Icchè mi succede

Baustelle al Viper: intervista a Francesco Bianconi sul vino e sushi

baustelle viperPensavate che non ce l’avrei mai fatta, vero? E invece grazie alla vulcanica Anna Meacci e a Marco del Viper Team sono riuscito da esperto giornalista musicale ad entrare nel party post concerto evento dei Baustelle a Firenze (unica data toscana!) per intervistare per voi Francesco Bianconi, carismatico e dolcissimo leader della formazione. Innanzitutto devo dire che il concerto è stato seminale, a tratti struggente e toccante con momenti da brivido davvero sublimi. Intensità, precisione e anima, i 3 (anzi 7 visto che altri 4 strumentisti eccezionali erano con loro sul palco) hanno coinvolto e toccato tutto il pubblico (molto over 30 per fortuna) che è rimasto a bocca aperta tutto il tempo delle quasi due ore di concerto. E risentendo le canzoni di Amen dal vivo non posso che ribadire ogni bella parola spesa per questo disco (non solo da me, anche dalla critica un pochno più specializzata). Stasera oltre ai Katatonia, ai Duran Duran e ai Delta V ho senito anche molto Battiato, un pò di disco music anni 70 (Baudelaire che dal vivo sembrava quasi una trance track remix), pura e inimitabile melodia italiana il tutto fuso in un gruppo e in un rock rabbioso e adulto che ha pochi paragono possibili.

Abituato come sono a concerti dove non si aspettano che i vecchi pezzi (ehm…Irons, ‘Tallica…) qua, “La Guerra è finita” a parte, invece morivo dalla voglia di risentire Aeroplano (Rachele dolcissima e struggente come poche altre volte, volevo avere 15 anni di meno per mettermi a piangere) , Alfredo, Colombo, Charlie fa Surf (“non contro la Chiesa ma contro un certo uso della Chiesa“)e tutte le altre “instant classic” del disco. Ciliegina quasi finale la riproposizione di Bruci la Città, scritta per una bella interpretazione di Irene Grandi ma che ha conquistato l’Italia secondo me grazie ad un assolo di chitarra lancinante come i Guns dei tempi d’oro.

E lascio la parola proprio a Francesco (ci ho parlato solo 5 minuti ma dato che abbiamo parlato di musica, fumetti e vino lo conisdero come se ci avessi mangiato la pappa insieme…) che stremato dal concerto doveva, poveretto, pure rispondere all’angosciante interrogativo postogli dal Sommelier Informatico Musicale:

“Ma che vino ci abbinate con il sushi?”

[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=qVhG8uX-Wr0[/youtube]

E infine, come non concludere questo post con le parole dell’ultima canzone del live set? (Anche qui, 15 anni di meno e giù a piangere e autocommiserarsi per ore…)

“Sarebbe splendido. Amare veramente. Riuscire a farcela. E non pentirsi mai. Non è impossibile pensare un altro mondo. Durante notti di paura e di dolore. Assomigliare a lucertole nel sole. Amare come Dio. Usarne le parole. Sarebbe comodo. Andarsene per sempre. Andarsene da qui. Andarsene così. “

Andrea Gori (ancora) su Spirito di Vino: almeno stavolta “lavoravo”!

