Dalla prima pagina de La Nazione Firenze di ieri (domenica 20 settembre) , un piccolo rimpianto verso la mia amatissima città. Sono da poco tempo (5 anni’) sommelier ma fiorentino da sempre e da sempre ho annusato l’aria e tutto ciò che mi passava vicino. E sono più che sicuro che c’era un tempo in cui Firenze aveva un profumo tutto suo, in cui si mescolavano i profumi del vino, del mangiare, dei fiori, delle persone, dei carri, dei negozi tirati a lucido, dei palazzi. Tutto questo c’è anche adesso e forse ancora più bello che prima ma è come se tutto fosse sotto una coltre che spenge ogni odore fino a camuffarlo in un grigio piatto.Non è un’accusa specifica, solo una sensazione che si prova passando per altre città italiane e non per Firenze, dove invece dovrebbe essere parte dell’arredo urbano, quasi una forma di moderno odour marketing e progettazione sensoriale, ovvero quello che si fa per un panettiere o un’auto nuova, ma su scala cittadina.
Se davvero le nostre decisioni e le nostre preferenze dipendono così tanto dal nostro naso e da ciò che anche consciamente e inconsapevolmente odoriamo, non si potrebbe lavorare su questo punto per rilanciare la nostra grande città?
Di questo ed altro parlo nell’intervista, che potete leggere qui, nella bella rubrica condotta (quasi) ogni giorno da Elettra Gullèi