Un piccolo domaine a gestione femminile dal 2003 quando Alexandrine Roy, energica motociclista e circondata da gatti ben pasciuti, sale nella cabina di comando del Domaine alla sua quarta generazione. Energia e passione si sentono nei vari vini del domaine e i risultati si sentono grazie soprattutto all’estrema selezione in vigna e in cantina dei grappoli. Fermentazioni brevi e poi 12 mesi di legno di cui solo 20-30% nuovo. Siamo nell’appelation più famosa e ricca di tutta la Borgogna con 9 grand cru tutti attorno al mito Chambertin ma si può dire che ogni grappoli in questo comune non sia banale. Per questo vino, in pratica un premier cru quasi “grand” aziendale che riassume i vari climat del village, troviamo il risultato di grappoli provenienti da 10 diversi lieux-dits (tra cui La Justice, Les Crais, Murot, Seuvrée e Carougeot) distribuiti in tutto il village, vigne tra i 50 e i 70 anni d’età.
Qui ce ne parla Giancarlo Marino.
Sul vino dicevamo appunto nessun grand cru o première cru ma il vino che ne viene fuori ha ampiezza e persistenza non comuni e una componente tannica perfettamente armonizzata col frutto. Al naso macchia mediterranea, sottobosco autunnale, frutto molto scuro, prugne, more di rovo, opulenza ben dosata e sfaccettata che ad ogni olfazione rivela una traccia diversa come a sottolineare le diverse parcelle. Note di caramello, tabacco, dolcezza vanigliata da legno appena, ebanisteria nobile, grande uso del legno. Bocca dalla bella lunghezza, bisognosa di bottiglia ma che già fa sentire lunghezza e complessità con spezia ma meno irruente del naso con eleganza e sottigliezza innegabili. Una bella magia che coniuga un naso intenso e carnoso con un sorso dal tannino piacevolissimo e lieve che graffia appena e da tante soddisfazione a tavola. Mano femminile su terroir maschile in annata di grazia potenza e definizione, splendido sul Coq au Vin di Paolo Gori.
Piacevole anche adesso ma si può anche attendere 5-6 che giunga a maturità.