Non dico che ogni anno vengo quaggiù per assaggiare una bottiglia però ecco quando capita non riesco a resistere. Meglio di tanti pseudo Cirò già abbondatemente tagliati con il Cabernet o il Syrah (cioè prima che venga cambiato il disciplinare, alla ilcinese per intenderci) il Gravello ha sempre avuto una personalità impressionante, un costo iperaccessibile e un fascino tutto suo.Pare strano parlare di Calabria e di terroir con un vino che ha sempre un bel pò di Cabernet Sauvignon (dal 40 al 50%) ma il Gaglioppo oggettivamente non è un vitigno da invecchiamento nè da grandi complessità. La magia nel Gravello sta proprio nel riuscire a dare una dimensione nuova al Gaglioppo senza stravolgerlo e fare un vino grandissimo senza soffocare questo angolo d’Italia. Nel bicchiere non c’è la mora o il mirtillo nè il pepe nero tipici di tanti Cab ma c’è l’alloro, il mirto, la marmellata di arance, la buccia di peperone, cardamomo, foglie di thè al bergamotto, pomodori secchi e zucca, un lievissimo cassis. In bocca non è mai imponente nè caldo nè troppo aggressivo ma specie dopo qualche anno (4 per esempio) rivela una eleganza e un equilibrio mirabili. Terziario presente ma frenato dal Cabernet, Gaglioppo ancora vivo e fresco, finale fruttato e balsamico. Per 16 euro a bottiglia è quasi difficile pensare ad un vino più completo ed emozionante in Italia…
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