Non serve essere una famiglia nobile e da decine di generazioni per fare vino in Toscana però decisamente aiuta. Non solo a realizzare una presentazione lussuosa e inconsueta, intima e magniloquente senza apparire tronfia (nonostante le apparenze). Sangiovese, quindi, per un vino che poteva essere il quarto Chianti Classico ma che invece segue la strada illustre degli IGT Toscana andando a infoltire le fila degli interessanti Sangiovese 100% che raccontano un’idea di territorio toscano sovra-DOCG ma capace di raccontare molto dei microclimi e della storia della nostra enologia. Sulle prime l’idea di farlo diventare IGT e non appunto Chianti Classico non mi aveva convinto granchè e supponevo fosse un modo per giustificare un prezzo (22+iva da cantina, quindi sui 35 minimo in enoteca) elevato ma assaggiandolo l’ho trovato molto più simile per stile e resa a prodotti come il Flaccianello di Fontodi, il Fontalloro di Felsina, il Corbezzolo di Podere la Cappella, la Gioia di Riecine o il Sangioveto di Badia a Coltibuono, tutti prodotti che nessuno si scandalizza che vengano presentati al di fuori della DOCG (solo il Fontalloro non potrebbe esserlo, gli altri sì).
Da Duccio Corsini sentiamo la genesi del vino e del nome:
Mentre Carlo Ferrini ci racconta del vigneto e soprattutto di quanto sia cambiata l’enologia e in genere il modo di fare vino in Toscana negli ultimi anni:
Ma questo vino, in definitiva, com’è? A me è piaciuto, e difficilmente poteva non piacere visto gli abbinamenti sontuosi con i piatti dell’Enoteca Pinchiorri, lo strepitoso risotto di animelle croccanti e il piccione, ma è piaciuto come idea di territorio in quanto davvero si sente la sintesi di quello che è lo stile (anche del Chianti Classico) di San Casciano, una zona poco considerata dai classicisti del Chianti Classico ma che regala emozioni particolari a cominciare da una nota agrumata quasi sempre presente, una mineralità affiorante e un corpo generoso che lo rende molto adatto a piatti importanti.
Zac Principe Corsini Igt 2008
Arancio , prugna e lavanda, lentischio e lampone in confettura , pout pourry floreale, bocca sontuosa e di spessore, fresca acidità bella saporita, finale elegantissimo di pesca quasi, persistente, affilato. Finale minerale, sapido, tra i toni della visciola e delle erbe aromatiche appena screziati di tostature. 91