Prima serata della collaborazione di Burde con Anna Meacci e lo staff del Viper Club di Firenze: sono appena tornato da una serata molto piacevole e diversa dal solito. Massimo Grigò è stato bravissimo e trascinante nel ripercorrere le “veglie” di Renato Fucini, antiche serate toscane in stalle o posti simili attorno al fuoco e soprattutto attorno a quello che c’era da raccontare della vita di tutti i giorni. Tra sonetti, novelle e felicissime digressioni sulla vita toscana e maremmana di fine ‘800, Massimo ciha fatto passare un’ora divertente con punte di commozione (la novella Felicità di Fucini, splendida!) e di divertimento (il sonetto sugli italiani) capaci di farci anche riflettere sul cosa significa essere toscani e italiani oggi e 100 anni fa.
Su idea di Anna Meacci, dato che l’ultima novella di Fucini della serata parlava di castagne e vin novo, abbiamo concluso il pomeriggio con caldarroste e vin Novello di Frescobaldi Primo Fiore 2007 in anterpima )visto che sarà in commercio martedì 6). Bella partecipazione di pubblico che ha gradito molto la “cantina” (ovvero una sala prove semiinterrata con pareti molto dark) e soprattutto il fatto che a servire il vino ci fosse un sommelier…
Giuro, diverse persone hanno detto ad Anna: “Ma quello lì è un sommelier vero?!?”. Della serie, pensavo esistessero solo in tv…
E a proposito di Tv e sommelier mediatici, parlando con Massimo (che ho scoperto essere nostro cliente di lunga data) è saltata fuori l’idea di fare una serata con “sommelier per caso” a teatro Massimo e il suo grande amico (nonchè altro nostro “grosso” cliente) Carlo Monni!
Come la vedete da Burde una sfida tra me e il Monni a decantare un bel Brunello?!?
Intanto vi riporto alcuni dei sonetti letti nel corso della serata…’enno toscani che più pisani non si può!
XII.
San Ranieri miraoloso (1).
Levato quer viziaccio di rubbare,
San Ranieri è un gran santo di ‘ve (2) boni.
Quando dianzi l’ ho visto ‘n sull’ artare (3),
Lo redi (4) ? m’ è vienuto e’ luccioni (5).
Delle grazie ne fa, lassàmo andare.
Gualda (6) ‘n po’ ‘vanti ‘ori (7) ciondoloni
Ci ha ‘n della nicchia ! e sai, nun dubitare,
Se glieli dànno c’ è,le su’ ragioni.
Più della piena d’anno (8) che spavento !
Che spicinìo(9), Madonna ! t’ arrammenti ?
pareva d’ anda’ sotto unni (10) mumento.
Ma San Ranieri ‘un fece ‘omprimenti (11):
Agguantò per er petto ‘r Sagramento,
E li disse: O la smetti o sputi ‘denti (12).
Firenze, 1870.
1. Allo scheletro di questo Santo protettore di Pisa manca un dito della mano; e (per una tradizione popolare molto radicata) vuolsi che lo perdesse per un colpo di coltello abbrivatogli da un pizzicagnolo mentre il bravo Santo stendeva la mano per ghermire una forma di cacio.
2. que’.
3. altare.
4. credi.
5. lacrime.
6. guarda.
7. quanti cori o voti.
8. Modo comune a tutta la Toscana, che oquivale a “dell’anno scorso”.
9. rovina, distruzione di roba.
10. ogni.
11. complimenti.
12. o ti faccio sputare fuori i denti (a forza di pugni).
XIV.
Er Parlamento.
Sono stato a Firenze ar Parlamento
Pel senti’ ragiona’ quell’ arruffoni :
Nun fann’ artro che ride’ unni (1) mumento.
Che robba, bimbo mio, be’ mi’ lattoni (2) !
E di’ che son armèno (3) ‘n cinquecento
A mangiare alla balba de’ ‘oglioni !
Vedi, mi sento ‘r sangue bolli’ drento….
Di già sèmo ragazzi tròppo boni.
Se’ ma’ stat’ a vede’ lo Stentarello,
Quando ridan’ e fanno ‘r buggerio ?
Ti devi figura’ che appett’ a quello,
Pal (4) d’ esse’ ‘n chiesa, quant’ è vero Dio !
Ma quer ch’ è giusto è giusto: quer boldello
Lo fanno tutto pell’ Italia !… Addio !
Firenze, 1870.
1. ogni.
2. colpi a mano aperta su i cappclli a cilindro.
3. almeno.
4. Pare.
IV.
La ‘reazione der mondo.
Vola, rivola e vola che ti volo,
Pensava un giorno ‘r Padre Onnipotente:
“Guarda! eppure mi secco a sta’ qui solo….
Guasi, guasi è vergogna a ‘un fa’ ma’ niente.
Vo’ fare ‘r Mondo!” Posò ‘r ferraiolo,
Po’ pensò un po’ e ‘scramò: “Precisamente!
Faremo Pisa, l’Affria, ‘r Tirolo,
Po’ un po’ d’acqua, le stelle, eppo’ le gente.”
Detto fatto! ‘n se’ giorni era finito.
E pensa’ che lo fece ‘nsenz’ arnesi
Eccetto, eccolo ‘vi, di ‘vesto dito!
Ma che ti gira ‘r capo, eh, Balatresi!
E noartri, anco ‘n dua, moglie e marito,
Se si vor fare un omo… nove mesi!
Firenze, 1879.