Bevo mangio … invento!

Artisti a tavola da Burde

Pasta Fabbri & Fragole, una bella idea per una ricetta estiva

fiocchi & fragoleGiovanni Fabbri e Paolo Gori da Burde hanno dato prova di quanto si può trasmettere, a chi sa ascoltare, della passione che è in noi. Uno con la sua pasta, l’altro con le sue ricette non si sono risparmiati e insieme ci hanno portati a passeggio tra campi di grano e oliveti, tra pascoli verdi e filari di viti e poi ci siamo seduti a tavola per assaggiare quel che abbiamo trovato.

Ecco in video i due che ci spiegano qualcosa: Giovanni cosa vuol dire “risottare” e Paolo come la pastasciutta può diventare un “dolce” e poi ancora cosa berci sù.

Fiocchi di maggio
Ingredienti: (per 6 persone)
gr. 200 di fiocconi del Pastificio Fabbri
kg. 1 di fragole
gr. 100 di zucchero di canna grezzo
nr. 1 pizzico di sale grosso
nr. 1 cucchiaio di zucchero
croccante sbriciolato o granella di pistacchi
Preparazione: Lavare, pulire e fare a pezzetti le fragole. Mettere al fuoco lo zucchero di canna con 100 ml. di acqua e quando bolle aggiungerne la metà. Lasciar riprendere l’ebollizione, spengere e far raffreddare, dopodiché passarle al setaccio. Buttare la pasta in abbondante acqua bollente salata e scolarla a metà cottura. Freddarla benissimo sotto l’acqua corrente. Condirla con il passato di fragole e quelle rimaste. Decorare con il croccante sbriciolato o la granella di pistacchi.

[youtube]http://www.youtube.com/watch_video?v=ZhVD6wmNsUE[/youtube]

Il futuro della didattica della Sommellerie, courtesy of YouTube, oppure il futuro del cinema?

Ok, forse l’ho sparata un pò grossa ma oggi pomeriggio non mi sono praticamente fermato un secondo dopo aver letto su Geekissimo che YouTube aveva aggiunto (finalmente) la possibilità di aggiungere note, sottotitoli e link direttamente sui video postati sulla piattaforma. Ovviamente le implicazioni più interessanti e cash friendly sono quelle pubblicitarie e già si sprecano in rete i primi tentativi di utilizzo commerciale di questa feature che si preannuncia rivoluzionaria (anzi diciamo pure che da oggi la Tv commerciale ha cominciato a morire per come la conosciamo e se avrà un futuro lo avrà solo in questo modo, mi dispiace solo per gli spot di Spike Lee).

Essendo però filantropicamente poco interessato ai soldi ma molto interessato a diffondere la sommelierie e l’apprezzamento del vino in lungo e in largo, mi sono provato a fare un esperimento sul filmato di Aldo Sohm e la sua decantazione di Petrus 1982 durante gli ultimi mondiali. Le riprese non saranno granchè (le ha fatte Davide Merlini dell’Hostaria dell’Orso, io avevo il braccio anchilosato dopo 1 ora di riprese) però rendono l’idea di cosa può venire fuori per un video didattico AIS o di chiunque voglia trasmettere pillole di conoscenza enoiche (e non solo).

Cliccate qui per dare un’occhiata al video (nell’embed, per ora, le annotations non rimangono sembra).

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Aldo Sohm Annotations
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Domani ci ripenso ancora un pò ma immagino che sia questione di ORE prima che qualcuno tiri fuori un film interattivo usando le annotations. Come?

Date un’occhiata a questo post del GURU Tiziano Fogliata e al video che lo accompagna. Sono l’unico che pensa alla materializzazione di un sogno interattivo multimediale??? La classica biondina da film horror che scappa dal solito mostro che porta deve prendere? Dove andrà a finire con l’uscita di destra? O forse nell’inquadratura precedente non ha visto su una parete una manovella da tirare per aprire un passaggio segreto? Magari ci torno sopra con il mouse…

Oppure si potrebbe girare un bel gioco a quiz a scelta multipla visuale…un’avventura stile laser game (mamma mia come sono vecchio…)… O forse, come credo, qualcosa di completamente diverso?

Insomma, rifacciamo Dragon’s Lair?!?

