Gli 11 milioni di bottiglie di Yellow Label sono un biglietto da visita impressionante nel bene e ne l male e dall’altro lato della Luna la Grand Dame dal 1985 ha sempre avuto il suo giusto splendore. Ma nel mezzo che troviamo? Un microcosmo interessante, variegato e a suo modo coraggioso specie appunto quando hai da combattere contro l’immagine che ognuno si è fatto di te trovandoti ad ogni “occasione speciale” in tavola. Dicevamo Una cuvèe, la Yellow Label, che ha contribuito a plasmare l’idea e l’archetipo di uno stile ricco con pochi fronzoli, fruttato di pesca gialla, note vanigliate e accattivante e dosaggi a volte sopre le righe ma pur sempre capaci di dare l’idea precisa di Champagne voluttuoso e al contempo evitare di essere troppo sbarazzino.
Quando si passa alle cuvèe in tiratura più limitata il discorso deve per forza cambiare per venire incontro a chi magari lo Champagne lo intende abbinare in maniera interessante alle portate e ne vuole fare un punto di forza nel servizio. Ecco quindi la Cuvèe San Pietroburgo (che rammenta a tutti che nl 1814 Madame Cliquot forzò il blocco delle importazioni imposto dagli inglesi per arrivare fino in Russia e aprirsi un mercato che oggi (dopo i tradizionali primatisti UK e USA) vede davanti soltanto gli irriducibili italiani (la retorica della Maison recita “il preferito degli Zar” ma pare frase che si applica in Champagne ad una maison sì e una no, in Italia comunque lo si trova giù nel 1700).
Poi il non millesimato rosè (che però è uno yellow label con il rossetto) e i Vintage giunti all’attesa 2002 con la versione brut e alla 2004 con il rosè e il rich.
Veuve Cliquot SPB
50-55%pn 30-35%ch e 15-20%pm 9gr/l
Uve da 60 vigneti e 500 vini, 3-4 anni sui lieviti poi qualche mese bottiglia. Giallo chiaro,floreale ricco e pronto, pompelmo e cedro, pesca ma più albicocca, ginestra, accenno di mandorla e nocciola tostata, vaniglia , bocca ricca ma non polposa, ottima freschezza e finale agrumato che torna n volte. La retorica della maison recita “forza complessità e persistenza aromatica”, in effetti mai sentita una SPB così buona e completa, cuvèe journaliste o campione reale? E comunque se si pensa che è “solo” la Yellow Label da GDO con un anno in più sui lieviti… 87
Veuve Cliquot Rosè
50-55 pn, 30-35 ch, 15-20 pm, 30 mesi, 9gr/l con 12-15%vino rosso
Nocciolina molto evidente, arancia sanguinella, fragolina di bosco, talco, resina, cipria, vaniglia, bocca corposa salina piaciona senza esagerare, ricco ma versatile anche come aperitivo, si sente la derivazione dallo Yellow Label ma rispetto a questo molto più snello 82
Veuve Cliquot Vintage 2002
60%pn7%pm e 33%ch
Giallo vispo e lieve dorato, naso floreale tiglio e ginestra, pepe bianco, accenno di frutto della passione e rafano, lieve fumè, bocca distesa con acidità ben calibrata, non potenza in effetti ma eleganza , finale ricco e profondamente salino. Da carni o pasta fresca con asparagi scalogno e pancetta affumicata e soprattutto da aspettare vista la riserva di energia tipica del millesimo, 90
Veuve Cliquot Vintage Rosè 2004
62%pn, 30%ch, 8% pm di cui 15% pn rosso da Bouzy
Colore caleidoscopico arancio e salmone, naso cangiante di melograno, bacche rosse di bosco, arancia rossa, maracuja, menta e lamponi. Bocca lieve ma che spinge su frutto e acidità netta con ricordi di caffè, rotondo il giusto, appaga senza stancare. Rosè di sostanza, affatto piacione, da rivalutare e anche da aspettare dopo un annetto di bottiglia per chi ne ama i tratti più corposi e dolci. 92
Veuve Cliquot Vintage Rich 2004
60%pn7%pm e 33%ch, 20gr/l
Giallo appena dorato molto fresco, naso di pesca gialla e ginestra, ribes rosso e lamponi, pompelmo con lieve balsamico, bocca appena dolce con corpo rotondo ma non stancante, finale piacevole che marca su frutta candita e spezie orientali, nocciola e mandorle. L’idea di Champagne Rich che NON abbiamo e che sarebbe da approfondire…dall’aperitivo in poi 86
Nell’
esperienza Wine Art nella quale vengono presentate le cuvèe si rammenta che con i colori blu magenta e ciano si ottiene un cosmo di sfumature illimitato e lo stesso con gli apparentemente pochi elementi in Champagne. Nel caso di Cliquot il colore dominante sembra sempre essere il famoso pantone giallo arancio che domina ogni gadget e ogni etichetta e che rammenta all’infinito i profumi dell’albicocca (presente praticamente sempre in ogni cuvèe insieme a vaniglia, tostature di caffè e agrumi). Se nella YL è vero in maniera anche troppo accentuata, in queste altre cuvèe sono presenti tante variazioni sul tema con ciascuna una propria personalità da riscoprire e far assaggiare che il rischio della noia è davvero lontano.