglio di sè o la tua ricetta preferita!
Tajarin al burro e tartufo e Tajarin ai funghi, splendidi con il dolcetto! I tajarin sono la pasta all’uovo dell’antica tradizione piemontese. Il termine “tajarin” significa tagliolini, un formato di pasta fresca all’uovo simile alle tagliatelle ma più fini, con una larghezza inferiore: le tagliatelle infatti sono larghe circa 1/2 cm mentre i tajarin sono larghi circa 3 mm. La ricetta tradizionale dei tajarin prevede l’utilizzo del solo tuorlo dell’uovo (e non delle uova intere) in proporzione variabile a seconda di chi li cucina, di 1 tuorlo ogni 100 g di farina fino ad arrivare a 40 tuorli per chilo di farina! I tajarin piemontesi vengono tipicamente conditi con sugo d’arrosto, ragù di frattaglie ma sono insuperabili da gustare con burro e scaglie di tartufo bianco o con un semplice sugo di funghi.
Vini in degustazione:
- Clavesana Dogliani docg 2015
- Il Clou Dogliani Superiore docg 2012
- Allagiornata 110 (Dogliani Superiore) docg 2013
- Olo Barolo docg 2011
- Allagiornata 1053 (Langhe Pinot nero) doc 2014
Cantina Clavesana S.c.a.
Frazione Madonna della Neve, 19
12060 Clavesana (CN)
Piemonte
Italia
Hundred Fifty Eight – 158 Alta Langa 2005 Fontanafredda
La cuvèe celebrativa del centocinquantottesimo compleanno di Fontanafredda (diversa ogni anno per ogni compleanno!) si presenta a base pinot nero e chardonnay annata 2005 con quasi dieci anni sui lieviti. Un vino sorprendente che unisce un’estrema freschezza immancabile a queste latitudini e lo sposa con un lato decadente che richiama i manifesti e le locandine anni ’50 che lo presentano in sala.