Due mondi per un piatto di pasta!

stracci pesto aromaticoEccoci all’ultima versione “salata” della pasta fredda della serata con Giovanni Fabbri e la sua Pasta. E’ quella forse un tantino più complessa, ma poi neppure così tanto! Pasta Fabbri, fagiolini, qualche erbetta aromatica a piacere, olio e poi il trucco del tuorlo dell’uovo sodo e naturalmente un pecorino dal sapore deciso e, se piace, anche un po’ piccante. La ricetta è questa, gli accorgimenti perchè riesca bene sono i soliti che ci ha spiegato Giovanni.

Stracci al Pesto Aromatico
Ingredienti: (per 6 persone)
gr. 500 di stracci del Pastificio Fabbri
gr. 500 di fagiolini lessi
nr. 2 tuorli d’uovo sodi
gr. 150 olio extravergine d’oliva,
pecorino toscano
una fetta di pane ammollata nell’aceto
prezzemolo, basilico, erba cipollina o cipollina fresca, altre erbe aromatiche a piacere
un pugnello di pinoli, sale grosso e fino qb.
Preparazione: Frullare a bassa velocità un mazzetto di foglioline di prezzemolo, una dozzina di foglie di basilico, pochi fili di erba cipollina, il pane strizzato, i tuorli sodi, i pinoli (ma lasciatene qualcuno per dopo), sale e 150 gr. di olio, ottenendo il “pesto”. Buttare la pasta in abbondante acqua bollente salata col sale grosso e scolarla a metà cottura. Freddarla sotto l’acqua corrente e scioglierla con un po’ d’olio. Conditela con il pesto, i fagiolini, i pinoli rimasti e abbondante pecorino tagliato a filetti e portate in tavola.

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Paolo e il pesto aromatico
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Seguite il video fino in fondo e avrete due mondi pinot grigio

anche un suggerimento per

cosa berci sù

due mondi pinot grigio

Qual’è la trippa e qual’è la pasta?

insalata trippa e caserecce

Da quando Giovanni ci ha proposto questa serata con la sua pasta in abito estivo avevo in mente di utilizzare l’insalata di trippa, perchè a me questo piatto sa di estate e di fresco. Ecco quindi la ricetta, anche questa abbastanza semplice.


Insalata di Trippa e Caserecce

Ingredienti: (per 6 persone)
gr. 500 di caserecce del Pastificio Fabbri
gr. 500 di trippa già lessata
nr. 1 cipollotto fresco, 1 costa di sedano e 1 carota
qualche pomodorino a ciliegina
cipolline e cetriolini sott’aceto
la buccia grattugiata di un limone
olio extravergine d’oliva, sale grosso e fino, qb.

Preparazione: Preparare un’insalata con la trippa, i sott’aceti, il cipollotto tagliato a fettine, il sedano e la carota a julienne e l’olio. Passarne al mixer 1/4. Buttare la pasta in abbondante acqua bollente salata col sale grosso e scolarla a metà cottura. Freddarla molto bene sotto l’acqua corrente e scioglierla subito con un po’ d’olio. Conditela con la purea di trippa, il resto dell’insalata e i pomodorini a spicchi, correggere di sale e olio e spolveriz- zarla con la buccia di limone.

E direi che l’esperimento è riuscito, almeno a giudicare dai commenti:

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vi è piaciuta la pasta fredda?
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Baustelle al Viper: intervista a Francesco Bianconi sul vino e sushi

baustelle viperPensavate che non ce l’avrei mai fatta, vero? E invece grazie alla vulcanica Anna Meacci e a Marco del Viper Team sono riuscito da esperto giornalista musicale ad entrare nel party post concerto evento dei Baustelle a Firenze (unica data toscana!) per intervistare per voi Francesco Bianconi, carismatico e dolcissimo leader della formazione. Innanzitutto devo dire che il concerto è stato seminale, a tratti struggente e toccante con momenti da brivido davvero sublimi. Intensità, precisione e anima, i 3 (anzi 7 visto che altri 4 strumentisti eccezionali erano con loro sul palco) hanno coinvolto e toccato tutto il pubblico (molto over 30 per fortuna) che è rimasto a bocca aperta tutto il tempo delle quasi due ore di concerto. E risentendo le canzoni di Amen dal vivo non posso che ribadire ogni bella parola spesa per questo disco (non solo da me, anche dalla critica un pochno più specializzata). Stasera oltre ai Katatonia, ai Duran Duran e ai Delta V ho senito anche molto Battiato, un pò di disco music anni 70 (Baudelaire che dal vivo sembrava quasi una trance track remix), pura e inimitabile melodia italiana il tutto fuso in un gruppo e in un rock rabbioso e adulto che ha pochi paragono possibili.

