Si intende da Burde, ovviamente, e non voglio certo affermare che siano uno specchio della realtà italiana e neppure toscana, così come non lo erano quelli dello scorso anno. Siamo aperti quasi solo a pranzo e il 90% delle scelte viene operato dai clienti sulla “cantina del giorno” ovvero 18 etichette di vini al bicchiere che cambiano ogni settimana. Però non tutte le etichette hanno successo e spesso è interessante studiare a che prezzo deve essere proposto un vino. Ad esempio un Brunello (in assoluto i MENO venduti come tipologia da Burde) a 29 euro venderà molto meno che a 35 euro e un Bolgheri a 13,5 vende peggio che messo a 18 o 25 euro. Tutto sta nell’azzeccare il connubbio tra valore percepito di un vino (ovvero il mix tra altezza della bottiglia, aspetto dell’etichetta, prezzo, denominazine e nome dell’azienda) e quello che il cliente è disposto a spendere.Da Burde abbiamo percepito una drastica riduzione del valore massimo assoluto che i clienti sono disposti a spendere per la singola bottiglia (oltre i 30 euro è praticamente impossibile vendere) mentre curiosamente abbiamo venduto benissimo tra i 16 e i 20 con il best seller assoluto Vino Nobile di Montepulciano di Contucci 2005 e 2006, proposto a 18,5 € e sempre apprezzatissimo in qualsiasi stagione (e anche Poliziano e Avignonesi vendono sempre benissimo). Nella stessa fascia di prezzo richiestissimo il Carmgnano DOCG, vero vino locale, con Podere Allocco, Capezzana e Le Poggiarelle a guidare le charts.
Sempre saldamente in testa come denominazioni Bolgheri (Adeo di Campo alla Sughera, Greppicante, Villa Donoratico e Le volte di Ornellaia i best seller) e Chianti Classico (praticamente tutte le etichette della carta a parimerito con un bel risultato di Villa Rosa, Ormanni, Cennatoio e Castello di Albola). Nel Chianti Classico grande exploit soprattutto per Castello di Ama, proposto ad un prezzo piuttosto aggressivo (28 euro) ha fatto il fumo! Bella prova anche dei Chianti di Villa Petriolo e della Rufina con Cerreto Libri, Frascole, Selvapiana e i Veroni a sbancare, e non solo nella versione “annata”.
In generale la gente vuole vini snelli, con poco alcol, dalla beva facile e non troppo imponenti. Spesso sono le forme stesse di alcune bottiglie che spaventano, ancora prima di leggere il prezzo o la gradazione alcolica, gli stessi elementi che due anni fa premiavano adesso allontanano.
Molta fatica per gli IGT di fascia bassa dal Chianti (in cantina tra i 3 e i 5 euro, in tavola tra i 10 e i 13), molto meglio gli IGT Maremmani come il Birillo di Principe Corsini, il Kepos di Ampeleia (che soddisfazione il riuscire a venderlo!!!) e il Sassoalloro di J. Biondi Santi.
Tira sempre il Morellino e tra BellaMarsilia, Jacopo Biondi Santi e Guicciardini è stata davvero una bella lotta quest’anno. Pochissimi SuperTuscans, unica eccezione il Flaccianello della Pieve di Fontodi, sia 200 che il blasonatissimo 2006.
Tra i vini non classici, è andato alla grande il Pinot Nero di Fortuni dal Mugello, forte di un’annata come la 2006, veramente delizioso e azzeccato come gusto. Tra i vini dolci ovviamente svetta il Vin Santo, Capezzana e Cacchiano inarrivabili ma bene anche i più secchi Lamole di Lamole e San Felice.
Buoni numeri dei rosati con il Vin Ruspo di Capezzana, il Castello di Ama e il Messidoro della Fattoria di Piazzano nell’Empolese.
Inutile parlarvi di bianchi e bollicine, qualche bottiglia di Prosecco si vende, ma nell’ordine di una decina al mese con buona pace di Zaia mentre tiene la Franciacorta. Bianchi non pervenuti se si eccettua la Vernaccia di Mattia Barzaghi e il Vermentino Campo al Mare di Folonari.
Nei cesti natalizi bene lo Champagne e di nuovo Bolgheri e il Brunello che si prende un minimo di rivincita sulle altre denominazioni, ad esempio regalare Chianti Classico non pare ancora troppo chic. Molta morìa tra i SuperTuscan natalizi, bene solo Anfiteatro e anche il Tignanello non è più quello di una volta.
Anno comunque in termini di venduto e fatturato molto interessante e positivo, seppur di continuo riposizionamento e sono davvero adesso curioso di vedere cosa ci porterà il 2010. Butto là due previsioni ovvero che Bolgheri e Montepulciano terranno e Montalcino si riprenderà qualche posizione. Cielo nero sui SuperTuscan senza adeguato blasone e rinnovato interesse per Chianti meno conosciuti, semprechè riescano a coniugare prezzo e risultati. In questa ottica il Montecucco potrebbe funzionare unendo l’esoticità della zona con la classicità del Sangiovese, quest’anno ha fatto benino, il 2010 potrebbe essere l’anno della sua definitiva consacrazione.
Così come le Riserve del Chianti Classico con indicazione di vigneto, ancora di nicchia ma sempre più nel cuore delle persone.