Un motivo in più (o in meno…) per comprare SdV di questo mese! Nell’articolo sui Vini Top Italiani del 2007, a pagina 100 in una bellissima foto di Matteo Brogi sono ritratto in ottima compagnia mentre degusto uno dei mitici 18 supervini derivanti dall’incrocio delle valutazioni delle 5 guide più importanti dei vini Italiani (AIS, Veronelli, Gambero, Touring, Espresso, “mediati” da Winenews.it). E’ stato un invito del sempre gentilissimo Guido Ricciarelli a farmi partecipare a questa esclusiva commissione di valutazione che ha dato modo di riflettere sui vini che mettono d’accordo tutti e soprattutto capire il perchè. Devo dire che è stata una esperienza bellissima, al di là ovviamente dei nettari meravigliosi che siamo stati “costretti” a bere, non avete idea di quanto si cresce a sentire discutere di questi vini dei pezzi grossi come Ernesto Gentili (Espresso), Gianni Fabrizio (Gambero Rosso), Paolo Baracchino (Gran Jury Europeo) , Daniel Thomases (Veronelli) e Pierluigi Gorgoni (Spirito di Vino). Per un sommelier relativamente giovane di naso come me, sentire discutere questi qua è un pò come per un ballerino vedere Roberto Bolle nel Lago dei Cigni o per un calciatore stare a bordo campo a vedere i dribbling di Kakà (o per un chitarrista sedersi sul Marshall di Yngwie Malmsteen mentre fa un assolo funambolico…): una esperienza grandiosa esaltante e al tempo stesso un pò mortificante…
Voglio dire le bottiglie erano tutte stagnolate e bendate però nel giro di 5 secondo avevano già riconosciuto tutti i nomi e le bottiglie mentre io ero ancora lì a decidere se c’era più lampone o più ciliegia o mirtillo e quindi più sangiovese o più nebbiolo o cabernet. E mentre dicevo “ah già vero” loro erano già a disquisire su che evoluzione avevano avuto nei 6 mesi precedenti, quale sarebbe stato il loro futuro e quanto tempo l’enologo aveva lasciato le botti senza girarle…
Insomma sapere che le guide le scrivono gente come loro mi rincuora non poco e allo stesso tempo mi fa riflettere su alcuni vizi di fondo ineliminabili delle guide dei vini. Molti dei vini che abbiamo degustato (lo leggete anche nell’articolo di Guido) erano ancora estremamente giovani e difficilissimi da leggere e questo all’incirca a Febbraio 2008, ed erano stati però degustati per le guide quasi un anno prima, senza contare che alcune delle bottiglie che ci erano state mandate appositamente dai produttori per quell’occasione avevano dei problemi di conservazione. Come anche Gentili ha giustamente fatto notare in più di una occasione può capitare che due guide differiscano molto sul giudizio di un vino non tanto perchè hanno metri di giudizio diverso ma proprio perchè abbiano degustato due vini molto diversi! E non sempre si può avere il tempo di richiedere e riassaggiare un’altra bottiglia (oltre le 2-3 che i produttori mandano per ciascuna assaggio). Sul fatto dei tempi invece dobbiamo accettare il fatto che è inevitabile che se questi vini vanno sugli scaffali a natale 2007 i consumatori devono leggerne le caratteristiche almeno ad ottobre e qundi gli assaggi devono per forza svolgersi nei mesi precedenti, spesso con campioni non certo pronti al consumo. Quindi chapeau di nuovo a chi riesce a leggere i vini capendone l’evoluzione immediata e prossima.
Quando appunto sei in mezzo a queste persone, ti rendi conto che di strada da fare ne hai tanta e che soprattutto per i grandi vini un solo assaggio non basta assolutamente ma occorre seguirli e conoscerli per apprezzarli in tutte le loro potenzialità. Altra cosa “buffa” è che come punteggio ero regolarmente 2-3 punti di media sopra gli altri e, sebbene nell’articolo si vada appunto con le medie voto dai 96 agli 89 punti, io non sono riuscito ad uscire dalla forbice 99-91.
Di spunti di riflessione ne dà tanti l’articolo e tanti altri ne sono venuti fuori a tavola come ad esempio la difficoltà di incontrare i gusti del pubblico con i bianchi, le nuove realtà del sud Italia, il mancato decollo del Pinot Nero “italiano”, di come cambia il Cabernet in Italia a seconda del terroir e della latitudine, di quanto sia diverso a volte ciò che il pubblico vuole e ciò che le guide tendono invece a premiare. Altre note sparse riguardo il notevole accordo che avevo con Paolo Baracchino (anche lui scuola AIS fiorentina) e l’enorme e maniacale attenzione al dettaglio fotografico, praticamente SOLO per le foto dei tappi che vedete nell’articolo, Matteo ha impiegato qualcosa come 1 ora e mezzo!
Nel mio personalissimo tabellino (di cui vi riporto sotto le note, qualcuna addirittura finita nell’articolo, WOW) il migliore di tutti era Barolo Bricco Boschis 2001 Cavallotto, seguito ad una incollatura da Grattamacco 2004 e poi da Mastroberardino Radici Riserva 2001 che in ogni caso anch’io ho convenuto essere meritevole di vincere, non fosse altro che per il prezzo “ridicolmente” basso di 25 euro a bottiglia!

