Un tardivo ma doveroso grazie all’Ais Campania che mi ha voluto per una degustazione impegnativa e affascinante come quella di domenica scorsa con protagonisti i grandi vini della Campania nelle sue annate più rappresentative. Grandi le annate, grandi i vini, e grande il pubblico, interessato e attento. Nei prossimi giorni a partire da questo pomeriggio parleremo dei vini presentati ma intanto mi preme dire che sarebbe riduttivo pensare la Campania solo come Irpinia ed eventualmente Roccamonfina per via del “solito” Terra di Lavoro. Tutta la regione è ricca e merita di essere raccontata molto di più dai vari divulgatori del vino, spesso pigri (me compreso) ad avventurarsi da queste parti.
Tra i vini che mi hanno toccato a Verona, oltre ai 5 della degustazione ( i Taurasi di Terredora e Mastroberardino, il Terra di LAvoro Galardi, i Fiano di Pietracupa e Clelia Romano) , l’ormai “classico” Don Chisciotte del Tufiello di Zampaglione, un fiano come pochi altri (nel bene e nel male…) e una piccola gemma inaspettata per la quale ringrazio Pasquale Brillante, il delegato Ais del Vesuvio, ovvero il LAcryma Christi di Villa Dora con un 2002 così intenso, minerale e sapido che poteva essere un Riesling della Mosel per intensità e potenza evocativa. Arrivo almeno secondo nel descrivere quanto sia eccezionale questo vino, ma mi considero fortunato ad averlo incontrato così quasi per caso. E chissà cos’altro mi sono perso: tempo di rivedere le priorità il prossimo anno a Verona?