Un “esordio” particolare per un vino che tutti conosciamo ma che assume nuova veste e nuova tipologia pur rimanendo lo stesso. Con il nuovo regolamento sulle Riserve del Chianti Classico infatti non è più possibile far uscire vini “base” con invecchiamento e struttura da Riserva ed ecco che l’archetipo del Chianti Classico deve per forza porsi al vertice della piramide qualitativa della DOCG. E lo fa con slancio e vigore, ribadendo molti concetti cari a Marco Pallanti e soprattutto introducendo per la prima volta uve internazionali nel blend del “Classico”. Qui infatti oltre Malvasia Nera concorrono anche Cabernet Frane e Merlot insieme ad un 80% di Sangiovese a comporre un blend che suona comunque molto chiantigiano. Elegante, intenso e immediatamente riconoscibile come lui con solo una lieve nota di peperone molto bella e impreziosire la scena. Scena che è comunque saldamente in mano a Sangiovese con ciliegia, tabacco, alloro e mirto e note speziate arrotondate appena dal legno ben calibrato. Un vino che è ancora iconico anche se perde qualcosa in eleganza per acquisirlo in potenza e concentrazione.
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