Marc Rougeot è un artista capace di dar lustro e personalità ad ogni parcella che vinifica e questo Lameroses da Meursault è uno degli esempi più raffinati che possiamo assaggiare oggi. A occhi chiusi fareste infatti molta fatica a capire se un bianco e rosso, obbiettivamente le sensazioni fruttate e floreali non sono tanto viola o rosa classiche del pinot nero ma quasi più tiglio o gelsomino e lo stesso le note fruttate con l’arancio più in evidenza di lamponi e ribes rosso.
Del resto il pinot nero è campione di lettura del territorio e qui a Meusault prima della “moda” dei bianchi era molto più presente. Oggi però sembra che il bianco si sia impresso tantissimo nel terroir tanto che cambiare l’espressione dei rossi in maniera sublime. Il gioco e le sensazioni proseguono in bocca dove l’eleganza e la ricchezza sono un tutt’uno con il frutto e l’acidità ben dosate e integrate con un tannino mai troppo polposo. Già buonissimo, in un paio di anni può dare ancora di più in termini di complessità ma sarebbe un peccato perdersi il gioco di acidità e frutto che oggi lo contraddistingue! Tanto è delicato che si abbina alla grande anche con una Carabaccia di Paolo Gori, la progenitrice della sout d’oignon francese.
Meursault, Monthélie, St Romain, Pommard e Volnay: sono i villaggi in cui Marc Rougeot, ora supportato dal figlio Pierre-Henri, gestiscono i 13 ettari di questa tenuta familiare. Pinot Nero e Chardonnay sono le espressioni dei loro terroir. Vini da raccolta e diraspatura manuale, senza aggiunta di solfiti.