Michele Contartese racconta il progetto di Castello di Meleto e soprattutto la meraviglia di trovarsi e girare tra i cru dell’azienda, tutti estremamente caratterizzati. Poggiarso è l’ultimo ad arrivare sul mercato e tra i vigneti è la più arida e la più fredda tra le tenute. Le pendenze sono alte e l’altitudine sfiora i 530 m slm. Il Sangiovese trova qui condizioni climatiche estreme, che determinano una scarsa produzione ma alta qualità dei vini e dei profumi grazie alle forti escursioni termiche tra giorno e notte, soprattutto in estate.
Il terreno è argilloso con grandi quantità di scheletro composto da alberese e galestro. La 2018 è ancora imberbe e giovanissima ma mostra bene come un vino figlio di questo territorio estremo riesca ad essere gentile e fascinoso con tanti rimandi floreali rossi e rosa , una polpa di ribes rosso e nero cui si aggiungono belle note di pesca gialla, arancio e melograno. Bocca ancora serrata ma dal tannino che conquista e si rivela anche già da ora utilissimo in tavola con piatti con importanti speziature.
Castello di Meleto è uno dei castelli più belli di tutta Italia dal fascino unico per risiedere in Chianti Classico e godersi la vita nei prossimi mesi ma anche una grande cantina: tutto questo oggi è Castello di Meleto ma le prime testimonianze su Meleto risalgono all’XI secolo, periodo in cui il Castello apparteneva ai monaci Benedettini della Badia a Coltibuono. Il nome “Meleto in Chianti” è citato per la prima volta nel 1256 nel Libro degli Estimi dei Guelfi fiorentini, come proprietà di una famiglia feudale locale. Grazie alla sua posizione, vicino al confine tra i territori delle Repubbliche di Firenze e di Siena, il castello divenne prima il principale baluardo fiorentino della zona ed in seguito una delle principali fortificazioni nel Terziere di Gaiole della Lega del Chianti. Ciò fece del castello un’ambita preda tra i due contendenti, anche se non subì mai gravi distruzioni. I terreni di Castello di Meleto si estendono intorno al borgo medievale per circa 1.000 ettari: di essi 125 sono dedicati alla coltivazione della vite. L’uva prevalente è il Sangiovese, destinata alla produzione del vino Chianti Classico DOCG. Fra le altre varietà, piantate negli anni ’80, troviamo Merlot, Cabernet, ma a partire dalla fine degli anni ’90 è stato avviato un processo di reimpianti mirato a valorizzare il patrimonio ampelografico tradizionale della Toscana, introducendo anche alcune varietà a bacca bianca come il Vermentino…