Si lo so che si rischia il linciaggio a parlare di terroir nella birra e che le birre “locali” al mondo d´oggi dove bastano due bustine per trovarsi in casa l´acqua di Burton on Trent o di Dublino pero´quando la birreria esiste da secoli ed e´cosi´profondamente radicata in una terra il discorso vale eccome!
Finalmente riesco a trovare una mezza giornata con i bimbi da oma e opa per tornare in pellegrinaggio a Jever, ridente cittadina della Ostfriesland (“Frisia Orientale”, in Niedersachsen- Bassa Sassonia, la cosa piu´simile che i Tedeschi hanno all´Olanda).
Posso affermare con assoluta certezza e senza ombra di dubbio che questa è la birra che preferisco in assoluto e non mi vergogno neanche a dire che è una “banale” Pils ovvero una delle tipologie piu´classiche e abusate e anche sputtanate del mondo birrofilo, originaria della Repubblica Ceka dalla citta´Pilsen (penso conosciate tutti la mitica Pilsener Urquell). Ho provato commoventi birre belghe dai monaci più disparati e Ale britanniche invecchiate ma qui è una questione di feeling e di sensazioni: sarà pure che questa birra ha gli stessi colori di mia moglie, ma non riesco a preferigli davvero nessun´altra.
Ecco dicevo del terroir…siamo in Germania quindi Reinheitsgebot (ovvero birra SOLO con acqua, orzo, luppolo e lievito) e orzo coltivato in loco ovvero in queste sterminate pianure sotto il livello del mare fino quasi sotto l´argine che difende le coste dalle maree. Acqua di una fonte dolcissima e lieve di acqua minerale locale a poche centinaia di metri dalla fabbrica attuale (costruita di fianco a quella storica medioevale), luppolo bavarese e cloni locali di lieviti.
La visita comincia dalla fabbrica storica con il mitico bollitore in uso fino ai primi del 1900, con attorno tutti gli altri strumenti vintage come il macina malto, il setaccio e altri piu´moderni come il refrigeratore a parete e la pressa per la filtrazione della birra quasi finita, che potete vedere qui. La visita prosegue nelle stanze dell´imbottigliamento, che nel 1900 riuscivano a imbottigliare quasi 800 birre in un’ora e nella vecchia stanza di degustazione, davvero calda e accogliente.
Però l’ oohh di meraviglia viene solo più tardi quando si sale nella parte moderna e ultrautomatizzata con la stazione di controllo che pare tanto la stanza di Homer Simpson nella centrale di SpringField e soprattutto il mitico nuovo impianto di lavaggio e riciclo bottiglie e imbottigliamento.
Che ve ne pare di solo 150ml di acqua per lavare una bottiglia e un potenziale di 60000 bottiglie/ora? Io con 150ml di acqua manco mi lavo i denti…
In effetti c’è da rimanere più che abbacinati e i non ho potuto fare a meno di girare un paio di video all’impianto da bravo turista in vacanza.
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E la birra come è? Ecco difficile descriverla ma al naso ti prende subito per il suo profumo floreale freschissimo dove non solo si sentono ginestra, fiori di campo e grano ma anche lo iodio, il mare, il sale della costa e quel profumo particolare che ha solo il Mare del Nord. In bocca ha questo amaro davvero penetrante e avvolgente che la rendono dissentantissima e lunghissima ideale vi dicevo per il pesce grasso e forte di queste parti (aringhe, anguille e simili).
Le altre birre della gamma Jever sono la Lime (ovvero mescolata a della limonata, buona ma se ne può fare a meno), la Light, la zero alcol (definita Sport e in effetti funziona meglio di un Gatorade) e la nuova Dark che ha una pubblicità bellissima ma che insomma è un pò un tradimento dello spirito originario secondo me).