Vittorio Moretti Bellavista 2001: croccante pesca minerale su un sottofondo di tiglio, invitante e ricco, corposo ma finezza e classe da vendere

Poggio Vento 99: un’archetipo del brunello, austero ma seducente, fiori e frutta in egual misura, un pò sulle sue ma si farà nel tempo

Pergole torte: lampone in confettura e macis, dolce tannico, elegante

Asinone: ribes nero, mora di gelso, pellame nobile, pepato, sferzante e dinamico

San Leonardo: bordolese classico con mix di frutta di bosco e note eteree, profondo, asciutto, intrigante

Montevtrano: austero, anice e finocchio, qualche nota un pò cotta ma compattissimo

Grattamacco: menta balsamico pepe bianco e incenso, avvolgente e setos, in bocca viene fuori quasi una pesca sciroppata, fine ed elegante nel fruttato di prugna da manuale

Sassicaia 04: dolce e vaniglioso poi ciliegia e mallo di noce, succoso, energico e deciso

Masseto 04: un pò segnao dal legno ma bella mela rossa, cipria e ciligia, in bocca solo un pò amarognolo.

Radici 2001: intenso e penetrante, cuoio e frutta, liquirizia, thè nero BELLISSIMO, suadente integro

TerreA di lavoro: profumi scuri e netti di mirtillo e ribes nero, cassi e tabacco kentucky

Monfortino: balsamico sopra ogni cosa, fiori cimiteriali, mela dlce, rosa passita carnoso di humus e terra d’autunno, trama tannica impressionante

Vigna Rionda: quasi ruffiiano per i fiori che porta ma note carnose di confettura di marasca su tappeto di spezie

Cavallotto: frutta sciroppata, nota sferzante balsamica, liquirizia, pepe, anice, rabarbaro, tannino vivacissimo ma nobile

Barbaresco Gaja: pepe cannella, roas, ribes, cipria, carnoso e succulento ma un pò troppo legno (almeno per ora….)

Serenade Passito Caldaro: mostarda dolce , zenzero e paprika, pesca in confettura e ginestra fiorita, in bocca sapido e verace, intrigante ad ogni temperatura

Questi due “intrusi” graditissimi sono stati l’omaggio dello staff di Villa la Vedetta agli stanchi degustatori che dopo 2 ore di rossi tannici e corposi non vedevano l’ora di sorseggiare due bollicine…alla cieca avevo detto (d’accordo con Paolo Baracchino) un millesimato champagne con abbondante pinot nero e un Franciacorta notevole. Si sono poi rivelati il Bollinger Grande Anneè 1999 e il Billecart Salmon Brut Reserve.

Ecco diciamo che bevuti sulla terrazza di fronte al cupolone di Brunnelleschi proprio male non stavano…

ps

Segnalo sempre sullo stesso numero della rivista, un bel confronto di Morellino di Scansano con sugli scudi il Bronzone dei Mazzei (ma comunque molto più caro degli altri) e un ottimo piazzamento del Bellamarsilia di PoggioArgentiera e soprattutto un articolo sul mitico Champagne “fantasma” Armand de Brignac che ogni giorno sono sempre più curioso di assaggiare…vedi particolari qui e sul forum del Gambero Rosso…

Buona Pasqua a tutti (anche a Montalcino…)

Se ne sta parlando molto in rete…e da alcuni commenti giunge grande un augurio di chiarezza e di pace per chi lavora bene e onestamente tra i filari di Sangiovese di Montalcino. Pasqua è proprio il tempo di Resurrezione e di gioia e soprattutto di sentimenti sinceri di passione e amore per l’uomo e per le sue creazioni, altrimenti Dio non ci avrebbe dato suo figlio da crocifiggere a nostro piacimento.
Non voglio passare per quello che mescola il sacro con il profano (a proposito di mescolare vini…) ma Gesù dimostra sempre per il vino un amore sano e viscerale: dal suo primo miracolo alle nozze di Cana all’Ultima Cena è il vino che lo accompagna nei momenti più belli e più tragici. E tutt’oggi nella nostra cultura occidentale il vino ha un non so che di sacro che affascina gli uomini e che è in grado di toccare corde del cuore che nessun’altra bevanda riesce a fare. Ed è per questo che è davvero tremendo che ci si approfitti dei sentimenti delle persone e del fascino della terra e del “prodotto della vite e del lavoro dell’uomo” per far soldi sulla fiducia altrui.
Domani è Pasqua e tra agnelli, lesso e minestrone di pasqua con i fegatelli (tradizione in casa Gori) troverà spazio anche alla nostra tavola, raccogliendo l’invito del commentatore AG sul blog di Franco, una bottiglia di Brunello di quello vero, “di quello rosso, di quello fatto, potato, trattato, raccolto, aspettato, sudato, non di quello nero, un po’ di questo e un po’ di quello dentro e via, (quello se le beva chi lo fa)”.

