Come ogni anno abbiamo ricevuto (io e la mia famiglia) l’invito a cena dai Conti Contini Bonaccossi nella Villa di Capezzana per degustare l‘olio del nuovo raccolto e ovviamente anche alcune anteprime dei loro vini più rappresentativi. Già in questa frase ci sono già un sacco di presupposti per cui qualcuno di voi possa pensare che non dovrei scrivervi della cena e dei vini ma mi pare che si tratti di un conflitto di interessi piuttosto risibile quindi vado avanti… Anche perchè con due bimbi piccoli mi è difficile girare per cantine e accettare tutti gli inviti che ricevo a girare la Toscana e le aziende vinicole. Devo dire che ovunque sia stato sono sempre stato trattato benissimo (Avignonesi e Badia a Coltibuono su tutti) ma andare su a Capezzana è sempre un’occasione speciale. Sarà perchè in 18 minuti (nuovo record quest’anno con il Doblò 1.3mjet) sono già lì mentre le altre cantine sono a più di un ora di auto, sarà perchè da Burde abbiamo i vini dei Bonaccossi da più di 60 anni, sarà perchè l’ex limonaia con camino attorno al quale vengono messi i tavoli fa così tanta atmosfera…boh insomma, si sta veramente bene. Anche perchè è un’occasione informale, si sta vestiti casual e siamo fra ristoratori, gentaccia che si trova bene solo tra di loro! Ma veniamo ai vini e all’olio…
Si parte come di rito con un assaggio di Vin Ruspo 2007 dalla vasca ovvero dalla vasca dove il vino sta ancora riposando in attesa di essere imnbottigliato e arrivare per i primi di dicembre nelle nostre cantine. Questo dalle nostre parti e a Prato in particolare è il vero Novello dell’anno, il vino che tutti aspettano per le feste e per assaggiare l’ultima vendemmia. Salasso di Carmignano quindi circa 70% Sangiovese e 30% Cabernet che sapete qui è presente da almeno 300 anni quindi praticamente è un autoctono. Gusto freschissimo, profumi intensi di rosa, di ciliegia e fragola, con una persistenza degna di un vino rosso…è sempre grandioso soprattutto se bevuto entro la primavera successiva. Da Burde non lo serviamo mai in ogni caso dopo Pasqua. L’altra sera ha fatto la sua parte sui ceci conditi con l’olio nuovo e la classica fettuntissima iniziale.
Già l’olio com’è? Strabuono, niente dolciastri saporti da mosca (qua si è abbastanza in alto e si è avvertita meno che nel resto della Toscano dove il 40% del raccolto è stato compromesso), un convincente carciofo e un floreale di campo incantevole. Da bersi anche da solo, ve lo garantisco!
Ok ok arriviamo ai vini più interessanti….Parziale delusione per il Trebbiano 2003. Mi ero finalmente deciso ad entusiasmarmi per il 2002 versione quasi Gravneriana per questo esperimento di Chioccioli per cui trovarmi di fronte ad una sua versione “light” mi ha lasciato un pò perplesso. Buono e piacevole ma senza l’intrigante complessità che ha fatto delle prime annate di questo vino un unicum nel panorama toscano. Certo le vendite non erano state ottime quindi probabilmente si è cercato di inquadrarlo in binari più tradizionali. Buono comunque ma la versione precedente aveva qualcosa di affascinante, questo 2003 invece è un “altro” grande bianco, ma senza spunti particolari di interesse.
Altro tono per il nostro vino preferito di Capezzana, ovvero il misconosciuto Trefiano 2003, finalmente in bottgilia dopo aver saltato 2001 e 2002. Caldo avvolgente e affascinante come non mai nella sua toscana austerità, con un cabernet in punta di piedi e un grande sangiovese scalpitante. L’annata calda lo fa arrivare in bottiglia con un’acidità ridotta rispetto al 2000 e probabilmente ne segnerà la longevità non enorme ma quando lo si beve, è sempre fantastico. Mangiarlo sul prosciutto in salsa d’uva e patate arrosto era una favola.
Arrivano due pecorini stagionati ed ecco il vino da passerella ovvero il Ghiaie delle Furba 2003 in anteprima, stavolta con più Syrah del solito, già molto evidente nelle note pepate al naso. Si sente la mano di Chioccioli del Cortona Syrah il Bosco ma soprattutto in bocca si sente un grande Cabernet che riduce il merlot ai minimi termini in fatto di gusto. Naso già elegante e raffinato,. bocca ancora in assestamento ma di certo tra un paio di anni avremo nel bicchiere un grandissimo vino. Finale per i 3 bicchieri e 4 grappoli AIS ovvero ad un passo dall’eccellenza secondo la critica ma mi domando come si possa OGGI dare un giudizio su questo vino vista la sua estrema gioventù. Per me siamo ai livelli del 2000 (che tuttora preferisco alla premiatissima annata 2001, boh sarà questione di gusti!).
Gran finale con il sontuso Vinsanto 2001, una festa al naso ma soprattutto molto convincente in bocca con una acidità sorprendente, una volatile misuratissima e un retrogusto molto avignonesi…Profumi netti e finissimi di albicocca, datteri, fichi secchi di carmignano (ovviamente!) nocciola e zenzero, mai stucchevole. Di nuovo uno dei tre migliori vin santi toscani in circolazione come riporto a Beatrice Contini Bonacossi, sempre attentissima ai pareri degustativi su suoi vini. Sarà un pò bambinesco, ma mi fa sentire sempre parecchio importante quando mi chiedono un parere su di un vino…
In teoria dopo questo Vin Santo ci si dovrebbe fermare e togliersi il cappello ma c’è da assaggiare la Grappa di VinSanto: bianca, croccante, con profumi di viola, fiori freschi e un nerbo fresco pulitissimo nel palato. Una grappa che non t’aspetti ma veramente buonissima (poi la porto alla Paola Soldi dell’ANAG e mi faccio dire che ne pensa…).
Fine di serata con visita alla vinsantaia (col cappotto perchè ovviamente le finestre sono spalancate come vuole la tradizione) e chiacchierata con la sempre carina e gentilissima Serena Contini (nipote di Beatrice) davanti alla brace nel camino. Non capita spesso di parlarci visto come è sempre impegnata in giro per il mondo a promuovere il vino di Carmignano e a studiare in master vari (londra e usa)! Ci racconta dell’esperimento Syrah in purezza chiamato 804 (anno della prima testimonianza del vino a Capezzana, quindi qualcosa come 1203 anni fa, del mercato del vino che cambia, delle guide, dei clienti, insomma di tutto di più. Ci raggiunge anche Sergio Bianchini della Vintage 04 che rappresenta su Firenze e oltre l’azienda e in un attimo è già ora di nanna.
Torno a valle (ci metto però un pò di più di 18 minuti…) con l’impressione di essere stato a cena da amici più che da “fornitori” del ristorante e il fascino dei vini (e della “gente”) di Capezzana sta proprio in questo: sono nobili ed eleganti, però tanto veri, sinceri e gustosi che li senti subito vicini al tuo modo di intendere il vino in tavola.
E in effetti però questo nelle guide non sta scritto…
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