Un vino più unico che raro, un moscato chardonnay espressione di un vigneto particolare nel ventoso e assolato Salento capace di restituire freschezza e fragranza, impegnato su piatti della tradizione ebraica nel mondo preparati da Jean Michel Carasso. Lo abbiamo provato sulle huevos haminados di Salonicco (uova sode cotte per 8 ore con caffè), il Gehackteleiber, pâté di fegatini e cipolle degli ebrei polacchi e russi, il Babà ganush, mousse di melanzane affumicate mediorientale, l’hummus, purè di ceci e tahina mediorientale, i Borekitas, mezzelune turche farcite con patate e feta e infine il Muhammara, crema di peperoni siriana con noci e melassa di melagrana. Un bel dilemma da sommelier ma risolto in maniera brillante da Edda grazie alla sua dolcezza in parte suggerita dalle note quasi di vino passito grazie al moscato molto aromatico e solo in minima parte reali sotto forma di gr di zucchero non fermentati in alcol. La sapidità e la componente chardonnay del vino vengono in soccorso sulle note più grasse dei piatti permettendo di pulire il palato e restituire freschezza dove necessario. Un vino ponte tra oriente e occidente e tra vino passito e vino secco che permette abbinamenti insoliti e goderecci su piatti dove con un vino moderno bianco ci potremmo trovare in notevole difficoltà.
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