Abituato come sono a concerti dove non si aspettano che i vecchi pezzi (ehm…Irons, ‘Tallica…) qua, “La Guerra è finita” a parte, invece morivo dalla voglia di risentire Aeroplano (Rachele dolcissima e struggente come poche altre volte, volevo avere 15 anni di meno per mettermi a piangere) , Alfredo, Colombo, Charlie fa Surf (“non contro la Chiesa ma contro un certo uso della Chiesa“)e tutte le altre “instant classic” del disco. Ciliegina quasi finale la riproposizione di Bruci la Città, scritta per una bella interpretazione di Irene Grandi ma che ha conquistato l’Italia secondo me grazie ad un assolo di chitarra lancinante come i Guns dei tempi d’oro.

E lascio la parola proprio a Francesco (ci ho parlato solo 5 minuti ma dato che abbiamo parlato di musica, fumetti e vino lo conisdero come se ci avessi mangiato la pappa insieme…) che stremato dal concerto doveva, poveretto, pure rispondere all’angosciante interrogativo postogli dal Sommelier Informatico Musicale:

“Ma che vino ci abbinate con il sushi?”

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E infine, come non concludere questo post con le parole dell’ultima canzone del live set? (Anche qui, 15 anni di meno e giù a piangere e autocommiserarsi per ore…)

“Sarebbe splendido. Amare veramente. Riuscire a farcela. E non pentirsi mai. Non è impossibile pensare un altro mondo. Durante notti di paura e di dolore. Assomigliare a lucertole nel sole. Amare come Dio. Usarne le parole. Sarebbe comodo. Andarsene per sempre. Andarsene da qui. Andarsene così. “

Abbiamo il sushi, abbiamo il vino… Baustelle al Viper stasera!

Si lo so che non è una degustazione ma nel loro ultimo bellissimo disco Amen nella fulminante Antropophagus dicono testualmente “Abbiamo il sushi. Abbiamo il vino. Spezziamo il pane e la schiena al cane“. Dato che non l’ho capita e soprattutto non si può oggi parlare di vino e sushi senza specificare qual’è l’abbinamento che intendono fare, sarò costretto ad andare a chiederglielo di persona, oltre a chiedergli come mai tre di Montepulciano cresciuti a Firenze siano potuti andare a stare a Milano… Spero infatti che Marco e gli altri miei amici del ViperClub abituali frequentatori di Burde mi ci facciano scambiare due chiacchere dopo il concerto che si preannuncia sold out e per un evento alle Piagge a Firenze è un fatto storico!

Se non sapete chi sono e cosa suonano i Baustelle procuratevi Amen che suona come un misto tra i Katatonia (gothic band svedese che immagino pochi conoscano), i Duran Duran degli anni 80 (Planet Earth e simili) e i moderni Delta V.

