La magia di Massimo Bottura a WineTownFirenze, e poi quel caffè

Serata conclusiva per WineTownFirenze edizione 0 e cena nella nuova suggestiva locatione de Le Pagliere tra Porta Romana e Piazzale Michelangelo. Allestimento semplice come idea  ma dall’effetto chic e sontuoso, serata veloce, servizio efficiente e alternanza ai fornelli di Massimo Bottura, Hélio Loureiro dal Portogallo  e Nadia Haron del ristorante Nadia OF di Mendoza e dolci al cioccolato conclusivi di Andrea Bianchini.Paritcolare molto intelligente, dolci sono stati serviti in piedi insieme al caffè in una stanza attigua a quella della cena vera e propria per rendere il tutto ancora più snello e facilitare il lavoro del team di Galateo.

Come caffè, presentazione ufficiale della nuova miscela Mokarico “PuraAltura” che scopro essermi stata dedicata davanti a tutti con tanto di ringraziamenti pubblici da parte di Marco Paladini, cose che scaldano il cuore, sul  serio, specie poi quando la miscela è così straordinaria, fine ma anche decisa, leggera e arioso ma nocciolata e floreale come poche altre, e una persistenza in punta di piedi  ma lunghissima.

Tra i piatti, un salottino dove Faith Willinger e Luigi Cremona discutevano a turno con gli chef e altri protagonisti della kermesse fiorentina. Tutto filato benissimo con qualche sussulto di emozione, tipo quando Massimo Bottura prende il microfono e descrive la zuppa o piatto di mezzo appena preparato (arrivato in tavola dopo il Magnum di Foie Gras con Aceto Balsamico del 1941 e i tortellini fatti a mano con panna).

Ecco come nasce questo piatto fatto da tartufo, funghi, topinambur, melograno e sedano rapa.

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Ad assaggiarlo, si capisce la differenza tra cucina e grande cucina, tra grande artigianato e l’opera d’arte. Non per tutti il piatto risulta riuscitissimo ma di sicuro è un piatto che crea un’atmosfera, che rievoca ricordi autunnali ancestrali e li fa rivivere come un flash in un attimo quando ci tuffi il naso e poi lo sorbisci piano piano. Secondo me Bottura è un grande soprattuto in questo, farti partecipare e vivere la nascita di un piatto. Che poi sia eccezionale o solo “buono” alla fine poco importa, l’importante è che non è mai solo un piatto ma una esperienza che coinvolge i nostri sensi e la nostra mente tutti insieme.