Non banale accettare di mettersi alla prova in tre annate considerate a ragione difficili e sofferte, a maggior ragione per una Riserva che deve dare prova di longevità e vigore. Ma se sei a Radda in Chianti e come Monteraponi hai a disposizione un vigneto di più di 40 anni in posizione molto particolare e un mosaico geologico unico, puoi anche provarci e i risultati sono sì diversi tra loro ma tutti apprezzabili e personali come si confa ad un grande terroir. Ecco Michele Braganti, proprietario e anima dell’azienda, che ci introduce la verticale e il vigneto:
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E di annata in annata le descrizioni (leggete anche il report di Davide Bonucci Enoclub Siena sulle singole annate):
Monteraponi Il Campitello Riserva 2008 Chianti Classico
Annata fresca e non ideale con le uve delle Vigne Alte (quelle del Baron’Ugo) che confluiscono in questa riserva donando note minerali molto più complesse e acidità notevole. Naso molto fruttato e intenso, maschile e di potenza con la finezza che per adesso emerge in bocca con un finale molto persistente che fa capire che il vino deve ancora distendersi per mostrare la sua stoffa.
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Monteraponi l Campitello Riserva 2005 Chianti Classico
Annata non banale da gestire con molta pioggia e maturazione imprevedibile e difatti è stato l’anno in cui coraggiosamente e onestamente a Monteraponi non è stato nè imbottigliato il Chianti Classico nè tantomeno il Baron’Ugo che sarebbe nato l’anno successivo: ecco quindi solo 1500 bottiglie di Riserva di alta qualità e sensazioni nebbioleggianti molto particolari con rosa e floreale in genere che domina il naso poi note di incenso, alloro, balsamico particolare. Bocca non molto ampia in cui l’annata minore si sente ma bevuto adesso con adeguato piatto è notevole e ancora molto croccante.
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Monteraponi l Campitello Riserva 2003 Chianti Classico
Annata della folgorazione e della scoperta questa e anche la prima in assoluto di uscita pubblica della Riserva e il ricordo di allora alla Leopolda si sposa benissimo con questa bottiglia ancora fresca vivace e con pochi tratti da annata torrida e complicata come il 2003. Il minerale tiene alta la bevibilità mentre la frutta bella matura appassiona e colora il palato. Bello il finale tra frutta rossa e liquirizia con mineralità sottesa ma sempre presente.
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Percorso affascinante e particolarmente esaustivo per capire una porzione di territorio raddese con la propria personalità e il proprio umore, ovviamente variabile con le annate come espressione ma sempre riconoscibile e capace di lasciare il segno nel palato di chi lo assaggia. A voi il compito di degustare e assaporare il 2004 e 2007, due espressioni più compiute e ricche ma in annate facili dove il vigneto è sì grande ma non dimostra fino in fondo la sua unicità che emerge con prepotenza in queste annate cosiddette minori.