Ah già si certo vorreste i nomi…ma non mi pare il caso di nominare qui quelli che reputo onesti e validi perchè sicuramente tra gli oltre 200 imbottigliatori lo sono in tantissimi, sta a voi leggere documentarvi e informarsi e perchè  no, venire da queste parti e parlare direttamente con loro, vi apriranno le loro porte e vi faranno scendere in cantina così che possiate rendervi conto di come lavorano e di quanto amore mettono nelle loro bottiglie.

E visto che siamo a scambiarci gli auguri, che vi giungano i nostri sinceri e appassionati, non solo per il nostro amato Brunello, ma per ogni creazione umana e per ogni uomo riscattato da Dio alla più alta dignità possibile con il sacrificio del suo figlio.
Che possiamo esserne all’altezza in ogni occasione e in ogni circostanza della nostra vita e nel nostro lavoro e che sappiamo sfuttare l’energia eccezionale della gioia della Risurrezione del Cristo per migliorare la vita di chi ci sta vicino e lontano.

Del resto, adesso è finalmente dimostrato ciò che ogni Scout sa dal giorno della sua promessa, ovvero che donare è meglio che ricevere!

Day 2 Amsterdam: esperienze sensoriali…

Ovviamente non quelle che pensate voi…ma oggi pomeriggio alle 14 dopo la mattinata di lezione (come al solito penso piu interessante per me che per i miei studenti) la mitica Barbara (blogger di lungo corso per MammaAmsterdam e  pure in passato collaboratrice per il Gambero Rosso e varie istituzioni italiane come ICE e Camere di Commercio, mamma polacca e babbo abruzzese, sposata ad un olandese e ora completamente integrata nella societa’ grazie alla nuova bici a tre ruote station wagon) mi porta a pranzo fuori in un banalissimo e misconosciuto posticino Surinamese. Ma il mangiare e’ incredibilmente buono con una minestra gelatinosa con dell’uovo galleggiante in mezzo a funghi carne e spezie varie e del pollo e agnello da leccarsi i baffi. Peccato che ci abbino una ginger beer saponosissima e rovino tutto (ma la scelta era tra una Fanta Cassis e un Red Bull quindi non mi lamento). 

Piccolo tour nel mercato in mezzo agli aironi (!) che zampettano sui tetti delle case tra bancherelle che vendono frutta e cibi per lo meno esotici e sosta al Bazar, vecchia sinagoga riadattata con l’interno appunto a bazar orientale coloratissimo e intrigante. Me lo segno per un pranzo futuro, pure i bagni valgono una visita! Ok troppa cultura finora quindi tappa forzata al Rijkmuseum (saltando Van Gogh che non mi ha mai convinto del tutto…) che chiude alle 18 ma ha avuto la grandissima idea di ristrutturarsi completamente e ha quindi sparpagliato i vari quadri per l’Olanda lasciando pero’ qui i Masterpieces. Ho quindi l’occasione di stordirmi alla Stendhal davanti a Vermeer e la sua Sguattera e soprattutto una buona mezzora davanti a The Night Watch…che poi non sarebbe proprio di notte visto che l’hanno chiamato cosi’ ai tempi in cui era coperto da un notevole strato di fuliggine e sporcizia. Ma e’ soprattutto interessante cercare di capire come mai questo quadro sia cosi’ famoso. E secondo lo e’ per un motivo alla Blade Runner, ovvero che non lo vediamo come l’autore lo ha pensato. Nella stessa sala viene presentata una copia fatta all’epoca e ci fa vedere come nella parte sinistra manchini un buon 15% di quadro (tagliato per spostarlo in un’altra sala). Ecco perche’ la Ronda di Notte sembra un quadro con le proporzioni particolari e con simmetrie che non tornano o che comunque lo rendono impossibile da guardare con un occhio “standard”. Insomma Rembrandt lo ha dipinto con alcune proporzioni “normali” ma noi lo abbiamo sempre visto in realta’ con un taglio che ne altera e non di poco gli equilibri rendendolo in qualche modo meno accettabile dalla nostra percezione. Per spiegarlo meglio vi riporto qui una copia inglese che mostra il lato mancante. Si vede male ma credo che si noti che la dinamicita’ del quadro e’ completamente diversa e trasmette molto meno movimento e la ronda non sembra cosi’ uscire dalla tela come nella versione “tagliata” di Amsterdam…E per spiegare il paragone con Blade Runner, non mi dite che a voi sono piaciuti gli inserimenti a base di unicorni galoppanti nella Director’s Cut!

