Impresa da far tremare bene i polsi quella in cui si è messo Rudi Kofler, il giovane enologo erede del grande Sebastian Stocker, l’uomo che ha intuito il potenziale in termini di grandezza e invecchiamento che si celavano nel porfido e nei vigneti sopra Terlano. Uno spaccato del terreno frutto di un carotaggio apposito rivela il segreto di Terlano ovvero il porfido del sottosuolo con sabbia in superficie e poi roccia e infine quindi il porfido di antichissima origine vulcanica , con le radici delle viti che si approfondano fino a 3-4 metri e che dopo vent’anni vanno giù fino quasi alla roccia compatta. Un abbraccio della vite al terreno che i vini di Terlano riescono a restituire nei bicchieri grazie ad un lavoro che comincia nei vigneti (oltre 200 i coltivatori che conferiscono le proprie uve alla cantina sociale, che di recente ha acquisito anche quella di Andriano dall’altra parte della vallata) ma che prosegue e finisce fino nel sottosuolo con passaggi netti e il più possibile separati per mantenere carattere e specialità delle uve.
Visitiamo in successione la sala delle fermentazioni con i tank in acciaio molto snelli e piccoli in modo da effettuare vinificazioni separate non solo per le singole varietà bianche e rosse ma soprattutto per salvaguardare i tempi di raccolta e le caratteristiche dei vari mosti che poi saranno assemblati. Non tutto il vino fermenta in acciaio perchè per sopportare e non essere schiacciati dal lungo affinamento in legno o in acciaio il vino ha bisogno del legno come culla iniziale. Scopriamo così la nuova cantina con i legni per i vini più pregiati (Quarz, Nova Domus, Lunare, Porphyr) e per quelli che esprimono cru specifici come Vorberg (Pinot Bianco), Winkl (Sauvignon), Kreuth (Chardonnay), Gries (Lagrein), Montigl (Pinot Nero), Siemegg (Caberner) e Siebeneich (Merlot). Tutti vini molto noti ma di impressionante livello anche la gamma dei cosiddetti “Classici” che vivono solo in acciaio ma restituiscono aromi e complessità notevoli pur non essendo frutto di selezioni. Di particolare importanza la vision dei tank d’acciaio cilindrici disposti in orizzontale su cui riposano le riserve RD ovvero vini che vengono lasciati per 10 anni o più in acciaio sulle fecce fini per poi essere imbottigliati e venduti in operazioni speciali come la recente release dello strabiliante Chardonnay 1999.
Ecco il video della visita:
Ecco i nostri assaggi:
Terlan Winkl Sauvignon 2011
Winkl è vigneto grande vicino cantina, vocato per Sauvignon, dal 1957 in purezza per primi, prima era solo taglio, bosso ma soprattutto minerale pirazine basse, note verdi basse, tiglio mughetto e salvia, bocca stupenda e ricca ma non esplosiva , freschissimo ma tanta polpa, importante e persistente, non c’è magrezza esasperata ma eleganza. Acciaio e acciaio anche se fa parte di linea vigneti che in genere fa legno. 87
Terlan Chardonnay Kreuth 2010
Fermentazione in botte e affinamento anche in legno più un anno in bottiglia. Vigneto di 5 ettari con vigneti antichi, gessoso e minerale, tropicale in seconda battuta, mango e papaja, agrumato leggero, bocca piena e completa, succulenta, bevibile anche se tanto ricco, alcol gustoso e ben armonizzato, legno invisibile, armonia nel vigneto che si traduce nel vino. 93
Terlan Pinot Bianco Vorberg 2009
Da 500 fino a 900 metri sopra Terlano, attuale annata in commercio, un anno botte grande poi malolattica (non in tutte le botti) tiglio glicine e rosa, roccioso schietto e minerale, elegante e sapido già al naso, miele , agrumi e susina, bocca diretta, fresca, si sente ricchezza del vino ma anche saporosità affumicata e minerale, un timbro unico che a Terlano raggiunge un equilibrio unico con la varietà 92
Nova Domus Terlaner Riserva 2009
Dal nome della Neuhaus in etichetta con Chardonnay Pinot bianco e Sauvignon , una bella danza, tre uve in perfetto equilibrio, naso dove mineralità si sposa con frutto e floreale, tropicaleggiante e delicato per quanto possibile, elegante e pieno di mela, pera, mirabelle, nocciole . Bocca dissetante robusta ma tipica terlano al cubo. 94
Quarz Sauvignon 2009
Vigneti più vecchi e più vocati, quarto è silicio e minerale più diffuso. Ha più acidità di altri , vigneti cambiano ma si decidono già a primavera e produttori che se finiscono le loro uve qui arrivano quasi a 6 euro al kilo. Naso perlinato preciso e lucente, carattere roccioso e delicato, rinuncia a facilonerie espressive per privilegiare carattere minerale e d’altura, bocca per amatori delicata, quasi amarognolo con finale ammandorlato incantevole. 94
Terlan Chardonnay 1999
Un anno di legno poi 10 anni in acciaio su fecce fini poi imbottigliato. Naso di pepe nero e rosa, curcuma, pietra focaia, mercato Provenzale, mandarino e pesca nettarina, bocca ricca equilibrata ma con sapidità che salta fuori da ogni parte, finale dove tutto si somma e si armonizza . Come se territorio e genio umano avessero bisogno di 10 anni per integrarsi. Fantastico 96
Terlan Pinot Bianco 1996
Aperto da qualche giorno ma lo assaggiamo lo stesso molto volentieri, ha profumi di uva sultanina e profilo quasi da passito nobile, affumicato e dolce, Pan di ramerino, salsedine, finale croccante sapido e gustoso. 88
In Alto Adige ti fregano sempre, sanno farti sembrare le cose di una semplicità estrema quando invece sono costruzioni certosine basate su incastri molto delicati tra responsabilità sociale, economica e ambientale dell’impresa. Rudi è consapevole della delicatezza del suo ruolo ma non noti mai un cedimento nè un’idea di stanchezza nelle sue parole. Forse sono le visite in cantina a rincuorarlo e il piccolo grande tesoro che Sebastian Stocker ha tenacemente protetto dalla volontà di vendere ogni bottiglia ogni anno: qui riposa la storia di Terlano e un pezzo importante dell’Alto Adige e secondo noi anche uno dei fondamenti del futuro dei vini italiani, la longevità dei vini bianchi altrove sbandierata (San Gimignano, Fiano d’Avellino, Verdicchio) qui è praticata protetta e dimostrata ogni giorno.