In alto sopra Palermo e poco lontano dal mare di Trapani si trova lo storico latifondo di Monreale, oggi di proprietà di famiglie nobili e contadini volenterosi, un ambiente a tratti straniante e remoto, fonte di autentica emozione per gli occhi per il respiro di immensità insulare che si prova nel passarci in mezzo. Grano, leguminose, vite, olivi, radi boschi, speroni rocciosi, inattesi specchi d’acqua e brezze, orizzonti ampi e profondi che non ti aspetti: non mancano di certo le sensazioni di grandeur attraversando i territori dei cinque comuni che costituiscono la DOC. Un territorio enoico che nel corso degli anni ha faticato non poco a trovare un’identità precisa tra i vari vitigni chi qui hanno attecchito.

Oggi però ci sono pochi dubbi sul fatto che i migliori in termini di adattamento ed espressione e anche di valore assoluto qualitativo siano il bianco grillo e la rossa syrah.  Le caratteristiche tipiche del grillo a Camporeale sono la forte impronta acida, una bella aromaticità agrumata, il tocco floreale e anche tropicale con note piccanti e balsamiche a completare un naso che promette bene anche in evoluzione, nonostante siano quasi sempre messi in commercio giovanissimi. Tutto questo si riflette alla grande in questo campione di Alessandro di Camporeale che ha tanta intensità. Vinificato tutto acciaio , polpa e bianco del limone, esteri di gioventù pesca bianca e mineralità, the alla pesca, note verdi intriganti, pieno di corpo ma anche elettrico, tessitura elegante ma tensione non molla mai il palato nel finale lungo e pulitissimo.