A parte Rembrandt, la collezione e’ davvero impressionante e bellissima e presentata alla perfezione da guide audio e pannelli. Rimango anche folgorato dal Cigno Minacciato di Jan Asselijn  e il Bambino Malato di Gabriel Metsu con il suo taglio diagonale tra colori chiari e scuri.

Rinfrancato e rigenerato dalla grande pittura olandese del 1600 vado in un’altra grande istituzione olandese ovvero la Bols, storica azienda di Gin Genevrier e liquori da cocktail con una gamma impressionte di prodotti ma soprattutto con una casa museo dove condurre le proprie esperienze sensoriali e gustative in sale apposite. Guardate che meraviglia questo odorama con 35 essenze realizzate veramente bene (ne ho beccate quasi 20 giuste su 35)…E la mostra continua con la sala dei Gin e Genevries con tutte le ricette e i modi di produzione e infine pure la possibilita’ di costruirsi il proprio cocktail e vederselo servito al termine del tour.

A me esce un bel mix di Bols Creme de Cassis (che sa obbiettivamente molto di Syrah Relentless di Shafer) e Genevrier antico, con succo di mirtilli e more. Rinfrescante e un po’ alcolico ma siamo comunque in pomeriggio inoltrato. Quindi smaltisco la botta di Bols sul tram numero 5 che mi porta ad Apolloan. Giusto 15 minuti a piedi in mezzo a case da 5-6 milioni di euro cadauna e un po’ di passerella di Audi, Range Rover, Aston Martin e simili. Comincia a fare freddo ma per fortuna sono quasi “a casa” ovvero nel lussuosissimo e accoglientissimo Hilton dove ovviamente quasi tutto il personale e’ italiano e ti coccola in ogni occasione. A cena volevo fare una scappata dalle Cinque Mosche seguendo un altro consiglio di KelaBlu ma preferisco la compagnia di Antonino, siciliano maitre del Roberto’s e allievo del corso di Sommelier, che mi prepara delle taglietelle spettacolari saltate in una forma di parmigiano intera smezzata e flambate con Vecchia Romagna. Accompagnate da un Prosecco Belussi e un Cannonau Riserva Sella e Mosca 2004 sono un bell’inizio. Si prosegue, grazie al sommelier gentilissimo e preparato, con un Barbaresco Parusso 2003 che fa la sua figura sul vitello arrosto in salsa con erbe e sale. Gran finale con tortino caldo al cioccolato e gelato al cioccolato bianco e menta serviti con Ben Rye Donnafugata e un Soave Passito notevole. Sono le 22 ma scappo ancora un attimo fuori per andare a bermi il Genevrieres della staffa nel mito caffe’ Hoppe in pieno Spui, uno dei piu’ genuini brown cafe’ rimasti ad Amsterdam.

Pfui…per adesso e’ finita, meno male che volevo riposarmi quassu’!

Andrea Gori Missione Amsterdam

Tra gli incarichi di un vicecampione europeo sommelier (a parte oggi a Taste discutere con Paolini, Romanelli, Fabio Luglio della Velier e i tipi di Decanter di vini biodinamici) c’è quello di fare delle spedizioni in Europa per insegnare sommellerie italiana all’estero. Per cui, onoratissimo per questo incarico, da stasera sono ad Amsterdam fino a martedì per delle lezioni AIS in un corso per Sommelier che dovranno operare qui in Olanda.

