Il dolce vi è piaciuto ma oltre a sapere come è fatto (e ve lo spieghiamo in dettaglio) c’era curiosità su come si legasse la storia di Biagio (il Santo cui è dedicata la parrocchia di cui Burde fa parte) al panettone?
La storia di San Biagio ci racconta che un giorno una madre disperata corse dal santo (aveva studiato medicina) perché suo figlio aveva mangiato del pesce, una lisca gli si era conficcata in gola e ora stava soffocando. Biagio non perse tempo, corse dal giovane e invece di perdersi in inutili benedizioni e unzioni, prese un pezzo di pane e lo fece inghiottire al ragazzo. La mollica portò con sé la lisca e il figlio della disperata signora riprese a respirare normalmente e la donna cominciò a gridare al miracolo.
In ricordo dell’episodio del bambino e della lisca di pesce, il 3 febbraio, giorno della festa di San Biagio, si usa mangiare del pane benedetto e farsi benedire la gola toccandola con due candele incrociate.
Facciamo ora un salto avanti nel tempo rispetto all’epoca in cui visse Biagio.
Una volta, tanto tempo fa, prima di Natale una donna si reca da Frate Desiderio per far benedire un panettone che ha preparato per la famiglia. Il frate le dice di lasciarglielo e di ripassare che l’avrebbe benedetto appena possibile. I giorni passano e la donna si dimentica di andare a riprendere il suo panettone. Desiderio invece no e ogni volta che passa vicino ne stacca un pezzettino e lo mangia.
Dopo un po’ tutto ciò che resta del panettone è l’involucro vuoto. Quando Desiderio se ne rende conto si dispera e spera che la donna si sia dimenticata per sempre del suo panettone e non torni più a richiederlo.
Altri giorni passano e sembra che il desiderio del frate si sia avverato, quando, il 3 febbraio, la donna si ripresenta per avere indietro il suo panettone benedetto. Desiderio va allora nell’angolo dove aveva lasciato l’involucro vuoto e, stupore, la carta è gonfia e piena di un panettone grosso il doppio di quello che la donna aveva portato al frate.
Miracolo! Era sicuramente merito di San Biagio.
Il Natale dell’anno successivo molti milanesi portarono a Desiderio i loro panettoni da benedire, sperando di vederli moltiplicati. Ma i miracoli non funzionano così, quindi il frate si limitò a benedire tutti i panettoni e poi consigliò caldamente ai milanesi di farne avanzare una parte da consumare il 3 febbraio, in sostituzione del pane benedetto.
Negli anni l’usanza radicò e anche se oggi non usa più farli benedire, in ogni casa di Milano, la mattina del 3 febbraio a colazione, per proteggere la gola dai malanni stagionali, si mangia una bella fetta di panettone.
(da un articolo di Francesca Belotti e Gian Luca Margheriti su http://milano.corriere.it/)
Questa è la versione (cucinata) del panettone di San Biagio:
Ingredienti per uno stampo da plumcake:
- Burro q.b. per imburrare lo stampo
- Latte 500 ml
- Panettone circa 250-300 gr
- Uova 5
- Zucchero 100 gr
- Cioccolato fondente grattugiato 100 gr
- Per decorare – Panna fresca da montare 500 ml e 2 cucchiai di zucchero zefiro
Preparazione
Scaldare il latte.
Sbattere le uova intere con lo zucchero, aggiungere il latte caldo
Imburrare lo stampo.
Tagliate il panettone a fette sottili e disporle nello stampo, spargerci sopra un po’ del cioccolato grattugiato (se è a prezzi grossi poi non riesce a sciogliersi).
Continuare con altri strati di panettone e cioccolato (io ne ho fatti 3).
Versarci sopra, fino a coprire il tutto, il latte con le uova e non aver paura che “affoghi”.
Cuocere a bagnomaria nel forno a 200° per una ventina di minuti finchè si rapprende.
Servire tiepido o freddo, accompagnato dalla panna montata.