Un pò di sorpresa in sala alla scopritura delle bottiglie dopo ben 8 assaggi serrati e non semplicissimi. Tutti sangiovese e cabernet tra le provincie di Siena e Firenze tra il 1999 e il 2007. Quasi umanime plebiscitario per il sontuoso Camartina 2004 di Querciabella che non può dirsi una sorpresa così come il Corbaia che pur nella dfficile annata 2003 sfodera un pezzetto di Berardenga che annulla la piacioneria del Cabernet per dare un vino di classe notevole e vivacità tutta toscana.
Ma Diadema (versione 2007, firmata da Stefano Chioccioli) che toglie il Tignanello 2004 dal podio obbiettivamente non ce l’aspettavamo! E invece il panel alla cieca da Burde (composto da sommelier, enologi, direttori commerciali, produttori e semplici appassionati) è rimasto colpito dall’immediatezza del Diadema (senza brillantini) e la sua forza. Tignanello forse in fase involuta e un pò in mezzo al guado, comunque notevolissimo ma privo di acuti memorabili. Magliano e Ferraiolo bei prodotti senza forzature, eleganti raffinati e molto adatti alla tavola.Inossidabile il Vigorello 2001, bel campione di sfumature boisèe e fruttate di bosco.
Serata in cui la classifica finale rispecchia quasi fedelmente la scala prezzo e che dimostra che in Toscana le aziende hanno ben chiaro il valore delle loro proposte enoiche. In apertura di serata due parola di introduzione ai vini e ovviamente ci soffermiamo su Diadema che viene costantemente snobbato dai consumatori “evoluti” del vino.
Vino più atipico e personale nettamente i Terricci con goudron già perfetto e sentori di humus e sottobosco completamente staccatti dal gusto più “normale” degi altri blend, scopriremo il perchè dalle parola di Giancarlo Guarnieri, proprietario dell’azienda Lanciola da Impruneta (FI).
Il pubblico è stato al gioco e si è messo alla prova, riconoscendo però pochi vini in totale, dimostrando la difficoltà in questi vini di far emergere il terroir di origine (se non per Corbaia e Terricci) ma anche la capacità, intatta, di interessare e colpire al gusto i consumatori, effetto che invece sembra essersi esaurito sui giornalisti.
Secondo noi molti di questi vini ed etichette non sono mai state così buoni nonostante si avverta che il miglior Sangiovese disponibile in azienda viene sempre più usato per i vini DOCG (Chianti Classico) che per questi vini. E di conseguenza il Cabernet li domina parecchio, se si esclude forse il Corbaia.
Vince alla fine, infatti, il vino con più Cabernet Sauvignon che aiuta in questi confronti a dare una impressione più ricca di sfumature ed equilibrata. Ma con in bocca il Sangiovese ad evitare noia e clichèe da vino bordolese.
Supertuscan qui per restare quindi?