So che suona terribilmente (eno) snob ma alla fine di certe serate e di certe emozioni non puoi fare a meno di chiederti se davvero quello di sommelier sia il mestiere più bello al mondo. E non voglio dire solo il poter gustare vini (trovate qui tutte le foto) e cibi non comuni e anche piuttosto difficili da trovare ogni giorno ma proprio il riuscire a riunire intorno a 6 piccoli capolavori della natura e dell’uomo un gruppo di persone attente, calme, appassionate e curiose come quelle di ieri sera.
Non eravamo tanti rispetto ai numeri soliti ma quanto basta per poterci dividere il Guiraud che Daniele Balan ci aveva portato. E tanti quanto basta per non perdere nessun aroma, nessuna sfumatura, nessuna alchemica trasformazione di gusto nel palato nell’incontro con i piatti che questi vini riescono a regalare. Anche solo ripercorrere la serata con le foto fa ripensare a come questi vini riescano a trascendere quasi sempre la nicchia di vini da dessert, di vini dolci di vini da fine pasto per essere semplicemente definiti grandi vini e come tali abbinabili e fruibili in molti modi diversi, tutti ugualmente emozionanti.
Ieri sera l’incrocio delle 6 annate, tutte molto diverse e in fasi evolutive davvero lontano tra loro molto di più di quanto l’anagrafe possa far pensare, con l’immancabile foie gras, con i fegatelli cotti interi nella rete, con l’imponente Cabrales TreLatti dalle Asturie spagnole e la torta di mele casalinga è stato impegnativo e gratificante come pochi altri abbinamenti. Ma è stato anche ricompensato da matrimoni d’amore assolutistici e spiazzanti come Guiraud 2002 sul Cabrales, Guiraud 1996 con il Foie Gras e Guiraud 2000 sui Fegatelli, con ovviamente l’imponente e immaginifico Guiraud 2001 a svettare come vino completo in ogni dettaglio e capace di abbinarsi su qualsiasi cosa potessimo immaginare ieri sera.