Finalmente ho qualcosa con cui far schiattare d’invidia Ivano… non chiedetemi come mai ma ieri sera il mitico squadrone toscano, capitanato da Stefania Vinciguerra, si è aggiudicata l’edizione 2008 del Gioco della Cuvée. Che è vero che è un gioco ma come tutti i giochi va fatto seriamente (come dice un mio amico).
Prima di iniziare ero un pò nel panico e nei giorni scorsi per fortuna qualche voce amica su Rexbibendi e via mail mi aveva dato un paio di dritte che si sono rivelate utilissime. Soprattutto si è rivelato utile il consiglio di non puntare troppo sulla morbidezza e tener ben presente che si tratta di una base su cui poi si innesteranno i processi di seconda spumantizzazione e di conseguenza si dovevano seguire altri criteri che non quelli per un vino piacevole e completo in sè.
Tra le 16 squadre partecipanti (selezionate nelle eliminatorie dei mesi scorsi e tra esperti del settore) alla fine il nostro fiuto (o fortuna) ha prevalso, sia pur di pochissimo.
La “formula” vincente è stata la seguente:
(ecco Mojoli che la enuncia e non si fa scappare una battuta sui toscani “esperti di tagli bordolesi”)
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Formula Gioco Cuveè Contadi Castaldi 2008
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40% Colluvi Distali
30% Morenico Profondo
10% Colluvi granulati
10% Fluvio glaciali
5% Depositi Fini
5% morenico sottile
Tale formula sarà utilizzata (o meglio, tenuta in considerazione) da Contadi Castaldi per il loro Saten in uscita nel 2010 basato appunto sugli Chardonnay 2007 che abbiamo assemblato oggi.
Il metodo di lavoro seguito ha visto dapprima l’assaggio dei 6 vini base, tutti Chardonnay 2007 provenienti da 6 tipi di terreno diverso (le cui caratteristiche erano splendidamente illustrate sulla tovaglietta e sul taccuino di lavoro che ci era stato dato) e qualcuno di questi fermentato in legno o maturato in barrique. Stabilite le caratteristiche di ciascun vino (acidità, note aromatiche, corpo, morbidezza, persistenza), e ci ha portato via una buona mezzora, nei restanti 25 minuti abbiamo provato dapprima con una cuvée di 4 dei 6 vini, ciascuno al 25% (Morenico, Colluvi e Depositi Fini) e il risultato ci è sembrato poco corposo. Abbiamo quindi fatto prevalere il Morenico Profondo che ci pareva avesse più corpo, frutto e struttura e i Colluvi Distali con la sua netta florealità. La seconda cuvée già ci piaceva di più ma gli mancava ancora un pò di speziatura e verve acida. Abbiamo quindi aggiunto un pò di e raddoppiato la dose di Colluvi Granulati e fatto prevalere i Colluvi Distali sul Morenico.
Assaggiata questa terza versione abbiamo avuto quasi tutti la stessa impressione “è lei!”. Giusto per riprova abbiamo fatto un tentativo di raddoppio del Morenico Sottile ma non ha convinto la maggioranza del gruppo.
Ecco, adesso solo 2 minuti al termine e di volata con cilindri graduati e becher (ah che bei ricordi in via Romana alla Specola al mio laboratorio di microbiologia…) ci siamo messi sotto per riempire la bottiglia da 750 che sarebbe andata alla giuria per la valutazione. Consegna nei tempi e la convinzione che comunque sarebbe andata eravamo riusciti in 14 persone a lavorare con metodo e profitto a qualcosa che non avevamo mai fatto prima.
Aperitivo, musica e ottima cena con uno strepitoso Agnello Croccante in umido piccante di Vittorio Fusari de La dispensa Pani e Vini.
Attimi di suspence ed ecco la proclamazione dei vincitori con scatto di gioia di Leonardo Romanelli che perde la voce nell’urlare di gioia.
Tralascio i commenti e la cronaca della notte danzante (che meriterrebero qualche video come lo Zazzeri in ballo sfrenato con la nostra Capitana Stefania) e voglio solo soffermarmi sul senso didattico della giornata.
Come speravo, è stata un’occasione di confronto e di crescita notevole che mi ha permesso di confrontarmi su di un tema che onestamente conoscevo pochissimo se non per sentito dire o studiato sui libri ma il veder evolvere e crescere una miscela di vini a dare risultati in parte prevedibili e in parte frutto della misteriosa alchimia gustoolfattiva dello Chardonnay è stato davvero emozionante. Sul libro di testo AIS c’è scritto che il lavoro del maestro di Cuveè è un pò come una partita a scacchi dove occorre considerare che ogni mossa, ogni aggiunta o modifica delle percentuali, può dare risultati a catena che si deve imparare a conoscere se si vuole fare di questa arte un lavoro. Noi avevamo oggi solo 50 minuti per completarla ma tutti avrebbero voluto almeno una notte per completare tutti gli esperimenti immaginati: solo che alla fine non saremmo di sicuro stati in grado di decidere su quale fosse la migliore…
Quindi, da principianti assoluti, forse meglio dover lavorare così con il tempo tiranno a mettere tutti d’accordo, e vi assicuro che di nasi e di teste importanti (e potenzialmente in lotta tra di loro…) ce ne erano! Ma quando conta il risultato…
Adesso però io mi ritirei volentieri imbattuto, il prossimo anno non chiamatemi che magari combino qualche disastro!
