Tre signore del vino che hanno scelto di farsi ambasciatrici di uno dei più originali e chiacchierati vitigni autoctoni italiani, esclusivo del Monferrato. Si chiamano Emanuela Caire, Elisabetta Dominici e Giulia Alleva, non nascono in campagna, anche se a ben guardare si scoprono più o meno lontane radici familiari agricole, come tanti nel nostro Paese. Hanno scelto la terra mosse da ragioni diverse, ma tutte e tre l’hanno “sposata” con la passione e l’entusiasmo che sono caratteristiche squisitamente femminili. Arrivate appunto da luoghi diversi approdano tutte e tre in Piemonte, in questo territorio di cui poco si parla e che invece ha tante storie da raccontare. Tra le tante cose da amare, le tre signore scoprono un personaggio particolare, un vitigno che si trova solo qui e che ha un nome curioso. Si chiama Grignolino. Un vitigno che dà un vino particolare con un colore affascinante, non sai se rosso, rosato, ambrato, a buccia di cipolla, se ne dicono tanti.
Il Grignolino è un vitigno autoctono dell’area piemontese, coltivato soprattutto nelle zone di Asti e del Monferrato Casalese, che ha raggiunto la sua fama nell’Ottocento alla corte sabauda di Umberto I di Savoia, che ne esaltò le virtù durante la Fiera dei vini nazionali di Asti. Si tratta di un vitigno a bacca rossa piuttosto delicato e difficile, e dopo l’epidemia di fillossera di inizio Novecento, molti contadini preferirono sostituirlo con varietà maggiormente produttive. Tuttavia alcune produzioni rimasero e negli anni 60 Luigi Veronelli definiva il Grignolino “anarchico e individualista” e lo scrittore Mario Soldati lo considerava il più delicato di tutti i vini piemontesi, incapace di adattarsi “alla brutalità del consumismo”.
Il Grignolino di Asti è tutelato con la Doc dal 1973 e quello prodotto nel Monferrato Casalese a partire dal 1974. Nello scenario attuale, il Grignolino incarna perfettamente le caratteristiche di quello che il panorama enoico italiano sta cercando di riportare alla ribalta del consumatore in termini di caratteristiche e messaggio, ovvero freschezza, immediatezza ma anche storia e legame con il territorio. Helmut Köcher, direttore del Merano Wine Festival, in una recente intervista ha dichiarato che i vini che il mondo del consumo sta ricercando sono i vini della riscoperta della tradizione, vini con un’anima capace di raccontare un territorio italiano peculiare, e dal punto di vista gustativo vini non troppo alcolici con caratteristiche di freschezza e bevibilità.
Il Grignolino nella sua espression moderna , come quella portata avanti dalle aziende che potrete incontrare alla manifestazione, è un vino dal colore rubino brillante caratterizzato da trasparenze luminose, con un profumo delicato e deliziosamente fruttato, e un profilo gustativo che al frutto accompagna un tocco minerale e speziato, dal tannino lieve e vibrante, ma soprattutto segnato da una bella freschezza che slancia ulteriormente una bassa alcolicità attorno ai 12° – ha tutte le caratteristiche per farsi apprezzare anche dal grande pubblico.
Un vino che si presta benissimo agli abbinamenti di numerose tavole, e non solo delle tavole locali, e di cui non va dimenticata anche la considerazione sul prezzo a scaffale, altro elemento che ne valorizza la percezione nel consumo.
Ecco il video con cui lo presentano:
Tenuta Santa Caterina (Grezzano Badoglio – AT)
Arlandino Grignolino d’Asti DOC 2013
Tenuta la Fiamminga ( Cioccaro di Penango Penango – AT )
Grignolino D’Asti DOC 2013
Alemat (Ponzano Monferrato – AL)
Emilio Grignolino d’Asti DOC 2013