Ha ragione eccome Leonardo Romanelli a sottolineare nella sua introduzione al VI Palio dello Stufato alla Sangiovannese che un piatto del genere assume oggi un grande significato simbolico: piatto occidentale e tradizionale del Valdarno ma che non sarebbe possibile senza il contributo delle spezie orientali (cannella, vaniglia, pepe e altri misteriosi ed esotici ingredienti del “drogo” locale) così come il mondo di oggi necessita di unità e accordo tra le due facce dell’umanità di questo secondo millennio. Un’edizione storica anche perché quella vinta dopo due anni di ricerca da Vasco Guidotti è stata l’ultima del Palio così come si è sempre svolto ovvero con la sfida ai fornelli di cuochi locali. Dal prossimo anno spazio al resto d’Italia e del mondo con cuochi da tutto il belpaese ma non solo che saranno chiamati a San Giovanni a interpretare questa versione complessa e intricata (qui un po’ di storia e la ricetta) di stufato capace di esaltare la Chianina locale in una cottura a lei adattissima (quella lunga) e tutta una serie di sapori e consistenze particolari e variamente saccheggiate dalla moderna cucina.
Come sempre l’inizio in piazza davanti alla Basilica delle Grazie dove la Madonna durante la peste del 1478 dette il latte ad una anziana per nutrire un bimbo rimasto orfano:
Quindi il saluto del sindaco Maurizio Viligiardi:
e l’introduzione da parte di Leonardo Romanelli con le regole e le raccomandazioni:
Qui un video con i commenti a caldo della giuria dopo aver assaggiato i 6 piatti:
Il momento della proclamazione del vincitore Vasco Guidotti
E una intervista “a caldo” dove Vasco racconta di come ha costruito questa vittoria in due anni di esperimenti e raccolta paziente di consigli tra gli amici:
Spazio anche al vino e la birra con una votazione da parte del pubblico sul miglior vino locale per lo Stufato. In gara il Chianti di Cavriglia di Poggio al Chianti, floreale sapido e ferroso con un bel fruttato di amarena e lampone, bocca fresca e quasi da pino nero, discreta persistenza bel gioco di tannino, il Campolucci di Mannucci Droandi molto marcato dal legno con note piccanti di ginepro , alloro e salvia, bocca tostata decisa dalla esagerata persistenza e l’Orma del Diavolo di Tenuta San Jacopo, misurato e fruttato solare rosso e nero, tannino e menta, bocca agile e croccante discreta persistenza , frutto e ferro: secondo la giuria tecnica il miglior con lo stufato e in effetti vincitore lo scorso anno mentre stavolta il pubblico ha preferito il Campolucci, in effetti a livello di aromi e profumi deciso e intenso come lo stufato.
Un’edizione bella e combattuta con la migliore (a detta dei giudici storici della manifestazione) selezione di stufati mai assaggiati, perfetta per dare il testimone al Palio che verrà.