Due righe di approfondimento sui Pinot Nero del 2005, adesso che abbiamo la classifica complessiva. Intanto qui potete vedere la mia scheda con i voti dati ai singoli vini “alla cieca”. Una rapida occhiata fa vedere come abbia dato al Fortuni esattamente la media voto raccolta dagli altri 15 degustatori, cioè 80 punti mentre su Muri Gries addirittura ho dato 86. Franz Haas invece mi era piaciuto meno e gli avevo attribuito 76 punti. Più accordo su Tiefenbrunner (80 io e 79 la giuria) ma totale discordanza su Kossler, pure secondo a 80 punti ma cui avevo dato addirittura 69! Su Stachlburg io ero su 90 (e vincitore, IMHO) mentre complessivamente ha ottenuto “solo” 76 punti.
1. Muri-Gries Klosterkellerei – Südt. Blauburgunder Riserva “Abtei Muri” 2005 82
1. Franz Haas – Südt. Blauburgunder 2005 82
2. Kellerei Kössler – Südt. Blauburgunder “Herr von Zobel” 2005 80
2. Kellerei Nals Margreid – Südt. Blauburgunder “Mazzon” 2005 80
2. Podere Fortuna – IGT Toscana Fortuni 2005 80
2. Kellerei St. Pauls – Südt. Blauburgunder “Luziafeld” 2005 80
3. Kellerei Bozen – Südt. Blauburgunder Riserva 2005 79
3. Tiefenbrunner Schlosskellerei Turmhof – Südt. Blauburgunder Riserva “Linticlarus” 2005 79
3. Maso Poli – Trentino Sup. Pinot Nero 2005 79
3. Tenuta Mazzolino – O.P. Pinot Nero “Noir” 2005 79
Le differenze sono in parte imputabili all’ordine di presentazione dei vini, per esempio Kossler mi è arrivato praticamente come ultimo vino prima della (mia) pausa a metà pomeriggio e quindi ero piuttosto stanco mentre Muri Gries è stato uno dei primi vini dopo la pausa pranzo ed ero sicuramente più fresco e ben disposto verso il vino. Questo dimostra e sottolinea la grande importanza dell’ordine di presentazione dei vini in un concorso e il fatto che è sempre molto difficile per un singolo degustatore parlare di qualità “oggettiva” di un vino e che il panel, specie se ben strutturato e pensato permette di avere una certa maggior qualità di valutazione. Il più grande svantaggio di questa tecnica è che se non si selezionano bene i componenti del panel si hanno punteggi troppo vicini e diventa difficile discriminare molto tra i vini. E in effetti tra il vino numero 1 e il numero 50 in classifica ci sono appena 10 punti di valutazione di scarto con moltissimi ex aequo.
Ciò non toglie però che la classifica non sia valida e che non rispecchi l’oggettiva qualità dei vini che in effetti, e penso possano confermarlo anche gli altri componenti della giuria, erano spesso molto vicini come valutazione pur evidenziando alcune caratteristiche regionali ben identificabili.
L’annata 2005 non è stata una grandissima annata in Alto Adige e questo ha permesso alla Toscana di affacciarsi un pò in alto e anche all’Oltrepò Pavese di cominciare a farsi sentire a questi livelli.
L’impressione che ebbi uscendo da Laimburg è che i Pinot Neri altoatesini 2005 hanno tutti una forte componente di frutto scuro “freddo” e di minerale terragno che li marca a fondo, solo raramente il floreale e qualche nota più fresca fa capolino dai bicchieri. Lo stesso Fortuni per me a Laimburg era un AA “di sicuro”, così scrivevo in nota sul foglio degli appunti…
I Pinot Neri dell’oltrepò invece hanno un carattere molto più rotondo e molto più dipendente dal legno, con note più calde e un pò più piacione, che però non ho disprezzato affatto, anzi! Molto più piacevoli, leggeri e delicati ho trovato i Pinot Nero della Val D’Aosta, nettamente in crescita rispetto ad altri anni.
La classifica complessiva secondo me è molto figlia della particolare annata 2005 con un’estate calda solo a tratti e un settembre ottobre molto fresco che ha fatto faticare non poco i produttori per ottenere tannini maturi e uva dalla giusta acidità. Stiamo entrando in una fase molto interessante per il Pinot Nero in Italia e almeno in Alto Adige si va definendo uno stile ben preciso che saprà sicuramente ritagliarsi una nicchia sempre più ampia tra gli appassionati di vino. Nel resto d’Italia sono un pò scettico per i Pinot Neri dell’Oltrepò e Piemontesi mentre seguirò con interesse i progressi in Val D’Aosta. Sul resto d’Italia credo si possa parlare di casi isolati e che per ora fanno un pò storia a sè, Toscana compresa. Il tutto come sempre quando si parla di questo vitigno, sempre sottoposto alla grande variabilità del clima e delle precipitazioni che da sempre rendono il Pinot Nero affascinante e maledetto.
Non è un caso se Armin Kobler, forse uno dei maggiori conoscitori italiani del vitigno, con la sua azienda non produce Pinot Nero, no? 😉