Mattinata impegnativa ieri con la visita “obbligata” ad uno degli eventi più interessanti e completi per chi si occupa di bar e intrattenimento in genere in UK. E soprattutto una grandissima opportunità (gratuita per gli operatori) di assaggiare centinaia di spirits e distillati da tutto il mondo e sperimentare cocktail e formule innovative per i propri clienti.
Nel gigantesco Earl’s Court (one) trova spazio un roboante show continuo che appena entri ti pare di essere nel pieno di un rave party piuttosto che una fiera. Vocalist e speaker annunciano le novità negli stand e luci e musica ogni dove ti bombardano letteralmente e se si è abituati alle sobrie atmosfere delle fiere del vino, qui si è davvero un pò storditi nei primi minuti. E ovviamente qui non ci sono verdi colline e terroir incantevoli e bellissimi chateau da mostrare e si sopperisce alla vecchia maniera ovvero, bando ai proclami di nuovo ruolo della donna nella società, qui pare di essere al motor show tante sono le procaci signore pochissimo vestite che ti servono da bere. No, non ho sbagliato padiglione, questo è davvero il Bar Show e se sfogliate l’album vi assicuro che ci ho provato a fotografare gli stand senza fanciulle ma era davvero un’impresa!
Parto subito andando a vedermi una esibizione all’interno del Flair Competion (barman acrobatici per neofiti), categoria sempre bistrattata dai Barman “seri” ma che obbiettivamente richiama sempre molto pubblico tant’è che mi tocca pure fare la fila per entrare. E mentre sono dentro non posso fare a meno di pensare che i nostri concorsi da sommelier sono veramente una noia mortale se paragonate a qualcosa come questo:
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Tutti che ballano e che assaggiano cocktail e drink, ma la parola d’ordine, almeno in teoria, è attenzione alla salute e quindi ecco spuntare un’assurditò come Alibi, una bevanda PRE-TOX ovvero che se la bevi dopo gli effetti di ciò che assumi (alcol e presumo pure droghe varie) sono più leggeri: secondo me siamo al limite della denuncia ma qui passa per bevanda salutista.
E meno male che ci siamo pre-toxicizzati perchè usciti dal padiglione flair ecco che partiamo subito con l’ennesima bevanda energetica stile RedBull con dovizia di donne e musica, ma oggettivamente davvero inutile (ma vi lascio immaginare la calca intorno allo stand).
L’altra parola d’ordine, oltre a detox e salute, è ovviamente natura e ritorno ai sapori originali della frutta e persino della Cola. Ecco che la Pepsi presenta Pepsi Raw ovvero una Cola con ingredienti solo naturali, effettivamente diversa, meno zuccherosa e davvero buona. Grandissimo lo spazio dedicato al Rhum (anzi Rum all’inglese dalle Barbados) con una spiaggia artificiale ricreata dalla Mahiki(nuovo brand ultracool intravisto anche da Selfridges ieri l’altro) e altre proposte di ogni colore. Sempre sul filone “natural”ecco una sezione dedicati ai Sidro (pera, mela, frutta varia) con proposte irlandesi, inglesi e un buonissimo sidro di Pera svedese, Kloppenberg.
Ma il distillato più venduto in Inghilterra nonostante la storia del Gin e il boom recente del Rum è sempre la Vodka, declinata in ogni variante possibile e immaginabile. Immancabile quindi la Vodka “per signore” però presentata da due tipe in Guepiere di Agent Provocateur, aromatizzata grazie all’aiuto di fantomatici “wine champions tasters” (sarà stato Robbie Parker?!?) che hanno selezionato le essenze migliori per dare a questa vodka i profumi più suadenti. Sarà, ma a pare solo l’ennesima furbata, in ogni caso, bella bottiglia…
Invece molto più interessanti le Vodka nel padiglione ghiacciato come l’inglese Tyrrels a base di patate, molto dolce e delicata, e la mia personale favorita del giorno ovvero la svedese Cape North, absolutamente un’altra cosa rispetto ad altre vodka svedesi provate finora.
Pure grandissima la “vodka del bisonte”, ovvero la polacca (altra patria storica di questo distillato) Zubrowka aromatizzata con un filo d’erba delle pianura (precisamente Hierochloe odorata).