Pinocchio al posto giusto. Capolavoro dei Macchiaioli

di Marco Conti e Fabrizio Gori

pinocchio wikiFirenze, fondata dai Romani, forse unico caso in Italia, aveva conservato la memoria storica classica non avendo subito l’azzeramento culturale portato dalle invasioni barbariche, costituendo così un’isola di classicità che continuò a prosperare, senza interruzioni, per tutto il periodo Paleocristiano ed Alto Medioevale. Per la Città, tale discendenza sarà determinante per tutto il successivo sviluppo artistico e suoi rapporti con i centri culturali europei. Nel panorama toscano il volume Le Avventure di Pinocchio costituisce un evento insolito ed isolato e tale risulta anche all’interno della stessa produzione letteraria di Carlo Lorenzini. Una, se pur breve considerazione da dove Lorenzini trasse linfa va ricercata nella cultura storica della Toscana, con particolare riferimento alla civiltà fiorentina, nella quale Lorenzini segna la punta del tardo Ottocento. La Toscana del Lorenzini conservava ancora le tradizioni culturali delle antiche città stato, le quali, anche dopo secoli di unità regionale, mantenevano tradizioni culturali e costumi propri. A livello estetico-letterario, le città della Regione, ancora nel pieno Ottocento marciavano, con un secolo di ritardo, alimentate dal romanticismo o da reminiscenze di carattere arcadico. Nella produzione editoriale imperava il romanzo storico, con strepitoso successo de L’Assedio di Firenze di Francesco Domenico Guerrazzi, che a fascicoli imperversò fino ai primi decenni del Novecento. Firenze, centro culturale della Toscana, presenta sintomi di risveglio solo nella poesia con Giuseppe Giusti, morto nel 1850, e Renato Fucini, di cultura pisana, ma operante a Firenze, morto nel 1921. n periodo vissuto da Carlo Lorenzini fu caratterizzato da un grande evento nella vita cittadina quale il concorso per la facciata del Duomo che, dopo cinquant’anni di polemiche, si concluderà nel 1887 con l’inaugurazione di una facciata in stile lardo-gotico che farà torcere il naso a Collodi ed infurierà Diego Martelli, teorico dei Macchiaioli, che la definì una infilzata di tabernacoli. Nella musica della seconda metà dell’Ottocento primeggiò. II romanticismo lirico di Giuseppe Verdi, naturalmente odiato dai Macchiaioli. Prima di addentrarci nel mondo della «macchia» riteniamo opportuni alcuni appunti atti alla decifrazione del Pinocchio, capolavoro di Collodi. Il binomio Collodi-Brunelle-schi a prima vista può sembrare impossibile, invece rientra proprio nella più schietta tradizione fiorentina riferita alla continuità della classicità romana Brunelleschi pone l’uomo al centro dell’universo, microcosmo, ma anche al centro dell’esperienza quale artefice di progresso e costruttore del proprio futuro. La sezione aurea, metro di misura, è il modulo della dominazione dello spazio da parte dell’uomo. La prospettiva , così bene esposta dallo stesso Brunelleschi e da Masaccio, ricerca il coinvoìgimento dello spettatore nell’azione scenica, ribaltandola verso l’esterno, investendo l’uomo sul piano della realtà Esempio «da manuale» è la Trinità di Masaccio in S. Maria Novella a Firenze, dove è chiara la collaborazione teorica di Brunelleschi che si esprime nell’originale punto di fuga prospettico posto non in fondo alla scena ma sul gradino antistante quindi all’esterno della composizione, sul quale stanno in ginocchio i due donatori dell’opera, cioè le due persone che, essendo viventi, rappresentano la realtà. Questa particolare attenzione degli artisti fiorentini verso lo spettatore arriverà fin ai nostri giorni, costituendo un pensiero di classicità intesa come equilibrio di entità opposte, che, attraverso i Macchiaioli, si esprimerà, nella successiva ed importante tappa, nel Futurismo, a Firenze Cubo-Futurismo, fino all’Astrattismo classico di Vinicio Berti, dove le geometrie del Battistero fiorentino sono la base culturale di un’aspirazione alla creazione di nuovo spazio mediante stratificazioni di colore sulla tela, coordinate da rendere leggibile il percorso dalla realtà esterna a quella interna del dipinto. Lo stesso meccanismo si ritrova in Pinocchio. Collodi attraverso semplici misurazioni dello spazio misura il territorio, «pin, pin, pin, zum, zum, zum» e la fonte di suono che aumenta nel numero dei pin e zum via via che Pinocchio si avvicina al luogo di emissione. I sentimenti sono espressi da Mangiafoco mediante una serie di titoli messi in ordine d’importanza, il naso di Pinocchio si allunga
il volume «Le Avventure di Pinocchio», «Da Burde», Firenze 1991.

