L’organizzazione del primo WineCamp Italiano sul Vino e le nuove forme di comunicazione e marketing ha destato molta attenzione da parte di stampa e addetti ai lavori e ne siamo stati felici e orgogliosi ma l’ambientazione tra i banchi del mercato ha suscitato più critiche che approvazioni, e addirittura l’onore di un trafiletto di dileggio su La Nazione Firenze di ieri.
Ce ne dispiace perchè la collocazione di una tavola rotonda che discuteva di Mercato del futuro nel mezzo di un Mercato storico e signigificativo come quello fiorentino aveva proprio l’obiettivo di far riflettere su quanto in realtà non ci potrà essere un vero mercato del futuro se non partendo dal nostro passato e le nostre tradizioni. Allo stesso tempo il vecchio “mercato” deve rendersi conto che i tempi sono cambiati e occorre altra organizzazione e altro marketing per vincere sui nuovi scenari, e non solo del web. E’ il consumatore che è cambiato e se da un lato alcuni consumatori stanno sempre più sul web a selezionare gli acquisti, dall’altro molti di loro non vi stanno affatto. Portare il web con i suoi protagonisti dentro al mercato e i partecipanti con i loro computer sui tavoli tra i banchi ci era sembrato sì una provocazione ma anche un modo di comunicare che i tempi stanno cambiando e lo stanno facendo anche senza di noi. Ed era anche un modo che credevamo brillante e divertente per far sì che la montagna andasse da Maometto, per una volta.
Detto questo, un evento innovativo che nasce per la rete difficilmente può essere giudicato con i parametri di un evento classico e una conferenza tradizionale. Con la diretta video sul web cui tutti potevano accedere da ogni parte del mondo, con tutti i video degli interventi a disposizione su YouTube , tutte le diapositive proiettate già scaricabili dalla rete e decine di report della giornata già pronte a poche ore dalla manifestazione, c’era davvero bisogno che ci fossero sedie a sufficienza al mercato o il rischio che si potessero perdere alcune parole al sabato mattina?
Alla trippa e al lampredotto lasceremo l’ardua sentenza.