Altro grande padiglione quello dedicato alla Tequila e direi finalmente riesco a farmi una cultura di stili e lavorazioni, potendo confrontare tre tra i marchi più famosi e diffusi al mondo ovvero la Sauza e la Josè Cuervo, che probabilmente abbiamo usato tutti per i nostri Tequila Boom Boom liceali, mentre sarà stato difficile usare la Patron Platinum, 250 sterline di purezza Azul con un profumo e soprattutto un gusto che ti ridefiniscono l’idea della tequila solforosa per sempre. E anche la “blasfema” tequila aromatizzata al caffè (sorta di Kalhua di lusso) non era niente male, davvero una grande batteria di prodotti.
Altre scoperte interessanti che potete vedere nell’album su Flickr, le birre dal tutto il mondo come la Cobra Indiana e la birra peruviana, oltre al solito diluvio di birre messicane.
Curiosa la (italianissima) Sambuca alla liquirizia Opal Nera ,“ovviamente” offerta dall’immancabile biondina davanti ad un letto di seta nera, un filino inquietante oserei dire (pare uno da film horror dove vieni splatteralmente accettato dal mostro di turno).
Accanto trova spazio un gelato al Fra Angelico che rivela ancora una volta che i nostri distillati e liquori sono davvero tantissimi e ovunque nel mondo. Ancora accanto un ottimo Bourbon Kentucky Bison Trail con un Single Barrel Eagle Rare all’altezza del miglior Jack Daniels.
Padiglione a parte per i Sakè, di grandissima moda e oggetto di una riscoperta continua (pure Alder ci da dentro parecchio ultimamente). Da prodotti con riso raffinato e pulito al 19% della massa originaria (una follia pura) fino a prodotti non raffinati ma affinati 3 anni in barrique, c’è veramente un mondo da scoprire e una gamma ampissima che assaggio molto volentieri. E aggiorno anche la mia cultura su distillati giapponesi ShoChu, in pratica dei distillati di sakè ma anche di qualsiasi liquido vegetale zuccherino nel sol levante. Esperienza più interessante che indimenticabile ma siamo qui e si prova almeno un goccio di tutto.
E trascurando per un pò gli spirits presenti, la mia anima di ex deejay gioisce grazie ai bellissimi stand dedicati a musica e luci come quello della Martin Audio and Video e decine di altri dedicati alle sculture di luce con cui si possono arredare i moderni bar londinesi e non solo. Grande presenza italiana per il settore food con cucine e forni capaci di sfornare pizze e pasta (buona persino!) in tre minuti, ovviamente prese d’assalto. Versante vino un pò scarno, ma almeno conosco un ottimo Iswithi Pinotage dalla Imbuko Wines, parte della International Brands, proveniente da Paarl (Sudafrica), vino rosso dolce adattissimo a cucine speziate e complicate (per la teoria attuale dell’abbinamento cibo vino) come quella indiana o africana. E’ un jolly che vedrò di giocarmi in qualche concorso prossimamente.
Altri interessanti incontri quelli con Simon Difford, autore della prestigiosa e usatissima DiffordGuide ai cocktail e pure di un sito web strepitoso che me ne firma una copia e un sigaraio cubano che arrotolano Romeo Y Juleta direttamente allo stand.
Grandissimo piacere poi grazie al dinamico Andrea Rinaldi, incontrare e parlare con le decine di Barman e Barlady italiane che lavorano in Inghilterra (se ti ricordi i nomi, andrea mandameli!) e che oggi sono praticamente tutti qui ad aggiornarsi. Un mondo che ho cominciato ad apprezzare con Andrea Balleri di Monsummano Terme (Grotta Giusti) ma che non finisce mai di incuriosirmi.
Da sommelier ovviamente mi pare tutto un pò fuori scala e con note un pò troppo sopra le righe ma obbiettivamente, al di là della tecnica e della cultura degli operatori del settore, siamo in un campo molto più strettamente legato all’entertainment piuttosto che alla sublimazione del gusto di una bevanda in sè.
E un evento come il Bar Show tende a far emergere l’aspetto più cool e trendy di questo mondo. Ma devo anche dire che una cultura simile in campo di spirits e bevande alcooliche NON vino è difficile da assimilare se non si frequentano anche questo tipo di ambienti. E oltretutto in serata avevo proprio in programma con i miei allievi londinesi, la lezione sui distillati che si è decisamente arricchita di contenuti nuovi e aggiornatissimi.