Un’illustrazione di Liberia Pini per nella misura delle bugie che sono invenzioni letterarie nuove, tridimensionali, di puro stampo, o meglio effetto, g Mac-chiaiolo che anticipano il Futurismo. La «Storia di un Burattino», unica opera letteraria riconducibile al movimento estetico dei Macchialo!!, inizia a puntate sul «Giornale dei Bambini» a partire dal 7 luglio 1881, concludendosi al capitolo XV con la morte di Pinocchio. In questa prima stesura, successivamente raggnippata ad altro sotto il titolo Le Avventure di Pinocchio, il racconto fila con la perfezione di una tragedia greca. Lo scontro con la realtà sociale porta l’emarginato Pinocchio di fronte alla legge, l’insidia del teatrino di Mangiafoco lo pone di fronte alla morte, anticipando un inesorabile destino momentaneamente sospeso e stemperato dal regalo dei cinque zecchini d’o-ro.che poi saranno la causa della sua triste fine, impiccato appeso alla grande quercia. Dopo alcuni mesi il racconto a puntate continua, una nota di Collodio che incerniera i due tronconi dell’opera, viene sempre omessa facendo sì che quell’insieme di avventure scollegate fra loro vadano ad annacquare la schiettezza ed anche la bellezza della tragedia iniziate. La prima parte del racconto costituisce un punto fisso nella cultura fiorentina, che meglio sarebbe definire «Civiltà Fiorentina». A primo impatto emerge subito quello spirito ironico che in breve sintetizza anche i momenti più drammatici; chi visse l’evento alluvione del 1966, tanto per fare un esempio più a noi vicino, non vide per le strade lamentatrici di greca tradizione, ma solo maniche rimboccate intente a cancellare prima possibile i segni di quella offesa alla città. – Che Dio l’aiuti – disse una donna passando davanti ad un artigiano indaffarato a vuotare la sua cantina – e l’uomo di rimando -Bah, se ‘un m’aiuta, vorrà dire che farò qualche viaggio in più -. «Oggi solo umido» si leggeva su improvvisati cartelli agli sporti delle trattorie. È questo lo spirito popolare e il sapore di una civiltà di uomini vivi, non di accademici monumenti ambulanti, le cui importanti tappe sono segnate sulle marmoree geometrie, o meglio geroglifici, intarsiati sulle pareti del Battistero di S. Giovanni e sulla facciata della Badia fiesolana; due libri di pietra che dopo Gu-tenberg contano sempre meno lettori. La sinteticità di Dante, lo spazio bru-nelleschiano, l’iconografia dei Manieristi, i Macchiaioli con Pinocchio e le sue anticipazioni futuriste sono i momenti importanti di un percorso tutt’og-gi in atto nella città di Firenze. Il tentativo di procedere su questa insidiosa strada si fa struggente e difficile, resta di fatto il capolavoro di Collodi che occupa un posto che va oltre l’essere stato relegato nella letteratura per l’infanzia.
Nel 1850 muore a Firenze Giuseppe Bezzuoli, la Pittura scolpita in marmo piange sulla tomba, in mano tiene un cartiglio con i nomi dei pittori più importanti del periodo.
Nel 1850, all’interno del caffè Michelangelo a Firenze, si forma un gruppo di pittori che per la loro tecnica innovativa verranno, a spregio, definiti Macchiaioli, fra questi è il giornalista Carlo Lorenzini. che da poco ha adottato lo pseudonimo Collodi.
Questi paralleli riferimenti costituiscono due opposte realtà destinate allo sconto.
La lentezza dei ritmi di vita del passato dava maggiore stabilità alle stagioni dell’estetica, si ebbero così lunghi periodi nei quali fu possibile l’allineamento delle arti e delle scienze. Più frenetici i ritmi del tempo a noi più vicino ove molte correnti pittoriche a malapena sono sconfinate nelle arti visive collaterali, fra queste rientra il movimento dei Macchiaioli, che la critica ha relegato alla sola pittura, nonostante l’intensa stagione dal 1850 al 1867. In questo clima incontriamo Collodi nelle memorie di Telemaco Signorini, 1848-1867.
«O ameni e piacevoli compagni di Montucchielli, di Tricca e di Arnaud, Guglielmo Pampana e Carlo Lorenzini! Basti a ricordare l’ingegno di quest’ultimo e la finezza del suo umorismo, tutto quello che lui ha pubblicato sul Fan-fulla e quello che il Paggi ha stampato di libri per l’educazione dei fanciulli». Più tardi ritroviamo Collodi a coUaborare con maggiori esponenti del movimento dei Macchiaioli, intento alla redazione della Strenna del Circolo Artistico di Firenze del 1882, anno del Pinocchio, assieme a Giovanni Fattori, Telemaco Signorini, Fosco Tricca, l’amico Yorik, Giovanni Marradi e Diego Martelli.

