Difficile trovare due regioni così antitetiche come la Toscana di Cerreto Guidi (zona Chianti) e la zona dell’Etna, piccolo microcosmo cristallizzato all’interno del mutevole scenario enoico italiano e solo recentemente riscoperto e venuto alla ribalta. Tra le numerose aziende di alta qualità che ormai operano sulle pendici del vulcano non ha tardato a farsi notare la Tenuta di Fessina gestita da Silvia Maestrelli insieme all’enologo Federico Curtaz, un piccolo gioello che ci aiuta a riscoprire una Sicilia del vino che si poteva non credere possibile anche solo pochi anni fa e che fornisce una chiave di lettura interessante anche sulle colline Toscane a Villa Petriolo dove il merlot ancora fa spesso molto parlare di sè.L’assaggio segue di pari passo i due terroir e scivola via in una bella e calda mattinata di Settembre nello scenario surreale di una valle dove il Sangiovese appassisce sui filari dei tanti che non potevano credere un anticipo tanto grande come questo 2011 mentre a Villa Petriolo le operazioni vendemmiali sono già concluso.
Tenuta di Fessina Nakone Chardonnay 2010
Uve dai vigneti a Segesta, molto sasso, prende il nome dalla città mai scoperta di Nakone appunto e allude al fatto che alcune caratteristiche di questo chardonnay mostrano una via molto diversa da quella battuta finora da tante aziende su quest’isola. Il vino è appuntito e delicato, floreale soprattutto e con una leggera nocciolina, la bocca è sapida e croccante, sempre sulle punte , in effetti uno stile asciutto e sapido molto diverso dallo chardonnay siculo classico e che lascia immaginare una evoluzione interessante 85
Villa Petriolo Imbrunire Canaiolo 2010
Da uve canaiolo con parziale rifermentazione carbonica, è un po’ considerato il bianco qui a Cerreto Guidi nel Chianti fiorentino. Carnoso e avvolgente al naso, fragola in confettura e leggera pepatura, bocca peró come sempre delicata e accattivante, bel finale fruttato senza asperità 76
Villa Petriolo Chianti 2009
Classico sangiovese da cemento, floreale pronto viola e giaggiolo, frutta rossa e una punta di tabacco, bocca morbida e gentile inconsueta per la zona, ottimo rapporto qualità prezzo 83
Ero 2010 Nero d’Avola Tenuta di Fessina
Uve dalla contrada Feudo di Noto da due vigneti di 15 e 50 anni , solo acciaio. Il nome gioca tra N-ero e Ero-s con la N e la S nascoste in etichetta e pure al naso e in bocca è particolare con colore quasi rosato, naso incredibilmente fruttato e floreale di tamarindo, ciliegia e ribes rosso, intensi con note anche dolci e speziate, bocca meno dolce con corpo magro (tipico per l’annata) alta sapidità e freschezza alta, tannino non invadente che evita una durezza eccessiva. 85
Villa Petriolo Rosae Mnemosis 2008
Vino ormai piuttosto noto, da solo sangiovese da unica vigna a Cerreto Guidi. Naso con viola e floreale da manuale del sangiovese, grazioso e lieve ma sempre toscano con amarena e liquirizia, bocca molto decisa e maschile, pronta con una nota secca e accattivante, perfetto da tavola . 87
Villa Petriolo Golpaja 2008
Controverso vino da uve Sangiovese e Merlot che in effetti riflette una tipologia molto in voga tra il pubblico nonostante gli addetti ai lavori ne pensino il contrario, ha una nota appuntita di pepe molto curiosa, ma soprattutto legno e molta frutta, cotognata e tabacco biondo, bel lampone in confettura , una bocca fresca sapida, decisa e non piaciona. 85
Villa Petriolo Serberto 2007
Da uve Merlot 100%, è ricco e pieno con mora e mirtillo , dolce e speziata orientale, bocca di soddisfazione persistente con chiusura appena amaricante 84
Erse Tenuta di Fessina 2009
Da uve Nerello Mascalese , prende il nome della dea greca della rugiada e viene presentato come schietto figlio dell’Etna, non proprio una base meglio un’entrata, una fotografia del vigneto etneo, nerello cappuccio e Mascalese e piccola nota di uve bacca bianca minnella e francesa. Un vino in stile (ormai) classico etneo: solo acciaio, d’impatto. Minerale ferroso e pepato con floreale rosa e cimiteriale nebbioleggiante, frutta ricca ribes rosso e nero, bocca cangiante dove il territorio viene fuori sempre accarezzeto da frutta polposa matura, finale notevole in freschezza. 87
A’Puddara 2009 Tenuta di Fessina
Da uve carricante coltivate in contrada Cavaliere a 1000 mt versante sud a Santa Maria di Nicodia, due ettari, solo legno poi bottiglia, solo 3000 bottiglie. Il nome deriva dal siculo e significa “la chioccia” ma in gergo nomignolo per le stelle Pleiadi che venivano usate dai pescatori per tornare a casa e in effetti sotto vendemmia di queste uve, le stelle sono davvero vicine al vigneto in questa stagione.
Il colore è chiaro e tranquillo molto pacifico e riposante , affumicato e con nota minerale squillante, floreale curioso giallo che copre quasi tutto il fruttato in questa fase, bocca giovanissima impervia e sapida non da tutti (immaginatevi un riesling della Mosella giovane senza l’albicocca e il tropicale poi ne riparliamo) con finale di pompelmo splendido che lascia spazio a tutte le note minerali di emergere con grazia. 92
Tenuta di Fessina I Musmeci 2008
Da uve nerello Mascalese delle vecchie vigne di Fessina, dedicato a che ha venduto a malincuore azienda ovvero il signor Musmeci di Catania con figlie che non volevano proseguire la sua opera. Si tratta di un vigneto centenario e il Musmeci viene fatto con sole uve migliori, con i grappoli più esterni. Fa legno, 50%botte da 35hl e il resto tonneaux da 50hl poi 1-2 anni bottiglia. Naso con vulcano ingombrante ed esplosivo in una connotazione sapida e minerale non certo fruttato, ricco di pepe, tabacco e humus, afflati gentili di cardamomo e elicriso, bocca di una soddisfazione unica e profonda che scorre con note di liquirizia e prugna costantemente pepate e leggermente fumè. Stupendo, si può dire senza tema di smentite 95
L’assaggio comparato mostra ovviamente le incredibili differenze di territorio storia e profondità del vino e questo è un bene perchè mette a nudo l’anima di due regioni del vino così diverse e per certi versi complementari. Sull’Etna tutto è nuovo e meraviglioso ma l’approccio di Fessina è molto rigoroso a costo di perdere un briciolo di immediatezza cosa che invece riesce benissimo a Petriolo dove il Sangiovese e il Merlot sono scattanti e conquistano subito la scena. Un poco come un bel film drammatico e un cult d’autore, entrambi appassionano ma hanno due pubblici molto diversi. L’assaggio comparato permette di assaporare meglio come il tutto sia mediato dalla sensibilità di Silvia Maestrelli e dal misto di praticità e visionarietà di Federico Curtaz: il risultato sono vini mai scontati e banali e che in certi momenti lasciano senza fiato e che sempre e comuque danno prova di amore per la terra e volontà di seguirne i dettami senza stravolgimenti.