Da vecchie vigne vicine al borgo di Caldaro, grandi escursioni termiche e maturità eccezionale raggiungibile praticamente ogni anno e a maggior ragione in una grande annata come questa. La vinificazione in legno e acciaio restituisce un frutto scuro pepato e che sconta solo inizialmente un tocco di riduzione ma che poi risplende di una luce fruttata bellissima e coinvolgente. Sfoggia il classico carattere della schiava: qui rispetto a floreale e freschezza almeno al naso prevale di più il frutto, scuro e pulsante tra mirtillo ribes nero e durone. Tante note sapide e di profonda mineralità, sottobosco e toni balsamici tra timo e alloro. Messo alla prova con il Peposo della tradizione fiorentina, è stato all’altezza della sua rinomata capacità di abbinarsi con la cucina italiana di tutto lo stivale.