Prima del Pinocchio, la produzione letteraria di Collodi, costituita di articoli giornalistici, commedie e romanzi ad usum delphini, risulta piuttosto me-diocre, ha in sé l’anima del macchìaiolo che esprime solo a livello di abitudini in quanto uomo represso dalle condizioni familiari che gli impongono un comportamento diverso, cioè una ufficialità prettamente borghese, hi verità, nell’arco della sua produzione letteraria emerge qua e là il suo spirito popolare di repubblicano anelante al socialismo, però abitudini e vita privata sono lontani dalle sue esposizioni pedagogiche, un conflitto pagato assai caro, determinato da una madre morbosa ed ossessiva che sempre lo considerò il suo Cadetto, e dall’ombra del fratello Paolo «arrivato». Non dimentichiamo le umili origini dei Lorenzini, imborghesiti dall’incarico Paolo a direttore della manifattura Ginori di Doccia. Collodi e la madre vivono ospiti di Paolo nel lussuoso appartamento in via dÈ Rondinelli, Morta la madre e probabilmente allentatasi la pressione del fratello, Collodi si sprigiona in tutta la sua freschezza di popolano antiromantico, antiborghese ed anche maleducato: esce di getto Pinocchio che altro non è che la sua autobiografia. «C’era una volta … – Un re! – diranno subito i miei piccoli lettori. No ragazzi, avete sbagliato. C’era una volta un pezzo di legno». Introduzione al Pinocchio che è già un programma «pi-pi-pi, … zum, zum, zum. Si fermò e stette in ascolto». Sono le pennellate a macchia della rappresentazione letteraria del suono, pennellate che ritroviamo in tutto il racconto ove rumore di Mangiafoco si misura non da noiosa descrizione ma dal numero dei titoli. L’ambiente dove si muove il nostro eroe-burattino è quello dei campi coltivati, ove dai filari delle viti cariche si ruba l’uva, i boschi, fosse e capanni fino al bindolo di Giangìo, tutte queste immagini potrebbero esse le tavolette dipinte dai macchiaioli. Questo è Collodi, ambiente, dimensione e spirito. Le Avventure di Pinocchi, o capolavoro della letteratura universale. Libro per ragazzi? No! sotto questo aspetto, semplicemente diseducativo. Libro da adulti, che senza nessuna riserva collochiamo nella giusta sede quale unica espressione letteraria innovativa della seconda metà dell’Ottocento e solo riconducibile al movimento fiorentino dei Macchiaioli.

Psicoposta e consigli di vino

jodorowsky Passeggia tre ore vestito da donna. Lava e stira i vestiti che hai preso prima di riporli. Questo atto simbolico ti libererà della loro influenza. Poi brucia separatamente le maschere-fotografie dei loro volti. Prendi un pizzico di cenere della foto di tuo padre, scioglila in un bicchiere di vino e bevilo. Prendi un pizzico delle ceneri della foto di tua madre. Scioglilo in un bicchiere di latte e bevilo. Così, con una piccola parte del «veleno”” farai un contro-veleno (principio omeopatico).”

Questo è solo uno dei rituali psicomagici che Alejandro Jodorowsky , noto ai più per essere colui che ha officiato le nozze di Marylin Manson con la spogliarellista Ditta von Teese, propone ai lettori di XL di Repubblica ogni mese, ed è uno dei pochi che invita all’utilizzo del vino come parte di un rituale ( e questo non mi piace…)
Ho ricevuto tramite ZZUB! in anteprima la raccolta delle risposte di AJ ai suoi lettori che uscirà per Natale con il titolo appunto di Psicoposta per i tipi di Castelvecchio editore.
Però io starei molto attento a scegliere a chi lo regalate!
Il libro è pieno di spunti interessanti ed analisi psicologiche eleganti (per quanto ne so io di psicologia…) e volendo uno può anche leggerlo e fermarsi all’analisi dei casi “umani” trattati e qui si va dai problemi di sessualità (quasi sempre dovuti a problemi irrisolti con i genitori) a questioni lavorative fino all’ amore nelle sue molteplici declinazioni. E anche solo per queste analisi vale un’occhiata se siete curiosi e magari vi ritrovate in qualcuna delle situazioni.
Ma ci sarà qualcuno che mette in pratica i rituali di AJ? Voglio dire secondo me le analisi psciologiche che AJ fa delle persone sono azzeccatissime e quanto di più illuminante si possa oggi leggere nelle varie rubriche sentimentali (ebbene si sono un feticista della posta del cuore…) però mi chiedo sempre se uno avrebbe il coraggio di fare ciò che AJ consiglia!
Ok bruciare foto e bersi le ceneri ma tutto quel ballare e girare nudi per il mondo, andare sulle tombe dei genitori, cambiare città vivere come un barbone…(leggete per credere!)
Oddio probabilmente se uno è in grado di farlo allora di sicuro i problemi che ha illustrato li risolve sul serio!
In ogni caso, una lettura illuminante e anche utile. Se anche non avrete il coraggio di effettuare gli incantesimi di AJ, almeno sapete da cosa deriva il vostro problema…e se vi viene in mente un altro modo di risolverlo, allora fatelo!
E tornando al vino, nel caso specifico serve per aiutare un ragazzo del Sud Italia ad ammettere al mondo la sua omosessualità e allora visto che siamo al Sud, da bravo sommelier, aggiungo (poi chiedo ad AJ se va bene) che il vino deve essere necessariamente autoctono della regione dove uno vive (sennò che psicomagia è?!?) e se proprio non lo si trova, allora al sud andrei con Primitivo che già dal nome, ci lega alle nostre origini e alla nostra naturale essenza: uomo donna, altro, importa qualcosa?

