Ha il colore di cui sono fatti i sogni del vino in toscana, questo Luteraia. Ti arriva con una lettera di accompagnamento che più stringata non si può ed è come dire “versami e capirai“. Ha un naso di terra, di liquirizia, di lamponi freschi raccolti a manciate, un non so che di dolce che si affaccia come della lavanda o della viola caramellata, poi spezie come chiodo di garofano, cannella ma non quelle muscolose e un pò legnose della barrique ma quelle suadenti del vino che ti sa parlare. Un accenno di ginger e pepe rosa poi è amarena e una leggera tostatura di arabica africana. In bocca la prima cosa che ti colpisce è che non sai come ma è impossibile fermarlo nel palato tanto dolce e lieve scivola giù. Poi dal secondo bicchiere senti che il tannino c’è e fa il suo dovere. Le uve bianche danno dolcezza anche in bocca e l’equilibrio mirabile e la finezza ne fanno un tuttuno come succede solo nei piccoli grandi vini italiani. Evolve, cresce e si distende nel bicchiere, per quel poco tempo che vi rimane. Finale di ciliegia e tabacco, lungo ma senza esagerare, freschezza palpitante e voglia di berne ancora.
Su certe carni alla griglia non può esistere di meglio su questa terra e in questo è davvero un vino di Montepulciano, una zona che la voglia di fare questi vini l’ha un pò smarrita per strada.
Luteraia esce come IGT dopo 3 anni dalla vendemmia e come Nobile dopo 4 anni con un taglio leggermente diverso, in ogni caso i vitigni usati sono sempre Sangiovese, Sangiovese Grosso, Canaiolo, Mammolo e Malvasia aromatica. Dei due preferiamo l’IGT che esce a 25 euro in enoteca ma anche il Nobile ha un suo perchè, a 28 euro. Da cercare e da conservare entrambi, se riuscite a trovarlo perchè a parte in azienda, lo trovate davvero da poche parti dato anche l’esiguo numero di bottiglie prodotte.
Grandissimo il marketing, la proprietaria che non potendo muoversi chiama direttamente i locali e se interessati manda una bottiglia…di una dolcezza più unica che rara.