L’altra faccia dell’Amiata rappresentana il trait d’union ideale tra la Toscana classica del Sangiovese del chianti Classico e Montelcino e la Maremma. Un vino che respira pronfondo grazie ai terreni molto particolari e un vigneto unico che sorge su una vecchia stazione termale toscana, in una località dove sorse e tuttora esiste una Vecchia Pieve ricca di fascino e un pizzico di mistero. Il vino ha un non so chè di boscoso, minerale e cupo che si trova anche in altri grandi Montecucco ma che qui è coniugato con una scorrevolezza impressionante e una struttura che al naso (classico di ciliegia amarena sandalo e cuoio) non sospetti del tutto. E invece in bocca ha un grip tannico notevole, comune ad altri grandi Montecucco, che ricordano in primis le versioni migliori del rosso i Montalcino e dall’altro lato guardano ai boschi e alle macchie della maremma con rimandi di alloro, ginepro, mirto e anche rimandi salini iodati.
Un vino spartiacque interessantissimo anche da seguire per qualche anno in bottiglia per di più offerto ad un prezzo molto interessante (sotto i 15 euro).