Nella cantina della vipera

cantinaPrima serata della collaborazione di Burde con Anna Meacci e lo staff del Viper Club di Firenze: sono appena tornato da una serata molto piacevole e diversa dal solito. Massimo Grigò è stato bravissimo e trascinante nel ripercorrere le “veglie” di Renato Fucini, antiche serate toscane in stalle o posti simili attorno al fuoco e soprattutto attorno a quello che c’era da raccontare della vita di tutti i giorni. Tra sonetti, novelle e felicissime digressioni sulla vita toscana e maremmana di fine ‘800, Massimo ciha fatto passare un’ora divertente con punte di commozione (la novella Felicità di Fucini, splendida!) e di divertimento (il sonetto sugli italiani) capaci di farci anche riflettere sul cosa significa essere toscani e italiani oggi e 100 anni fa.
meaacciSu idea di Anna Meacci, dato che l’ultima novella di Fucini della serata parlava di castagne e vin novo, abbiamo concluso il pomeriggio con caldarroste e vin Novello di Frescobaldi Primo Fiore 2007 in anterpima )visto che sarà in commercio martedì 6). Bella partecipazione di pubblico che ha gradito molto la “cantina” (ovvero una sala prove semiinterrata con pareti molto dark) e soprattutto il fatto che a servire il vino ci fosse un sommelier…
Giuro, diverse persone hanno detto ad Anna: “Ma quello lì è un sommelier vero?!?”. Della serie, pensavo esistessero solo in tv…
massimo grigò E a proposito di Tv e sommelier mediatici, parlando con Massimo (che ho scoperto essere nostro cliente di lunga data) è saltata fuori l’idea di fare una serata con “sommelier per caso” a teatro Massimo e il suo grande amico (nonchè altro nostro “grosso” cliente) Carlo Monni!
Come la vedete da Burde una sfida tra me e il Monni a decantare un bel Brunello?!?

Intanto vi riporto alcuni dei sonetti letti nel corso della serata…’enno toscani che più pisani non si può!

XII.
San Ranieri miraoloso (1).

Levato quer viziaccio di rubbare,
San Ranieri è un gran santo di ‘ve (2) boni.
Quando dianzi l’ ho visto ‘n sull’ artare (3),
Lo redi (4) ? m’ è vienuto e’ luccioni (5).

Delle grazie ne fa, lassàmo andare.
Gualda (6) ‘n po’ ‘vanti ‘ori (7) ciondoloni
Ci ha ‘n della nicchia ! e sai, nun dubitare,
Se glieli dànno c’ è,le su’ ragioni.

Più della piena d’anno (8) che spavento !
Che spicinìo(9), Madonna ! t’ arrammenti ?
pareva d’ anda’ sotto unni (10) mumento.

Ma San Ranieri ‘un fece ‘omprimenti (11):
Agguantò per er petto ‘r Sagramento,
E li disse: O la smetti o sputi ‘denti (12).

Firenze, 1870.

