LA serata è stata sentita, partecipata e ricca con i produttori in gara tutti presenti in incongnito e molti altri tra produttori enologi ed agronomi presenti in cerca di spunti e di confronti. Dalla biodinamica al biologico e dal piccolissimo e giovane produttore fino alla grande azienda centenaria dalle milioni di bottiglie, la fotografia del Pinot Nero nuovo toscano è stata completa e ricca di riflessioni.
Innanzittutto anche qui la tendenza è rifuggire da vini possenti muscolosi ed iperestratti come lo sono stati i primi esempi di Pinot Nero alla Toscana, vini nati nei primi anni ’90 ai tempi del trionfo della barrique. Oggi si lascia il vitigno esprimeersi in maniera più dimessa, schietta e diretta cercando di sfruttarne le doti di vitigno da vini immediati goderecci, senza eccessivo alcol nè struttura. I terroir toscani dove si è ambientato meglio sono quelli “nuovi”, più freschi, umidi con note climatiche simili appunto alla Borgogna. L’approccio alla viticoltura biodinamico ne accentua il legame con il territorio lasciando intravedere grandi risultati alle porte ma anche la viticoltura tradizionale e molta attenzione in cantina hanno prodtto un vino come il Fortuni già dotato di uno stile riconoscibile tra 100 pinot neri diversi e allo stesso tempo un’idea di cosa possa significare terroir nel Mugello. Lanciola prosegue per la sua strada ma di quelli di vecchia guardia è forse l’unico che non sfigura con i “nuovi” in quanto anch’esso molto personale e legatissimo alla zona chiantigiana di origine. Bello l’exploit della Rufina con il Pomino di Frescobaldi ancora giovane e acerbo ma già definito e immediato con un rapporto qualità prezzo finalmente interessante: il classico vino da far bere per far capire cosa significhi pinot nero. Non ha ancora corpo struttura e dosaggio del legno ma i primi passi sono più che incoraggianti. Così come lo sono quelli di Fattoria il Lago che ha per le mani un vino potenzialmente interessante che però deve già decidere se proiettarsi tra i Pinot Nero top costosi e importanti oppure (meglio) puntare su un prodotto ancora più immediato e godibile proposto a prezzi interessanti.
Biodinamica e Garfagnana regalano uno dei prodotti più interessanti ma anche quello maggiormente legato alla terra d’origine e alla mano di chi lo produce il che significa energia e armonia delle varie parti davvero mirabili.
Il confronto con un francese di pari livello (AOC Bourgogne ma zona Gevrey Chambertin) è lusinghiero con molti vini vicini al cugino transalpino come impressione e sensazioni.
Grande prova anche negli abbinamenti con la carne bianca scelta d’elezione (da noi il fagiano ha funzionato alla grande) e molti salumi e formaggi tradizionali. Confermatissima la capacità innata del vitigno nel favorire momenti particolari di incontro e conversazione e di saper sottolineare i piatti senza mai sovrastarli.
Serata che lascia ben sperare per la viticoltura del Pinot Nero nella nostra regione che nonostante il global warming sta cominciando a permettersi il lusso di sfornare prodotti di rilevanza spesso internazionale. Continuate così e aspettiamo a breve almeno altri 4 pinot nero da raccontare…
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