Ci ho giocato anch’io l’anno scorso! Bello, difficile e divertente! Io ne farei un gioco di societa’ … tipo Monopoli 🙂
…so ragazzi! suvvia, lasciateli giocare…
come al solito sono invidiosetta 🙂 …non necessariamente della vittoria ma anche solo della partecipazione all’evento.
bravi, bravi, bravi!
Grande serata, veramente. Avvio lento, quasi estraniante dalla realtà. Tutti a parlare e discutere, noi che iniziavamo a capire qualcosa su quanto ci veniva versato, con molta calma.Poi improvvisa l’iluminazione, il pathos, la voglia di fare che arriva dpo gli assaggi delle basi. Non credevo che fossimo in grado di riuscire a vincere, di sicuro la percezione del penultimo assemblaggio era chiara quasi a tutti..era quella buona!. Grande serata!
Hai visto che non era poi così difficile?
Congratulazioni!
giulo
bhe insomma giulo in realtà semplice direi proprio di no :-)! più che altro si trattava di ragionare in una maniera cui non sei abituato, a pensare a come sarà piuttosto che a come è in quel momento che è un esercizio piuttosto difficile se nn lo si è mai fatto. Certo è che in squadra c’erano dei bei nasi e dei palati molto attenti quindi tutto è filato abbastanza liscio! E quanto al fatto che sia un gioco è vero ma poi quando sei lì la competizione sa ti prende la mano e ti fa diventare serio e concentrato. Di sicuro ti fa capire che il lavoro di Mattia Vezzola e degli chef du cave non è così banale come qualcuno potrebbe pensare…
Nulla di cui essere invidioso! visto che non ho partecipato, vi siete trovati la strada spianata verso il successo… 🙂 🙂 🙂
Scherzi a parte…Complimenti, perché non deve essere stato facile trovare il blend, puntando sulle note di freschezza di un Saten, lavorando sui vini base dell’annata 2007 e senza usare (mi sembra di aver capito…) il vino di “riserva”!
Per quanto riguarda invece la versione ufficiale targata 2007 del Saten, tieni a freno gli entusiasmi, perché Falcetti l’ha già creata!
Complimenti ancora.
Ciauz,
Ivano
p.s.: ma tu, ai balli sfrenati del dopogara, hai partecipato???
Hai ragione ivano…senza vini di riserva non era per niente facile. E se Falcetti ha già creato la sua cuveè mi consola! Oppure magari assaggiando la nostra sarà corso in cantina a modificare la sua…:-)
E per i balli ovviamente sì! anche se ero in piedi da 20 ore ho trovato la forza di ballare un’oretta su Disco Inferno e YMCA, però lo Zazzeri aveva altra classe!
Gori, scrivi “Di sicuro ti fa capire che il lavoro di Mattia Vezzola e degli chef du cave non è così banale come qualcuno potrebbe pensare…”. Ma quel “qualcuno” che pensasse una cosa del genere sarebbe un vero pirla, perché creare una cuvée é difficilissimo e richiede assoluta sensibilità e voi che avete giocato a fare gli chef de cave per un giorno ve ne siete sicuramente accorti
hai perfettamente ragione Franco…però c’è chi pensa che se hai buoni terreni e buone uve, lo spumante viene da sè! e invece anche con grandi basi si può rovinare tutto!
Fortissima sta competizione !
vedendovi armeggiare con bottiglie, ampolle e misurini mi ha ricordato molto l’achimia che uso da HomeBrewer quando devo miscelare opportunamente le infinite varieta’ di malti, luppoli,lieviti etc per ottenere un certo risultato o stile birraio. Le variabili a disposizione di un birraio sono molto maggiori rispetto a un “enologo”…ma realizzare una Cuveè partendo da un insieme ridotto di ingredienti base (tutti vini a base chardonnay) e utilizzando sostanizalmente i propri sensi e’ davvero affascinante. Complimenti allo squadrone di alchimisti
Stimolero’ i MySobry a prendere parte alla prossima edizione..
ciao
Davide
fammi sapere arzaman che ti dico chi contattare in contadi castaldi!
Io questa sera proverò ad assemblare, sono curiosissimo. Ti farò sapere Andrea. Ma che dici, se mi porto la tua ricetta vincente? 😀
manco me la ricordo…ma rammentati l’alta acidità e che ci siano sia fiori che frutta, e un bel tocco di minerale.
L’importante è che non sia buona da bere subito!!!