1. Allo scheletro di questo Santo protettore di Pisa manca un dito della mano; e (per una tradizione popolare molto radicata) vuolsi che lo perdesse per un colpo di coltello abbrivatogli da un pizzicagnolo mentre il bravo Santo stendeva la mano per ghermire una forma di cacio.
2. que’.
3. altare.
4. credi.
5. lacrime.
6. guarda.
7. quanti cori o voti.
8. Modo comune a tutta la Toscana, che oquivale a “dell’anno scorso”.
9. rovina, distruzione di roba.
10. ogni.
11. complimenti.
12. o ti faccio sputare fuori i denti (a forza di pugni).

XIV.
Er Parlamento.

Sono stato a Firenze ar Parlamento
Pel senti’ ragiona’ quell’ arruffoni :
Nun fann’ artro che ride’ unni (1) mumento.
Che robba, bimbo mio, be’ mi’ lattoni (2) !

E di’ che son armèno (3) ‘n cinquecento
A mangiare alla balba de’ ‘oglioni !
Vedi, mi sento ‘r sangue bolli’ drento….
Di già sèmo ragazzi tròppo boni.

Se’ ma’ stat’ a vede’ lo Stentarello,
Quando ridan’ e fanno ‘r buggerio ?
Ti devi figura’ che appett’ a quello,

Pal (4) d’ esse’ ‘n chiesa, quant’ è vero Dio !
Ma quer ch’ è giusto è giusto: quer boldello
Lo fanno tutto pell’ Italia !… Addio !

Firenze, 1870.

1. ogni.
2. colpi a mano aperta su i cappclli a cilindro.
3. almeno.
4. Pare.

IV.
La ‘reazione der mondo.

Vola, rivola e vola che ti volo,
Pensava un giorno ‘r Padre Onnipotente:
“Guarda! eppure mi secco a sta’ qui solo….
Guasi, guasi è vergogna a ‘un fa’ ma’ niente.

Vo’ fare ‘r Mondo!” Posò ‘r ferraiolo,
Po’ pensò un po’ e ‘scramò: “Precisamente!
Faremo Pisa, l’Affria, ‘r Tirolo,
Po’ un po’ d’acqua, le stelle, eppo’ le gente.”

Detto fatto! ‘n se’ giorni era finito.
E pensa’ che lo fece ‘nsenz’ arnesi
Eccetto, eccolo ‘vi, di ‘vesto dito!

Ma che ti gira ‘r capo, eh, Balatresi!
E noartri, anco ‘n dua, moglie e marito,
Se si vor fare un omo… nove mesi!

Firenze, 1879.

Domenica 4 novembre al Viper Club castagne e vin nov(ello)

grigòDomenica prossima 4 novembre Burde comincia la sua collaborazione con il Viper Club a Le Piagge in via Lombardia, una bella iniziativa del Comune di Firenze (nella persona di Alessandro Bellucci) e i ragazzi del Viper.
Si parte con Le Veglie di Neri lette e presentare da Massimo Grigò e accompagnate da castagne e vino novello fornito da Burde. (Per una rece dello spettacolo leggete qua).
Trattandosi di vino novello sapete bene che fino al 6 novembre non può essere commercializzato e infatti l’evento sarà del tutto gratuito. L’evento fa parte della rassegna dallo splendido titolo “TraLaPartitaELaCEna” che ogni domenica dalle 18:00 alle 20:00 presenta uno spettacolo teatrale per bimbi o per più grandi.
Durante tutta la manifestazione TraLaPartitaELaCEna continueremo la raccolta per l’associazione benefica Daniele Mariano “1€Per” di cui potete leggere i dettagli qui.
La collaborazione tra Burde e il Viper proseguirà il prossimo anno con l’innovativa iniziativa “Cantina Letteraria” ideata da Anna Meacci che prevede il giovedì sera una degustazione di vino da parte del sottoscritto e una lettura di un libro con inedito abbinamento vino-letteratura che spero vi sorprenda piacevolmente.
La “Cantina Letteraria” non è l’unica bella iniziativa che viene organizzata al Viper, ce ne sono tantissime altre (compresi concerti alternativi molto cool) e corsi per giovani (da DJ a Yoga, laboratori di narrativa e molto altro).
Per arrivare al Viper da Burde è facilissimo, basta proseguire diritto sulla pistoiese 150 metri, passare Scarpe e Scarpe e girare a sinistra seguendo le indicazioni per la Coop.
Comunque ecco la cartina:
cartina viper