Dato che il tempo non va sprecato e ad Amsterdam di distrazioni ce ne sarebbero fin troppe, tappe obbligate di ogni gourmet nella terra dei mulini a vento (almeno secondo KelaBlu che ho lasciato a gozzovigliare a Firenze) sono Nomads (per una serata un pò diversa dal solito) e il mitico tempio della New Dutch Cuisine (che detto così un pò di paura la mette) ovvero D’Vijff Vlieghen (The five flies). Stasera le “cinque mosche” è strapieno quindi dirotto sui divani del Nomads.nomads

Ah dite dove lo mettiamo The Supper Club? Già dato e ampiamente…speriamo che al Nomads ci siano meno camerieri in bondage e fetish…

(la foto qua l’ho presa da Flickr…stanotte metto su le mie)

Petra: alla ricerca del “genius loci” di Suvereto con Ettore Maggi e Piero Bonomi

petraIl mio buon proposito per il 2008 è stato quello di cominciare a visitare più cantine e piano piano andare a trovare tutti i produttori che mi hanno invitato nel corso di questi anni e non sono pochi! Oggi ho raccolto il gentilissimo invito da parte di Maria Pia di Petra di andare in quel di Suvereto a conoscere più da vicino la realtà famosa e chiaccherata di Petra, la scommessa “rossa” di Vittorio Moretti in Val di Cornia. Arriviamo in azienda verso le 10:30 in una giornata bellissima (da bagno a Baratti ma non avevo il costume…) e partiamo subito con le jeep per il giro dei vigneti. Che scopro subito essere tanti e disseminati in climat e terroir diversissimi tra loro. Filari impressionantemente ben ordinati e curatissimi, media di circa 6500 piante per ettaro e guyot ogni dove. Vitigni principali ovviamente sono il Cabernet Sauvignon, il Merlot e il Sangiovese ma di tanto in tanto si vedono Petit Verdot, Carmenere, Malbec e pure diverse barbatelle di uve bianche. Via via che Ettore mi presenta i vigneti comincia ad elencare i processi e le varie microvinificazioni che vengono condotte di continuo e intanto da Montebamboli, una bellissima collina un paio di km dietro la cantina con un impianto principalmente a Sangiovese su terreno rossissimo ferrico (cominciano proprio qui le colline metallifere), ci siamo spostati quasi sul mare in un vigneto Poggio dell’Avvoltore assolatissimo e pieno di ciottoli, uno di quelli che nessuna azienda di queste parti può esimersi da coltivare. quercegobbeQui dominano Cabernet e Merlot.  Via via che i vigneti si susseguono (fino a quelli più storici ovvero Quercegobbe e gli altri nel corpo aziendale) ed Ettore Maggi e Piero Bonomi mi spiegano i vitigni e gli esperimenti che ogni anno vengono fatti senza sosta mi rendo conto di cosa significhi avere a disposizione un terreno così grande e la responsabilità di riuscire a sfruttarlo al meglio. Che poi non è appunto riuscire tanto a fare un gran vino (come Petra in qualche annate ha giàò dimostrato di poter essere) ma quanto sia complicato e non così scontato scoprire quello che è il vero Genius Loci di una zona come questa. Si perchè non puoi dare per scontato nulla, nè che i vitigni anno dopo anno si comportino allo stesso modo, che lo facciano in zone diverse, che i cloni si rivelino adatti e via andare con le variabili che su 100 ettari e quasi 10 vitigni (e altrettanti cloni) possono venirsi a creare. Al termine del giro siamo accolti nella terrazza erbosa della villa di Moretti con una graditissima magnum di Bellavista Cuveè Brut che onestamente non mi ricordavo così buona, fruttata, carnosa e piacevole. Basta leggere l’etichetta per svelare l’arcano…si tratta di una bottiglia dimenticata in qualche armadio frigo che reca “sboccatura 2003” che contiene quindi vino del 1999! Alla faccia di chi dice che dopo due anni dalla sboccatura i metodo classico sono da buttare…

