Arriva in trattoria la P2 con l’annata 2000 e come spesso accade diventa l’occasione per dire l’ultima parola sul millesimo in quanto Dom Perignon con le sue P2 (Deuxieme Plenitude) è capace di esaltare le caratteristiche di un’annata in maniera precisa e straordinaria come abbiamo avuto modo di appurare con 1998 e 1996. Ma come è andata la 2000 in vedemmia? Una bella primavera e fioritura leggermente anticipata. Poi pioggia a luglio molto più alta della media e grandine. Per fortuna Agosto soleggiato e caldo che ha portato ad avere uve ben mature con acidità non elevatissima. Settembre e vendemmia sotto bel tempo e un finale di alcol potenziale quasi 10°, quasi 8 di acidità. Come è quindi questo Dom Pérignon P2 2000 dopo 17 anni dalla vendemmia e dopo 3 anni dal suo dégorgement?
Ovviamente è straordinario e nel mondo in cui solo lui sa essere… Dosaggio a 4,5 gr/lt (molto inferiore ai 7 gr/lt della prima uscita) con 52% chardonnay e 48% pinot nero, decisamente meno dark e oscuro dell’affascinante P2 1998. Il millesimo 2000 dona la vino una forza solare magnetica e dirompente che rapisce e conquista il palato. L’alta definizione che ama chiamare in causa Richard Geoffroy scolpisce i dettagli nel bicchiere che prima nel DP 2000 erano accennati: ecco quindi un bel floreale di ginestra e rosa, pesca, ostrica iodio e tanta spezia tra pepe vaniglia, caffè, noci caramellate. Ancora più netto e incalzante al roso dove si sente la sua leggendaria cremosità, la sua ampiezza e una lunghezza debordante in cui si affaccia maturità e sfacciata gioventù che collaborano ad un godimento raro e prezioso che prevede riunite insieme lime, affumicature e alghe e persino note tropicali di mango e ananas. Un vero atout in abbinamento (da noi su Maialino arrosto con aromi mediterranei di Paolo GOri, azzeccatissimo) ma che anche da solo vale il viaggio.
Un viaggio spazio temporale avvincente che genera suggestioni e riflessioni di ogni genere per un vino che non ho problemi a definire ancora una volta “grandioso, da bersi a grandi sorsi e che ti tocca nel profondo, e che si presta a sottolineare quanto sia importante per noi creature confinate in un mondo dominato dall’entropia e dai processi fisici ineluttabili trovare un modo per fermare il tempo, riavvolgerlo nella sua spirale e poterselo gustare in ogni sua sfumatura“.