Il fatto che questi vini costino più della media è scontato, ma non tutti costano la stessa cifra, anzi. Riferendosi alla serata appena trascorsa, ecco i prezzi in enoteca dei vini “in gara”. Ah, se dite che Diadema costa caro vi posso ribattere che sono compresi i brillanti Svarowski e se dite che non li volete, allora lamentatevi pure quando nel prezzo del vino che bevete vi state pagando la cantina di Renzo Piano…almeno i brillanti vi restano! (questa l’ha detta Francesco di Diadema, perfezionata negli anni ma funziona sempre benissimo!). Scusate la divagazione, ecco i prezzi:
- Camartina 2004 € 60
- Diadema 2007 €57
- Tignanello 2004 € 55
- Corbaia 2003 € 45
- Vigorello 2004 € 30
- Terricci 2001 € 28
- Ferraiolo 23 €
- Magliano 2004 21 €
Curioso, già dicevo, che la classifica di preferenza del pubblico abbia finito per coincidere quasi completamente con quella dei prezzi delle bottiglie, con la sola eccezione del Tignanello.
Piuttosto si dovrebbe ragionare se si tratta di vini cari in assoluto e se quindi fondano il loro prezzo sulla loro immagine. E qui il discorso si farebbe lungoperò almeno c’è da tener conto che Camartina Tignanello e Corbaia sono vini che hanno una certa vita anche nelle aste e in un mercato di bottiglie pregiate il che giustifica in parte il loro prezzo più alto perchè risentono di un certo “effetto investimento”.
Interessante pure leggere le tirature…senza scandalizzarsi che ricordiamoci sempre che i vari Chateau Margaux, Latour etc viaggiano sempre attorno alle 2-300 mila bottiglie.
- Tignanello 315.000 bottiglie
- Vigorello 35.000
- Corbaia 25.000
- Camartina 18.000
- Terricci 10.000
- Ferraiolo 8.000
- diadema6.000
- Magliano 5.000
Sapete come la penso, a me questi vini piacciono ma ammetto anche che in molti casi rappresentano una prima fase di evoluzione del gusto che rimane piuttosto facilmente ammaliato dai profumi e dai gusti di molte di queste etichette. Certo con l’esperienza si finisce con il preferire vini più autoctoni e più legati alla nostra tradizione ma è indubbio che molte di queste etichette si bevono sempre volentieri di tanto in tanto. Il pubblico sembra continui a cercarle, perlomeno per i nomi ormai affermati, mentre invece per le new entry è davvero difficile essere riconosciuti e apprezzati. L’impressione è che i brand ormai consolidati continuano a vendere quasi senza problemi ma stiamo parlando di non più di una trentina di etichette in toscana sulle svariate centinaia di SuperTuscan prodotti. Per gli altri è una fase delicata soprattutto a causa (o merito!) dalla grande crescita qualitativa delle Riserve nel Chianti Classico, degli IGT a base Sangiovese 100% e del Brunello di Montalcino che ha fatto suo molti estimatori dei SuperTuscan della prima ora (e sia detto senza malizia…).