Passiamo poi nella foresteria per un assaggio in anteprima dell’Ebo 2005, del Quercegobbe 2005 e del Petra 2004. Devo dire che dei tre quello che davvero mi colpisce favorevolmente è proprio il “piccolo”Ebo con il suo Sangiovese 50% poi Cabernet e Merlot. Questa non è terra per il Sangiovese e se mai sarà possibile farlo in purezza magari sarà proprio nella nuova vigna che abbiamo visitato al mattino con una pendenza ed escursioni superiori alle altre e una brezza continua da tramontano piacevolissima. Già adesso però il Sangiovese che c’è qui basta a smorzare eccessi fruttati e mollaccioni del merlot e del cabernet e dona a questo vino una beva notevolissima. Soprattutto dopo tutto il giro a piedi e in jeep tra i vigneti sinceramente è proprio questo il vino che mi sarei aspettato di bere… Il Quercegobbe è un Merlot in purezza, ha cambiato veste e prezzo e il prodotto in effetti è cambiato e si è evoluto parecchio dall’ultimo mio assaggio. E sono passati pure 2 anni nel vigneto. Nel vino in effetti adesso c’è una maturità diversa, un frutto più deciso e una beva migliore. Personalmente però lo trovo un pò stucchevole nel fruttato a livello di naso e anche in bocca non riesce a piacermi più di tanto. (Daniele Bartolozzi e gli altri presenti sono di tutt’altro avviso quindi prendete queste mie sentenze con le molle!). Petra 2004 invece è perfettamente inserito nella scala di crescita di questo vino con un ulteriore passo avanti verso l’eccellenza. Petra 2004 ha un naso sfaccettato complesso e intrigante come ti aspetteresti da un bordolese di queste zone, un corpo impegnativo ma non troppo e soprattutto una persistenza inusuale che gli da la cifra del grande vino. Esecuzione formale ed enologica impressionante, pulizia incredibile e levigato in ogni dettaglio. Per me l’unico difetto che ha è quello proprio di essere un pò troppo freddo e cupo, senza spigoli o note un pò fuori dal coro. Lo ribevo comunque molto volentieri e grazie a Piero abbiamo la possibilità di riassaggiare la prima annata 1997 e la migliore finora ovvero la grandissima 2001. Colori sgargianti e ancora vivaci, accenni di terziario nel 97 ma un bouquet tostato notevole. Petra 2001 è la consueta festa di frutta e spezie e mi colpisce ancora una volta per precisione ed eleganza. Ma il 2004 a mio avviso gli è nettamente superiore! Come ho detto prima si tratta di un vino dalla perfetta esecuzione che ogni anno si arricchisce di nuove dimensioni e nuovi riferimenti e ogni anno sembra davvero fare più suo il terroir che si trova sotto i piedi mentre invece per ora ha faticato un pò a sfruttarlo a dovere proprio per la gioventù degli impianti.

E per chiudere il cerchio della visita e capire cosa significa entriamo anche nella famosissima cantina “modulare” di Mario Botta costruita in Franciacorta e assemblata qui (filosofia Moretti Costruzioni). Dentro è quasi una chiesa e in effetti il percorso mistico che dall’ingresso con le sue vasche d’acciaio porta nella barricaia e infine nel corridoio finale ha un che di cammino spirituale. é un camminamento che ci porta dal vino che riposa nelle botti fino alla pietra appunto, 70 metri sotto il vigneto principale e genialmente si conclude con una porzione di roccia scoperta in cui affiorano il ferro, il manganese, del gesso e molte altre formazioni geologiche che Piero ci fa scoprire. E vi assicuro che fa una certa impressione immaginarsi le radici delle viti che si inerpicano qua dentro cercando di scavare in questa roccia a cercare di estrarre quello che è il succo di questo terroir.

Se ne parla tanto ma la creatività di Botta qui a Petra lo rende davvero toccabile con mano e sembra davvero di sentire le radici sopra la tua testa che cercano di raggiungere il cuore di Petra. (Scusate l’enfasi, ma ve lo dicevo che aveva un che di mistico…). Dobbiamo venire via di corsa e c’è tempo solo per assaggiare un Merlot 2007 buonissimo (spero vada in Petra…molto poco simile al Quercegobbe con una naso molto meno esuberante e aggressivo ma la stessa bocca piacevolssima e fresca) e un Sangiovese 2007 davvero floreale e succosissimo quasi come un Castellina in Chianti di quelli veraci.

