Eliane Delalot ha sempre lavorato la terra a mano e sempre venduto le uve in questo paesino in fondo alla Valle della Marne quasi vicino a Parigi. La produzione in proprio parte pochi anni fa con il figlio professore di storia dell’arte che ha come linea guida proprio l’idea di produrre poco ma fare di ogni vino un’opera d’arte a cominciare dall’etichetta. Biodinamica per vigne che non hanno mai visto un trattore in vita loro, lavoro completamente a mano dal remuage al degorgement per solo 8mila bottiglie che valgono lo sforzo per cercarle e provarle.
65% Meunier e pinot nero e chardonnay a completare una cuvèe dosata a 10gr/lt per incarnare lo spirito “dionisiaco” del nome (mentre tutte le altre cuvèe sono praticamente non dosate). Componenti dolci e fresche in ottimo equilibrio già dal naso, frutto esaltato in note di frutta di bosco, lampone, ribes rosso e bianco, pesca sciroppato, arancio, canditi, pera dolce, tocco di senape, sorso godereccio e piccante con dolcezza ben dosata, zenzero fresco, equilibrio dinamico che lo rende speciale a qualsiasi ora del giorno. Ottimo sulla scottiglia bianca di Paolo Gori durante la nostra serata ma potrebbe anche star bene su qualche preparazione con traccia di dolcezza.