C’era una volta il vino fatto dal contadino pigiando le uve e lasciato riposare nelle botti e imbottigliato in attesa del cliente. Oggi, a parte il fatto che si usa ancora l’uva, nel mondo del vino è cambiato tutto e molto ancora cambierà nei prossimi anni. Rivoluzioni piccole e grandi e una evoluzione continua nel gusto dei consumatori fanno sì che “fare il vino”, distribuirlo e venderlo hanno assunto connotazioni spesso sorprendenti. Su Business People di questo mese vi parlo di…Non solo le nuove chiusure, le nuove bottiglie e i nuovi tappi, ma butto lì anche qualche tendenza futura, il progetto MyFeudo di Zonin e lo Zeta Project for Emergency, il gusto “nuovo” e quello “tradizionale”. Con un finale quasi ottimista sul futuro del nostro paese…
“Come abbiamo visto le possibilità per chi vende e produce vino aumentano ogni giorno così come le sfide globali. Il nodo principale da sciogliere resta sempre se il vino debba modificarsi per venire incontro al gusto e ai palati di nuovi clienti (per esempio i miliardi di potenziali consumatori cinesi e indiani) oppure se debba mantenere salde le proprie radici millenarie ed aspettare che cambino gusto e mentalità di questi. L’Europa e l’Italia saranno al centro di questo cambiamento o ne saranno travolte? I nostri produttori resisteranno alle sirene del mercato globale e riusciranno a rimanere ancorati alle tradizioni? Oppure la smania di vendere farà dimenticare come è sempre stato prodotto il vino?
Nessuna certezza ma tanta curiosità di quanto sta per accadere…E, permettetecelo ad inizio decennio, un cauto ottimismo dovuto al genio italico che in tali situazioni tira spesso fuori il meglio di sè!”
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I cinesi ricercano forme di inserimento economico profittevole,
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