Avrebbe dovuto esserci anche Andrea Pagliantini, factotum di Filippo e la mano esperta dietro le pratiche enologiche del Podere Erbolo, ma la sua ben nota ritrosia ad apparire in pubblico lo ha bloccato nel suo amato Chianti. Ma Filippo non è stato da meno e ci ha raccontato la vicenda del Salvino e il progetto enologico che sta dietro a questo nome: una ricerca del gusto del terrori chantigiano più puro, un confronto continuo e serrato tra tradizione ricasoliana (fino al 2004 il Salvino aveva uve bianche in uvaggio, botti di castagne, governo alla toscana) e moderne tecniche e gusto internazionale. Ogni anno, a seconda della stagione, il Salvino cerca di interpretare annata e stagioni adeguando la sua preparazione al grado di maturazione delle uve e mettendosi sempre in gioco per rispettare il più possibile la vigna e non assecondare le idee del consulente di turno in cantina. E a proposito di cantina e pratiche varie, vale senz’altro la pena di vedere il video che Filippo ha reso disponibile riguardo la follatura del Salvino, un’esperienza tattile e anche un pò erotica (come qualcuno ha già commentato).
Come potete comunque ascoltare direttamente da Filippo, non è uno sterile attaccamento alla tradizione che fa vinificare ogni anno il Salvino ma “solo” un tentativo di far parlare la terra attraverso la bottiglia e non viceversa…
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Filippo Cintolesi e il Progetto Salvino
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Ed ecco il risultato del 2005, annata difficile ma che ha prodotto una versione del Salvino particolarmente piacevole e fruttata, anche senza governo e uve bianche. Un vino in ogni caso che sfugge a molti tentativi “classici” di approccio degustativo dei sommelier.
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Podere Erbolo Salvino IGT Toscana 2005
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