L’Etna è davvero la grande fortuna non solo del vino siciliano di oggi ma anche del vino italiano in generale. Un territorio nuovo e antico che recentemente riscoperto e filtrato con la sensibilità di oggi come quella di Romeo del Castello che ha saputo imboccare la via maestra della riscoperta del territorio senza eccessi di tecnica e ideologia. Vini sorprendenti che mettono a dura prova la capacità di descriverli perché lontani dai canoni classici ma dannatamente convincenti una volta nel palato. Qui siamo a Randazzo con un’azienda tutta al femminile con Rosanna e Chiara che curano oltre le viti anche oliveti, nocciole e pere circondate da colate vulcaniche. Nerello mascalese e cappuccio che donano al naso note belle di amarene, note mediterranee sapide e di sottobosco, speziature e piccantezze che ravvivano di continuo la beva, sempre elegante e fine con un tannino naturalmente delicato e distinto ma che rimane sul tono leggero della denominazione.
Qui il racconto di Fabio Pracchia
e qui la degustazione del vino