L’abbandono della barrique segna un punto di svolta importante con un vino libero di esprimersi al suo meglio. L’alberello “impupato” può così sbizzarrirsi e mostrarsi il terroir in una sfolgorante immagine di eleganza e complessità sempre sussurrate, un naso di frutta fresca distinta e nitida, con un mirtillo che ti pare di toccarlo e una componente balsamico speziata di alto rango con incenso, mobile antico, ginepro e mirto. In bocca ha già molto equilibrio, non mostra mai i muscoli ma ti guida deciso verso un percorso a ritrovo nelle profondità della contrada Eloro, fino davvero forse alle radici del Nero d’Avola. E assaggiandolo, cominci a chiederti cos’è quell’altro vino che ti hanno propinanto fino adesso..
Ecco la doverosa introduzione da parte di Pierpaolo
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E la degustazione di questo sorprendente 2007:
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