Ecco secondo me Petra 2004 è davvero ottimo: suona adesso molto di più come un St Emilion che un Bolgheri (e questo devono pensarlo anche in azienda viste altre iniziative di degustazione) e in generale rappresenta, insieme ad Ebo 2005, un nuovo punto di riferimento per l’azienda. Siamo alla decima vendemmia quindi questo è fisiologico ed è da oggi in avanti che farà vedere tutto il suo valore. Anche se a me tornando a casa e ripensando a quanto visto e assaggiato rimane il dubbio che forse il vino principale di questa bellissima tenuta non dovrebbe prescindere da una quota di Sangiovese…

Trovate qui alcune foto della giornata.

Stasera Yquem da Burde!

Stasera l’attesissima serata con alcuni dei più grandi Vini Dolci dal Mondo in degustazione. Sarà un’occasione di confrontare tra loro stili molto diversi e concezioni anche antitetiche del vino da meditazione. E dato che la meditazione e la riflessione sono due aspetti molto personali, credo ci sarà spazio per ciascuno di scegliersi il proprio preferito qua in mezzo:

Ecco l’elenco completo dei vini:

  • Inniskillin IceWine VQA Riesling 2001
    Canada, Niagara Peninsula
  • Castello di Cacchiano Vin Santo del Chianti Classico DOC 2000
    Gaiole in Chianti (SI)
  • Cennatoio Inter Vineas Vin Santo Occhio di Pernice DOC 1996Panzano in Chianti (FI)
  • Fuleki Tokaj Aszu 6 Puttonyos
  • Quinta da Infantado Porto Vintage 2000
    Porto (Douro, Portogallo)
  • Chateau d’Yquem Lur-Saluces Sauternes 1999

In abbinamento Gorgonzola DOP, Roquefort, Bergader Tedesco erborinato e ovvimante dolci e biscotti artigianali.

Taste Firenze : tre appuntamenti da non perdere!

tasteCome sanno anche i porfidi di Piazza Signoria, questo weekend a Firenze va di nuovo in scena Taste l’evento enogastronomico più particolare d’Italia capace di unire l’alta cucina e l’arte di fare la spesa risparmiando il più possibile, la mortadella e lo Champagne, la cioccolata e il baccalà fatto in casa…insomma un modo di aprirsi la testa e la bocca a nuove sensazioni gustative. Ok basta parlare come un comunicato stampa, vi dico solo che io non me ne sono persa una edizione e quest’anno non farò eccezione! Per di più sono stato coinvolto dal Gastronauta Davide Paolini, anima e ideatore della kermesse, in un ring, ovvero in una tavola rotonda della domenica 16 marzo  mattina (ore 12) sul tema “I VINI DIVERSI: QUALE FUTURO?” Si discuterà sul perché sempre di più appaiono sul mercato e sulle tavole vini definiti “veri, naturali, biodinamici” e si cercherà di capire quali sono le differenze tra questi e gli altri vini e soprattutto , aggiungo io, se è possibile convincere il consumatore a pagare qualcosa di più per questi prodotti…
Ma volevo anche farvi sapere che come eventi “collaterali” di Taste avremo venerdì alle ore 18:00 presso Melbook Store a Firenze ci sarà la presentazione del nuovo libro di Paolini “Le ricette della memoria e l’arte di fare la spesa” edito da Sperling e Kupfer. Sarà presente Davide introdotto da Leonardo Romanelli e ci saranno in degustazione vini della Tenuta di Capezzana e Badia a Coltibuono e cibo offerto da Mortadella Favola e Bibanesi.
Se avete ancora fame alle 19:30 dall’amico Alessandro di ‘Ino in Firenze alessandro inovicino al Ponte Vecchio verrà presentato il il “panino d’autore” creato da Giuseppe Calabrese, giornalista sportivo ed enogastronomico de “La Repubblica”. Anche qui produttori di vino e in compagnia di Davide Paolini alcuni produttori presenti a Taste con le loro magnifiche creazioni, e Paolo Orazzini con la sua Porketta di Tonno da San Vincenzo!
Dal canto mio cercherò di esserci almeno al panino da Alessandro visto che sono stracurioso ma poi devo sbrigarmi che alle 21 ho un appuntamento con il signor Chateau d’Yquem in degustazione chez moi!
Dimenticavo, a Taste, oltre domenica mattina, dovrei passare anche sabato in mattinata quindi se siete a giro cercatemi che assaggiamo qualcosina insieme!